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La finanziaria? È leggera ma non riesce a volare.

I leader delle associazioni e del Terzo settore danno i voti alla Legge che il governo si appresta a varare. Ecco, voce per voce, i provvedimenti che passano l’esame, quelli in attesa.

di Gabriella Meroni

T utto ciò che riguarda il Duemila di solito è roboante ed epocale, come si conviene al nuovo Millennio, ma un?eccezione c?è: la Finanziaria. Questa manovra 2000 è stata definita con aggettivi che tentano in tutti i modi di farci stare tranquilli: sarà una Finanziaria ?leggera? (solo 15 mila miliardi di raccolta), ?sociale? (con provvedimenti a favore delle famiglie e dei ceti meno abbienti), ?dolce? (con più sgravi che tasse) e ?di sinistra? (come l?ha definita Massimo D?Alema). Niente lacrime e niente sangue, dunque, per il capodanno del Millennio, almeno così promette il governo. Ma il Terzo settore che ne pensa? Che giudizio dà sulla Finanziaria del 2000? «Manca un?idea forte, globale» dice Luigi Bobba, presidente delle Acli. «In fondo le altre finanziarie erano state dominate dalla necessità di rispettare i vincoli europei per entrare nella moneta unica: l?euro era diventato un simbolo di rigore necessario. Questo governo con la sua vera prima Finanziaria sciolta da obblighi internazionali non ha trovato l?idea vincente, che ce la farà ricordare». Eppure non mancano gli aspetti positivi, come sottolinea Nuccio Iovene del Forum del Terzo settore. «È una manovra improntata sulla riduzione della pressione fiscale sui ceti medio-bassi, che oltretutto introduce o stabilizza una serie di misure per la tutela dei più indifesi, come le madri senza copertura previdenziale e le famiglie numerose». Tra gli altri provvedimenti che segnaliamo nella mini-guida di queste pagine (proprio alla vigilia dell?inizio del dibattito in commmissione Bilancio) la copertura della legge sull?associazionismo e quella (insufficiente) per il servizio civile, il fondo per la riforma dell?assistenza e gli sgravi per le famiglie con minori o disabili a carico. Almeno questi sono gli intendimenti annunciati dal governo. «Ma vigileremo, perché non ci siano brutte sorprese» promette Edoardo Patriarca, portavoce del Forum.

Maternità e famiglia
Saranno previsti assegni di maternità riservati alle madri che non hanno copertura previdenziale: si tratta di 200 mila lire al mese per un massimo di cinque mesi per ogni figlio nato dopo il 1° luglio 1999. Ne beneficeranno anche le extracomunitarie in regola e le madri adottive. Per aver diritto all?assegno occorre non superare il reddito di 50 milioni se la famiglia è composta di tre persone. Gli assegni per il nucleo famigliare (200 mila lire al mese) andranno a famiglie con almeno tre figli minori e un reddito non superiore a 36 milioni annui (per cinque componenti la famiglia).
Fondi previsti: 500 miliardi
di Luisa Santolini

(Forum Associaz. Familiari)
Abbiamo accolto con favore i provvedimenti legati a questa Finanziaria relativi agli assegni di maternità. Finalmente comincia a far breccia il concetto per noi fondamentale dei figli come ricchezza, come bene comune da sostenere con politiche pubbliche. Anche la recente legge sui congedi parentali mi sembra vada in questa direzione. Se dobbiamo però fare un appunto, è il seguente: si poteva fare di più per un numero maggiore di persone. Le soglie di reddito entro le quali si ha diritto agli assegni infatti mi sembrano molto basse, tali da escludere molte famiglie che comunque non navigano nell?oro anche se non rientrano nei canoni necessari . Ma non sarà che così si sono realizzati provvedimenti assistenzialistici e non di vero sostegno? Anche per quanto riguarda l?assegno al nucleo famigliare, ovviamente positivo, ci chiediamo: come mai si è voluto prevederlo solo dopo il terzo figlio, quando la stragrande maggioranza delle famiglie italiane si ferma a due o un figlio solo? Forse uno o due figli non costano? Mi sembra di sentirlo, il ministro Visco: «Di più non si poteva fare». Ne siamo proprio sicuri?

Sgravi per disabili
di Carlo Giacobini
(Uildm)

Stando alla delega prevista dalla legge 133/99 (derivata dalla Finanziaria dello scorso anno, e da cui discende l?impegno dell?esecutivo ad attuare gli sgravi fiscali), il governo potrebbe adottare diverse misure: potrebbe aumentare la percentuale (ora è al 19%) di detrazione di alcune spese già ammesse dal Testo unico dell?imposta sui redditi, oppure ?giocare? sugli scaglioni di reddito e sulle aliquote, prevedendo in entrambi i casi trattamenti di favore per quelle famiglie in cui sia presente un minore, un anziano o un disabile. Ancora: potrebbe ammettere alla detrazione o alla deduzione spese ora non previste. Ma quali? In sede di denuncia dei redditi è oggi possibile dedurre, cioè sottrarre dal reddito imponibile, le spese mediche o di assistenza specifica prestate a persone con handicap. Sulla definizione di ?assistenza specifica? vi è stato un ampio dibattito per il momento stabilizzatosi su una interpretazione restrittiva che esclude le prestazioni di assistenza domiciliare o accompagnamento che rimangono a carico del disabile o del suo nucleo famigliare.
Il dibattito ora è destinato a essere riaperto. Se veramente si intende compensare le spese sostenute dalle famiglie per assistere bambini, anziani o disabili non ci si potrà certo limitare alle spese di assistenza medica o paramedica né ci si dovrà esclusivamente rivolgere a chi ha i redditi più bassi. L?attesa è notevole.

Legge sull?assistenza

Sono in arrivo i finanziamenti per la legge-quadro di riforma dell?assistenza, ideata e voluta dal ministero della Solidarietà sociale. Un testo che arriverà all?esame del Parlamento alla fine dell?anno e che prevede un forte coinvolgimento del Terzo settore nelle politiche di assistenza ai cittadini. Nel finanziamento previsto dovrebbero
essere ricompresi anche i fondi necessari a far funzionare il reddito minimo di inserimento.
Fondi previsti: 1900 miliardi

di Giampaolo Gualaccini
(Compagnia delle Opere)

Il fondo in dotazione alla legge di riforma dell?assistenza mi sembra congruo, ma il problema è un altro e ben più grave: nel calendario dei lavori parlamentari la discussione di questa legge così importante è stata messa all?ordine del giorno dell?ultimo giorno utile di dicembre. Non mi sembra un buon segno, anzi la trovo una pessima indicazione della non volontà politica di approvare al più presto una riforma che già non sarebbe arrivata dov?è se non fosse per l?insistenza e la tenacia della ministra Livia Turco. E poi si sa, i fondi stanziati per una legge che ancora non c?è spariscono presto.
Questa è una riforma molto positiva e anche rivolulzionaria per certi aspetti, a patto che ne venga rispettata la natura e venga così sancito esplicitamente (e non implicitamente come nel testo attuale) il principio di sussidiarietà. Si dovrà quindi aggiungere un emendamento che preveda la partecipazione delle formazioni sociali alla programmazione e gestione delle attività di assistenza insieme agli enti locali. Sarebbe opportuno, poi, riconoscere con maggior forza il ruolo della famiglia come primo soggetto attivo nell?accoglienza del bisogno, e lasciare aperti degli spiragli a forme di assistenza che non sono ancora previste nel testo di legge, ma che potrebbero trovarsi a livello locale.

Legge associazionismo

Per questa legge, che dovrà dare riconoscimento giuridico alle associazioni di promozione sociale, dovrebbero finalmente arrivare i tanto attesi fondi, quantificati in 90 miliardi in tre anni. Sarebbe la conclusione di un cammino irto di difficoltà di tipo soprattutto economico: nel 1998 i 20 miliardi stanziati per il fondo di questa legge vennero dirottati ad altri scopi; in seguito il ministro Visco obiettò che i 50 miliardi richiesti per la copertura erano troppi.
Ora la Finanziaria dovrebbe metterci
una pezza.
di Edoardo Patriarca
(Forum del Terzo Settore)

Finalmente questa legge tanto attesa dovrebbe vedersi assegnati i fondi di cui ha bisogno per funzionare veramente. È uno dei cavalli di battaglia del Terzo settore, questa norma, che dovrà dare riconoscimento giuridico alle associazioni di promozione sociale e darà un volto alla famiglia più numerosa del non profit, che riunisce qualcosa come 100 mila associazioni: tutte quelle che non sono né di volontariato, né ong, né cooperative sociali, né associazioni sportive né partiti politici, sindacati o di categoria. Un mondo variegato che non è possibile lasciare senza identità. Per questo il fondo di 90 miliardi ci sembra congruo, ed è un segnale positivo se pensiamo che un anno fa proprio prima della finanziaria del 1999 il ministro Visco aveva bocciato la proposta di dotarla di 50 miliardi perché avrebbe compromesso il bilancio.
Ora pare che si sia giunti a un accordo, ma come sempre non bisogna firmare deleghe in bianco: noi del Forum del Terzo settore staremo bene attenti a che questo risultato non venga in qualche modo inficiato, magari in qualche collegato. L?impegno è stato comunque preso: prendiamo per buone le parole del governo, ma vigileremo affinché le promesse vengano mantenute.

Occupazione

Il fondo per l?occupazione potrà contare nel 2000 su 4300 miliardi con un aumento del 20 per cento rispetto a quest?anno. La ripartizione dei fondi dovrebbe seguire questo schema: 1600 miliardi per i lavori socialmente utili e 2700 miliardi per riduzione di orario, incentivazioni per l?ingresso al lavoro, formazione professionale.
Stanziamento totale previsto:
4300 miliardi

di Luigi Bobba
(Acli)

Sulle misure per l?occupazione innanzitutto accolgo con favore l?incremento del 20% del fondo a disposizione, un segnale che denota l?attenzione del governo verso questo settore veramente cruciale per il futuro dell?Italia. Avrei però due rilievi da fare. Il primo: avevamo chiesto che fosse possibile detrarre le spese per la formazione professionale permanente, cioè per quei lavoratori che desiderano riqualificarsi e non sono impiegati in aziende che fanno formazione (il 60% di tutti i lavoratori). Sarebbe utile che lo Stato desse loro un messaggio positivo che incentivasse la qualificazione: come lo Stato ha dato agevolazioni per comprarsi la macchina nuova o per ristrutturare la casa, potrebbe fare qualcosa di analogo anche in questo campo altrettanto essenziale.
Secondo rilievo: mi pare che culturalmente non ci siamo, basta guardare all?Irap. Un?imposta che favorisce le rendite finanziarie, i grandi gruppi, le banche, i cacciatori di profitti e che, una volta di più, penalizza il lavoro. È esattamente il contrario di ciò che ormai da due anni chiediamo: favorire chi crea lavoro attraverso agevolazioni fiscali, e tassare i redditi finanziari. È su questa battaglia culturale che il governo pare ancora sordo e lontano, e se non cambia radicalmente l?ottica del suo intervento, le buone intenzioni e le misure ragionevoli non sono altro che pannicelli caldi su una ferita grave.

Riforma della leva

di Massimo Paolicelli
(Ass. Obiettori Nonviolenti)

Questo fondo è assolutamente insufficiente a far funzionare il servizio civile nel 2000. È un provvedimento che rappresenta la logica conseguenza della scelta disastrosa operata da questo governo di andare verso un esercito di professionisti senza aver fatto un ragionamento sul valore del servizio civile. Se infatti avremo solo dei professionisti nelle forze armate il servizio civile così come è oggi perderà di senso, e senza una legge ad hoc sul servizio civile volontario l?Italia perderà questo contributo fondamentale di pubblica utilità. Ma la cosa grave è che si vuole minare il servizio civile già da oggi, sconfessandone il ruolo se non a parole (perché a parole lo vogliono tutti), sicuramente nei fatti. E veniamo ai 120 miliardi. È lo stesso stanziamento della Finanziaria dell?anno scorso, il che è assolutamente pazzesco perché quest?anno il fondo non è stato sufficiente e il governo è stato costretto a emanare un decreto per reperire altri 51 miliardi, pena un congedo di massa. Ora, alla fine del 1999 si prevede che le domande di servizio civile arriveranno a 100 mila: come si prevede di impiegare tutti questi obiettori con la stessa somma che già non è bastata per gli ??arruolati? del 1998? Le nostre previsioni parlano di 50 mila, forse 70 mila giovani inoccupati che non faranno il militare né contribuiranno alla civiltà del nostro Paese con il servizio alternativo. Questa manovra è una tentata soppressione del servizio civile a favore di un esercito di professionisti che, tra l?altro, ancora non c?è.

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