Volontariato
Cari Fini e Caselli siete vecchi.
Fini, è favorevole al ricovero coatto dei tossicodipendenti, e Giancarlo Caselli alla sperimentazione di eroina controllata.
di Redazione
Le recenti dichiarazioni dell?onorevole Gianfranco , e di Giancarlo Caselli, sostenitore della sperimentazione di eroina controllata, sono gli ultimi fuochi del dibattito sulla droga che da anni si ripete sui mezzi d informazione e nelle aule parlamentari. Comprendo che alcuni drammatici fatti di cronaca abbiano suscitato rabbia e sgomento tra i cittadini, ma ho l?impressione che certe opinioni si siano ormai cristallizzate e partano da presupposti superati. Rispetto agli anni passati oggi lo scenario della tossicodipendenza è divenuto più complesso con la crescente diffusione delle droghe sintetiche, i numerosi casi di patologie psichiatriche correlate, la maggiore facilità di accesso a percorsi devianti. Che senso ha, allora, proporre un duro provvedimento legislativo o forme di legalizzazione, se non per cavalcare l?onda di una emotività collettiva?
Mi spiace, è un atteggiamento che non mi sento di condividere perché significherebbe affrontare la questione con superficialità e disconoscere l?impegno trentennale di comunità terapeutiche, centri di ascolto, forze di polizia, servizi sociosanitari pubblici, progetti di prevenzione e campagne informative che hanno aiutato migliaia di giovani a uscire dalla droga ed evitato a un numero elevatissimo di ragazzi di caderci. Sono convinta che senza l?impegno di operatori, educatori, psicologi, assistenti sociali e volontari il problema oggi avrebbe entità ancora più gravi. Se forse oggi si può fare un appunto è sulla scarsa collaborazione tra i servizi per offrire insieme un?articolata gamma di risposte. Quante volte abbiamo constatato resistenze e chiusure che hanno impedito la soluzione di una caso, e quanta esultanza c?è stata quando abbiamo stretto accordi che hanno permesso di aprire nuove strutture gestite da équipe integrate? Credo che questa sia la strada da percorrere: una strada complessa, irta di ostacoli, che richiede impegno e tenacia per snellire, ad esempio, le procedure burocratiche, rendere più fluida la collaborazione con gli istituti di pena, aumentare la professionalità degli operatori, confrontarsi su metodi e progetti. Se questo processo venisse sostenuto e stimolato con maggiore convinzione certamente si creerebbe un?alleanza educativa in grado di coinvolgere anche la famiglia e la scuola, in modo che ciascuno offra il suo contributo e aggiunga tassello a tassello, fino a proporre iniziative e interventi dove prevalgano i valori dell?ascolto e dell?accoglienza. Non dimentichiamo, infatti, che nelle situazioni di disagio sociale e quindi nella tossicodipendenza il maggior nemico è la solitudine, è il sentirsi inascoltati, incompresi, ininfluenti, inoccupati: inutili. È quello che spesso i ragazzi ci gridano con il loro silenzio, con la loro indifferenza. Sta a noi costruire antenne sensibili e stimolare la loro vitalità.
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