Welfare

Dalla tossicodipendenza all’avvio di un forno in Burkina Faso

La Comunità di San Patrignano si aggiunge al partenariato già attivo tra Movimento Shalom, Unicoop Firenze e Fondazione il Cuore si Scioglie, per formare giovani burkinabé alla panificazione e avviare un'attività produttiva a Fada, un centro rurale del Paese africano. "Puntiamo a realizzare un prodotto a bassissimo costo con materie prime locali, riproducibile in un secondo momento anche nel mercato italiano", spiega il referente Fabio Grassi

di Daniele Biella

Il recupero dalla tossicodipendenza può passare anche tramite l’avvio di un forno per panificazione in Burkina Faso. Accade, per la prima volta, a una manciata di giovani tuttora in percorso nella Comunità di San Patrignano: “se l’esperienza andrà a buon fine, sarà solo l’inizio di una progettazione più ampia”, spiega Fabio Grassi, referente del forno di San Patrignano e coordinatore del nuovo progetto in terra d’Africa, che punta sullo sviluppo decentrato come motore di miglioramento socio-lavorativo.

“Da tempo Unicoop Firenze e Movimento Shalom intervengono in Burkina Faso attraverso la realizzazione di forni messi poi a disposizione delle comunità locali, soprattutto nelle zone più povere e lontane dai grandi centri”, specifica Grassi, “questa volta ci hanno chiesto di essere partner per la formazione e l’avvio delle attività: la prima settimana di maggio arriveranno a San Patrignano due giovani burkinabé che per un mese e mezzo si fermeranno da noi imparando il mestiere del fornaio nella nostra unità produttiva – che ogni giorno produce pane e derivati per i 1500 ospiti della comunità, più commesse esterne – poi a ottobre sarà la volta di quattro ragazzi in percorso di recupero, che accompagnerò direttamente a Fada, località del Burkina in cui verrà realizzato il forno”.


L’idea non è affatto balzana: “Una volta implementate le attività in loco, puntiamo a realizzare uno specifico prodotto a costo più basso possibile, avvalendoci della farina di quella zona del Burkina Faso, per poi venderlo sia lì che, attraverso l’importazione delle materie prime, anche in Italia. Pensiamo a un tipo di grissino, o una focaccia, vedremo”, anticipa Grassi. Un prodotto che porterà l’attenzione sul progetto e soprattutto sulla difficile realtà africana.

L’obiettivo è che ogni persona coinvolta nel progetto ne tragga giovamento”, conclude il referente di San Patrignano, “i giovani in uscita dalla tossicodipendenza si renderanno conto di cosa succede nel mondo senza dare giudizi e impareranno a mettere a disposizione competenze gratuite per chi è meno fortunato, mentre le persone burkinabé coinvolte apprenderanno un lavoro utile per il sostentamento di se stessi e la propria comunità”.

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