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Legislazione: via libera al ddl sulle imprese sociali

Ieri al Consiglio dei ministri l'ok al testo di Maroni che traccia l'identikit delle imprese sociali

di Redazione

Nuova normativa in arrivo per le imprese con finalità di carattere sociale. Il provvedimento che definisce con chiarezza le imprese del non profit è stato annunciato dal ministro del Welfare Roberto Maroni affermando che il disegno di legge sostenuto dal mondo non profit e stata accolta anche dal mondo del ”for profit”. ”E’ un provvedimento molto importante – ha detto – nella regolamentazione dell’attività delle associazioni non profit perché per la prima volta stabilisce che un’impresa con carattere di impresa viene riconosciuta come ‘impresa sociale’ perché svolge un’attività di rilevante carattere sociale”. La proposta prevede il divieto di redistribuire utili e l’obbligo di reinvestire gli incrementi di carattere patrimoniale nello sviluppo dell’attività istituzionale. E’ previsto anche il divieto per le imprese private con finalità di lucro di detenere il controllo delle imprese sociali. Si prevede anche che l’impresa sociale abbia meccanismi di partecipazione dei dipendenti ma anche di chi fruisce di questi servizi, i ‘clienti’ di questa attività sociale. Con l’approvazione del disegno di legge delega sull’impresa sociale ”compiamo un passo in avanti significativo nel rinnovamento del Terzo settore e si delinea così una nuova forma di no profit”. Lo ha affermato il sottosegretario al Welfare Grazia Sestini. Una nuova forma di non profit, ha spiegato, ”in grado non solo di gestire servizi, ma anche di offrire e creare posti di lavoro, secondo le articolazioni societarie proprie delle imprese. Accanto alle onlus, alle fondazioni e alle cooperative sociali, abbiamo individuato una nuova forma di struttura di impresa e ci siamo messi in linea con la realtà europea. Si è volutamente deciso di non affrontare nel ddl – ha inoltre precisato il sottosegretario – le questioni fiscali, demandandole a specifici provvedimenti da inserire nelle leggi fiscali”. Quello approvato, ha concluso Sestini, ”non è comunque un testo blindato: e’ nostra intenzione proseguire il confronto con le rappresentanze del Terzo settore, in Parlamento prima e poi al momento della redazione dei decreti legislativi”.


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