Non profit

L’officina delle biciclette dove si “ripara” anche la vita

Due persone senza dimora, ospiti di un asilo notturno di Arcisolidarietà a Rovigo, hanno preso in mano la gestione de “La formichina”, una ciclofficina chiusa da poco e sostenuta anche dal Csv. Con diversi progetti di rilancio per rimettersi in carreggiata

di Francesco Casoni

È un “senzatetto” venuto dal Venezuela l’uomo che farà rinascere “La formichina”, la piccola ciclofficina nata a Rovigo per dare un’opportunità a persone rimaste senza casa e lavoro. L’aveva aperta nel 2011 Arcisolidarietà, prima associazione di volontariato ad aprire un asilo notturno – “Arcobaleno” – e poi diverse strutture di accoglienza residenziali per persone rimaste senza casa nel capoluogo veneto. Sostenuta inizialmente dal Centro di servizio per il volontariato di Rovigo e promossa in collaborazione con la sezione locale della Federazione italiana amici della bicicletta, ha funzionato per ben sette anni, con due volontari di Arcisolidarietà impegnati quasi quotidianamente nell’insegnare agli ospiti come si riparano e rimettono a nuovo le biciclette.

Poi, poche settimane fa, il triste annuncio: la ciclofficina chiude i battenti. «Il ragazzo del Burkina Faso, che avevamo inserito nel progetto in questi anni, è tornato nel suo Paese», racconta la presidente, Donata Tamburin. «Così abbiamo deciso di smantellare tutto e svuotare il negozio». Ma poi, a sorpresa, è arrivato Domingo. È stato lui, ospite dell’asilo notturno, a proporsi con entusiasmo e insistenza per riprendere in mano “La Formichina”, vedendo in questo progetto una possibilità di riprendere in mano anche la propria vita.

La figura di Domingo mette in difficoltà nell’usare la parola “senzatetto”, che nell’immaginario comune fa pensare a clochard abbandonati su strade e panchine al freddo. Lui, 52 anni, nato in Venezuela da una famiglia di origini italiane, di questo stereotipo non ha nulla: è uno di quelli che, certo, hanno perso la casa e il lavoro, ma sicuramente non la voglia di rimboccarsi le maniche. Come molti, è semplicemente in cerca di una buona opportunità di mostrare quanto vale. «Nel mio Paese avevo un’azienda di costruzioni, che ho dovuto chiudere a causa della situazione economica e in particolare del costo delle materie prime, che è diventato insostenibile», racconta Domingo, che nel marzo scorso ha lasciato il Venezuela e scelto l’Italia per rifarsi una vita: nel nostro Paese, infatti, è nato suo padre. Domingo, di conseguenza, ha la cittadinanza italiana.

«Sono arrivato prima a Bari, città di cui è originaria la mia famiglia, poi ho avuto una proposta di lavoro in prova in una fonderia qui a Rovigo per un breve periodo, ma purtroppo l’azienda non ha potuto assumermi», continua. Trovandosi senza un tetto sotto cui dormire, Domingo ha trovato accoglienza all’asilo notturno “Arcobaleno”. Qui ha scoperto il progetto della vicina ciclofficina solidale, diventandone presto appassionato. Con le bici, racconta, ha già un po’ di dimestichezza; è stato suo nonno, fin da quando lui era ragazzino, a insegnargli come si smontano e rimontano e come si fanno le normali riparazioni. Ora lui proverà a fare di questa passione casalinga uno strumento per costruirsi un futuro in Italia. «Spero che questa opportunità che mi è stata data mi consenta di portare qua anche mia moglie e mio figlio di sedici anni».



Al suo fianco c’è Roberto, un altro ospite temporaneo dell’associazione. Non ha macinato le stesse distanze di Domingo: viene dal Piemonte e vive a Rovigo da molto tempo. Ma a 47 anni è rimasto senza lavoro e sperimenta le difficoltà della fascia d’età più penalizzata nella ricerca di un’occupazione. «Ho sempre lavorato come cameriere e come maitre d’hotel, perciò continuo a cercare in questo ambito o nelle fabbriche dei dintorni. Ma la mia è un’età in cui non si è né giovani, né vecchi e le offerte di lavoro scarseggiano», racconta. «Intanto, però, darò una mano a Domingo nella ciclofficina, perché è una persona favolosa ed è nata un’amicizia. E anche perché così posso impiegare bene le lunghe giornate, rimanere a contatto con altre persone, magari trovare nuove opportunità».

Inizieranno come volontari, Domingo e Roberto. L’associazione sosterrà la nuova partenza del progetto, cercando poi di aiutarli a farlo diventare un vero lavoro. «Per un po’ sosterremo noi le prime spese, ad esempio, per le utenze, e poi vedremo», spiega ancora Tamburin. «Se a loro piacerà e se ingranano, poi se ne occuperanno da soli. A noi certamente fa piacere come associazione avere creato un’occasione di lavoro, di futuro per qualcuno».

La ciclofficina sarà aperta tutti i giorni, dal lunedì al sabato, e offrirà un servizio di riparazione delle bici, proponendosi nel tempo di mettere a disposizione sempre nuovi servizi. Inoltre, come in passato, recupererà e riparerà vecchie biciclette che potranno essere acquistate ad un prezzo accessibile. Ma nella testa di Domingo ci sono anche altre idee, ad esempio la possibilità di riparazioni a domicilio.

C’è indubbiamente un risvolto simbolico, in questo progetto per molti versi fuori dai classici schemi della solidarietà. È un luogo in cui si riparano bici, ma è anche un laboratorio in cui si tentano di riparare esistenze, rimaste in panne per un piccolo incidente, che attendono solo un bravo meccanico per poter riprendere a viaggiare.

– La ciclofficina "La formichina di Rovigo" ha sede in Via Felice Cavallotti, 28. Aperta tutti i martedì dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00; lunedì e sabato delle 9.00 alle 12.00; mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16.00 alle 19.00. Per informazioni telefonare al numero: 351.5323401

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