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Vaticano: non è etico generare tasse attraverso l’azzardo

«La legalizzazione del gioco d’azzardo, anche quando motivata dal desiderio di sottrarlo alla gestione criminale, aumenta in modo esponenziale il numero dei giocatori compulsivi; inoltre, la sua tassazione da parte dello stato, deve essere considerata incompatibile da un punto di vista etico e contraddittoria in termini di prevenzione». Lo spiega il dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale

di Marco Dotti

Mentre fra gli emendamenti alla manovra in Parlamento spunta persino una “lotteria della solidarietà”, attestazione forse beffarda dell’azzardo morale, in Vaticano, presso l'Aula Nuova del Sinodo, si apre domani il convegno "“Droghe e dipendenze, un ostacolo allo sviluppo umano integrale”.

Promosso dal dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale, il Convegno vedrà la partecipazione di delegati da sessantatre diversi Paesi e avrà una sessione speficificamente dedicata all'azzardo.

Tutto nasce, racconta monsignor Segundo Tejado, sottosegreatrio del Dicastero, «da una richiesta di Papa Francesco. Quando il Papa è venuto a visitare il dicastero, gli ho chiesto esplicitamente cosa si aspettasse da noi. Ha detto che dovevamo puntare molto sulla parola "integrare’”».


Proprio sugli effetti disgregativi dell'azzardo di massa liberalizzato e legalizzato si concentra la «nota concettuale» del convegno diffusa ieri.

«La dipendenza da internet, dalla pornografia e dal sesso, così come il gioco d’azzardo», leggiamo, »sono da tempo un flagello dilagante che diversifica ulteriormente le dipendenze. La legalizzazione del gioco d’azzardo, anche quando motivata dal desiderio di sottrarlo alla gestione criminale, aumenta in modo esponenziale il numero dei giocatori compulsivi; inoltre, la sua tassazione da parte dello stato, deve essere considerata incompatibile da un punto di vista etico e contraddittoria in termini di prevenzione», si spiega nella Nota.

Con una progressione geometrica, «mentre il panorama delle dipendenze si amplia, l’indifferenza e, al tempo stesso», prosegue il Dicastero, «la complicità indiretta a questo fenomeno, contribuiscono a deviare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei governi al problema, spesso rivolta ad altre emergenze. Di fronte a eventi eccezionali, prevalgono soluzioni di emergenza piuttosto che una cultura della prevenzione capace di avere obiettivi, mezzi e risorse per garantire coerenza e stabilità nell’affrontare tali problemi».

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