Famiglia

Qui Timor, ecco l’inferno.

"Le milizie cacciate dall'Onu si sono spostate a Ovest. E qui ci sono 200 mila profughi terrorizzati che temono vendette."

di Redazione

A lberto Capannini e Andrea Pagliarani sono due volontari di Operazione Colomba, il corpo di pace legato all’associazione Papa Giovanni XXIII di don Benzi. Dal 18 settembre sono in Indonesia con l’obiettore in servizio Daniele Aronne su richiesta di monsignor Belo, premio Nobel per la pace e vescovo di Timor Est, per condividere la vita con la popolazione e possibilmente riaccompagnare i profughi nelle loro case. Prima di loro l’unica presenza italiana a Timor era stata quella dell’ong Cesvi, ora costretta a riparare a Darwin in Australia. Questo è il diario che Alberto e Andrea ci hanno inviato: Giovedì 23 settembre: Ci troviamo a Giakarta, la capitale dell’Indonesia. Qui il governo voleva approvare la legge marziale per avere maggior controllo sulla popolazione, ma gli studenti si sono opposti e minacciano manifestazioni di piazza. Già da due giorni si trovano asserragliati dentro l’università e l’esercito impedisce loro di uscire. Sono senza acqua né cibo. Siamo andati a trovarli: nonostante le difficoltà, nei loro occhi si legge molta determinazione. «Non vogliamo che l’esercito opprima la nostra vita. Vogliamo la libertà», dicono. Venerdì 24 settembre: È una giornata drammatica per Giakarta. Gli studenti sono scesi in piazza a manifestare, ma i soldati hanno sparato uccidendo tre ragazzi. Noi eravamo lì e sentivamo i colpi di fucile sulle nostre teste. Non sappiamo cos’altro fare se non condividere con queste persone la difficile situazione in cui si trovano. Non abbiamo molta libertà di movimento perché siamo qui come turisti, in questo Paese non sono previste presenze di pace riconosciute. Ma a noi basta far sapere cosa sta succedendo. Domani andremo a Timor Ovest, vogliamo incontrare i profughi e capire se sarà possibile riaccompagnarli nelle loro case. Lunedì 27 settembre: Da due giorni siamo a Kupang, la capitale di Timor Ovest. Siamo ospiti dell’arcivescovo Turang, ma purtroppo non possiamo quasi uscire di casa perché gli occidentali non sono ben visti. Abbiamo saputo via telefono dal’Italia dell’omicidio di suor Erminia Cazzaniga e ne abbiamo dato notizia a monsignor Turang. Il terrore si è spostato qui, perché stanno arrivando da Timor Est le milizie indonesiane e i paramilitari cacciati dalle forze Onu. Sono arrivati anche i profughi, oltre 200 mila, che sono terrorizzati: stamattina siamo andati (con una macchina con i vetri scuri…) a visitare cinque campi di raccolta, e non dimenticheremo mai quello che abbiamo visto: intere famiglie che ci prendevano le mani supplicandoci di portarli con loro, dovunque, ma lontano da lì. Rimanendo concentrati in un unico luogo temono le vendette delle milizie, che il governo indonesiano non ostacola. Martedì 28 settembre: Oggi è arrivata la notizia che temevamo: nella notte i miliziani si sono introdotti in uno dei campi profughi che abbiamo visitato ieri e hanno portato via alcuni uomini che secondo loro avevano organizzato il referendum a Timor Est. Di questi uomini non si sa più nulla: è probabile che siano stati giustiziati. Nonostante i rischi, monsignor Turang ha cominciato a rimandare preti e suore a Timor Est con gli aerei militari che riportano a Kupang le truppe indonesiane evacuate. Nei prossimi giorni anche noi saliremo su uno di quegli aerei per Dili. Siamo ben decisi a proseguire il nostro viaggio, perché sappiamo che condividere le sofferenze della gente, testimoniare le violazioni dei diritti umani e far sapere in Occidente quello che accade a Timor è il solo modo che abbiamo di servire la pace.


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