Cultura

Un Pulitzer che racconta i migranti

Il New York Times e l’agenzia di stampa Reuters hanno vinto il Premio Pulitzer per la sezione fotografia - breaking news. Tutti gli scatti dei fotografi raccontano la crisi dei rifugiati in Europa

di Anna Spena

C’è un filo conduttore che caratterizza e lega gli scatti dei fotografi vincitori del Premio Pulitzer (sezione fotografia) 2016, il riconoscimento più prestigioso al mondo del giornalismo americano. Il premio, istituito da Joseph Pulitzer nel 1917, viene annunciato ogni anno da una giuria di 19 esperti presso la Columbia University a New York. A vincere l’edizione 2016 per la categoria Breaking news sono stati l’agenzia di stampa britannica Reuters e il quotidiano statunitense The New York Times grazie ai servizi fotografici realizzati per denunciare e raccontare la crisi dei migranti che arrivano in Europa dal Medio Oriente.

«Con le nostre immagini diamo voce a persone sfortunate che devono essere ascoltate», ad affermarlo è Yannis Behrakis, tra i vincitori, nato ad Atene nel 1960, a capo del servizio fotografico per la Grecia e Cipro e nominato miglior fotografo di agenzia dell'anno 2015 dal Guardian. Ancora prima di ottenere questo riconsocimento internazionale, Behrakis ha così commentato, in un’intervista rilasciata al Guardian, la sua esperienza in Grecia: «Voglio esprimere la mia gratitudine a tutti i volontari greci e stranieri che hanno offerto il loro aiuto nelle isole e nel confine settentrionale della nazione. È stata la dimostrazione che l'umanità è viva!»


Michele McNally, invece, assistente caporedattore e direttore della fotografia del New York Times, ha detto che il premio è stato una riaffermazione dell'impegno del giornale attravreso il mondo della fotografia. Particorlarmente efficace per raccontare le storie internazionali, complicate e rapido movimento. «Sono stata un editor di foto per molto tempo, e questa storia è importante per me, perché colpisce il mondo intero: l'America, l'Europa e il Medio Oriente».

A vincere per la prima volta il prestigioso riconoscimento fu Herbert Bayard Swope che sulle pagine del New York World raccontò la Prima Guerra mondiale dopo aver trascorso quattro mesi in Germania agli inizi del 1914.

Foto di Yannis Behrakis

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