Non profit

Osservatorio sul gioco: necessario non vi siano conflitti di interessi

Condizione preliminare affinché un organismo istituzionale possa funzionare correttamente e in piena trasparenza è l'assenza di qualsiasi conflitto di interessi, potenziale o attuale, dei suoi membri. Soprattutto quando, come accade per l'Osservatorio sul gioco d'azzardo istituito presso il Ministero della Salute, questi membri vengono chiamati a decidere sulla destinazione di svariate decine di milioni di euro.

di Marco Dotti

Prima domanda: cosa?

L'Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d'azzardo e della dipendenza grave è un organismo istituzionale previsto dalla Legge di Stabilità 2015 e istituito nel giugno scorso, presso il Ministero della Salute, con decreto firmato dai ministri Lorenzin (Salute) e Padoan (Economia e Finanze). L'articolo. 1, comma 133 della legge n. 190 del 23 dicembre 2014 stabiliva che "nell'ambito delle risorse destinate al finanziamento del Servizio sanitario nazionale (…) a decorrere dall'anno 2015, una quota pari a 50 milioni di euro è annualmente destinata alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione delle patologie connesse alla dipendenza da gioco d'azzardo come definita dall'Organizzazione mondiale della sanità".

Intermezzo. Il famoso software, se c'è, dov'è?

La stessa norma stabiliva poi che "una quota delle risorse di cui al primo periodo, nel limite di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, è destinata alla sperimentazione di modalità di controllo dei soggetti a rischio di patologia, mediante l'adozione di software [tema, quello del fantomatico software, sul quale già ci siamo e non senza polemiche soffermati, ndr]che consentano al giocatore di monitorare il proprio comportamento generando conseguentemente appositi messaggi di allerta".

A oggi, del software si sono perse le tracce. Resta da capire dove siano andati a nascondersi i 3milioni di euro previsti per il triennio 2015-2016-2017 per questo software di cui nessuno ha mai visto il progetto.

Seconda domanda: chi?

Per quanto riguarda la composizione dell'Osservatorio, la legge di Stabilità del 2015 prevedeva "la presenza di esperti in materia, di rappresentanti delle regioni e degli enti locali, nonché delle associazioni operanti nel settore, (…) senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica". Ciò detto, a quanto ci risulta, in sede di prima riunione si sarebbe discusso di destinare il 2% dei 50milioni di euro all'Osservatorio per "studi, analisi, procedure, produzione di linee guida, ricerca, orientamento", il che equivarrebbe a un maggior onere per la finanza pubblica, quindi…

Nell'Osservatorio, riunitosi in prima convocazione una settimana fa, siedono dunque tre ordini di "esperti in materia": funzionari dei ministeri della Salute e dell'Economia, rappresentanti degli enti locali, professionisti "di comprovata esperienza" e soggetti indicati da un pugno di associazioni, a loro volta individuate – con quale criterio non lo sappiamo – dal decreto istitutivo dell'Osservatorio.

L'Osservatorio risulta così composto: 3 rappresentanti del Ministero della Salute tra i quali il Direttore generale direzione della prevenzione sanitaria con funzioni di presidente; 3 rappresentanti del Ministero dell’Economia, 1 rappresentante del Ministero dell’Istruzione dell’Università, 1 rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della gioventù, un rappresentante dell’Istituto Superiore di Sanità, 1 rappresentante (Luca Vecchi) dell’Associazione nazionale dei comuni.

A questi si aggiungono 3 rappresentanti (Arcangelo Alfano, Mila Ferri e Gianni Giuli ) designati dalla conferenza delle regioni e delle province autonome. Dal lato "laico-associativo" ne fanno parte 1 rappresentante designato da ognuna di queste associazioni: AGE (Fabrizio Azzolini), MOIGE (Antonio Affinita), SiCD(Onofrio Casciani). FICT (Paolo Merello), CODACONS (Pietro Valentini), FEDERSED Pietro Fausto D'Egidio), ALEA (Maurizio Fiasco), CNCA (Matteo Iori). A questi, si aggiungono Marco Polizzi e Patrizia Saraceno, in qualità di esperti indicati dal Ministero della Salute.

Terza, spinosa, domanda: come?

Condizione preliminare per sedere nell'Osservatorio è (o dovrebbe essere) l'assenza di conflitto di interessi. Se questa condizione risulta pacifica per i dirigenti cooptati, meno lo è per i membri "laici". I componenti dell'Osservatorio, in quanto organismo istituzionale, non possono intrattenere rapporti con enti o imprese che hanno contratti economici o commerciali in materie di pertinenza di un organismo che ha una funzione pubblica. I conflitti di interessi vengono solitamente divisi in tre categorie: attuali (o in corso); potenziali e apparenti, che producono comunque danni minando la credibilità delle istituzioni.

Conflitto di interessi: Fattispecie configurabile in tutti i casi in cui un soggetto investito della capacità di svolgere una attività amministrativa funzionalizzata sia anche portatore di un interesse privato correlato con quella attività.

Lessico del XXI Secolo – Treccani

Ancor più delicata la questione del conflitto di interessi lo è diventata dopo che ai componenti dell'Osservatorio è stato chiesto di decidere sulla destinazione del 50milioni di euro previsti per la lotta contro le dipendenze da azzardo nel 2016. Mentre degli altri 50milioni previsti nel 2015 si sono perse le tracce, e già si discute sul da farsi per quelli dell'anno in corso (forse andrebbero semplicemente attribuiti alle ASL per i programmi di assistenza e cura alle persone in condizioni di dipendenza da gioco d'azzardo, senza disperderli nei corridoi barocchi della "prevenzione" o, peggio, delle convenzioni…) la domanda cruciale e preliminare non è stata posta:

coloro che siedono al tavolo di questo Osservatorio che, per autofinanziarsi, vorrebbe divorare 2,5milioni dei 50milioni di euro previsti per la lotta contro l'azzardo, hanno un conflitto di interesse attuale, potenziale o anche solo apparente?

La questione non è stata posta, ci risulta, nella seduta del 13 aprile scorso. O meglio, ai partecipanti si è chiesto di acquisire una dichiarazione di assenza di conflitto di interessi da parte dei componenti, ma unicamente per quanto riguarda "rapporti di tipo commerciale o di finanziamento con imprese partner contrattuali del Servizio Sanitario Nazionale", in sostanza: imprese farmaceutiche. Nessuno si è premurato di accertare e chiedere dichiarazioni in merito alla presenza o meno di conflitti di interesse fra membri dell'Osservatorio e – ci si passi il termien – partner contrattuali dello Stato e dei suoi Monopoli.

Per garantire la massima trasparenza e correttezza nelle attività dell'Osservatorio, bisognerebbe accertare la piena indipendenza di ogni suo componente "laico" da qualsiasi condizionamento o conflitto d’interessi con l’oggetto specifico dell’Osservatorio, vale a dire il contrasto al gioco d’azzardo patologico.

Ci sono soggetti che siedono nell'Osservatorio e intrattengono rapporti commerciali diretti o indirett o di finanziamento con imprese concessionarie o gestori del comparto dell'azzardo legale?

Ancora: ci sono soggetti che siedono nell'Osservatorio e, pur non intrattenendo rapporti con concessionari o gestori o gestori del comparto dell'azzardo legale, sono chiamati a decidere sulla destinazione di risorse pubbliche nel contrasto all'azzardo ma si ritrovano nel duplice ruolo di arbitri e giocatori? Tra leo proposte arrivate sul tavolo dell'Osservatorio c'è quella di destinare il 30% dei 50milioni a non meglio specificate attività di contrasto, prevenzione, educazione nelle scuole. A chi andrebbero e con che criteri quei soldi è un'altra domanda. Come una matrioska o un sistema di scatole cinesi, ogni domanda apre altre domande. E forse siamo solo all'inizio.

Immagine in copertina: Agosto 2003: un tassista gioca al Super Enalotto (Photo: Franco Origlia/Getty Images)

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.