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#apriteleporte: a Pistoia 45 migranti sono stati invitati a cena dalle famiglie
Una proposta della Cooperativa Gruppo Incontro che gestisce diversi centri Cas della città. «Un'esperienza di vera integrazione», ha sottolineato la referente del progetto, Donata Carradori
di Redazione
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Il cibo ha fatto ancora una volta da collante tra culture diverse, abbattendo barriere e pregiudizi. È successo ieri sera, al Circolo Arci di Bonelle, a Pistoia, nel corso della serata conclusiva del progetto #apriteleporte promosso dalla Cooperativa Gruppo Incontro.
I migranti accolti nei diversi centri Cas del Gruppo Incontro hanno cucinato i piatti tipici dei loro Paesi e, insieme agli operatori, hanno realizzato anche una tipica pietanza italiana: la pizza.
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Un momento di festa, insomma, ma anche un modo per ricambiare la grande solidarietà delle famiglie pistoiesi che, con l'iniziativa #apriteleporte, da luglio a fine ottobre, hanno ospitato un migrante in casa propria per condividere un pranzo o una cena.
«La partecipazione alla cena di ieri sera è stata entusiasmante e ha confermato che la conoscenza reciproca è il miglior antidoto contro paura e indifferenza» ha commentato Donata Carradori, referente progetto Cas per Gruppo Incontro.
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24 inviti, 17 famiglie e 7 gruppi di famiglie o di amici che hanno dato la propria disponibilità, 45 migranti del Gruppo Incontro che hanno partecipato alle cene o pranzi nelle famiglie, aderendo anche a più inviti e oltre 100 persone, tra migranti, famiglie, amici e operatori, che si sono incontrati, si sono conosciuti reciprocamente e hanno costruito nuovi legami. Questi i numeri che riassumono il progetto #apriteleporte
«Siamo profondamente soddisfatti di questi risultati, tanto che stiamo già pensando di riproporre l'esperienza» conclude Carradori. «ieri diverse famiglie hanno detto che vorrebbero invitare nuovamente i ragazzi migranti che hanno conosciuto e ovviamente abbiamo accolto con molta soddisfazione questa loro richiesta, al di là di ogni progetto. Abbiamo poi lanciato l'idea di invitare un migrante durante i pranzi tradizionali delle feste di Natale, vedremo come proseguire in questo progetto»