Cultura

Il grande inganno

Giorgio Bocca, a 82 anni, si conferma il più coraggioso di tutti. Ascoltiamolo

di Ettore Colombo

Ha 82 anni ben portati, il Bocca, nato a Cuneo, ma vissuto a Milano. Bocca, di suo, resta un partigiano, dentro, pronto a sfidare, oggi, il turbocapitalismo, la new economy, il dio denaro. E così un giornalista-scrittore che di libri ne ha scritti troppi per citarli tutti, è di nuovo al lavoro. Il prossimo libro (il titolo ancora non c?è, le polemiche su di lui sì), ci anticipa, parlerà di capitalismo e capitalismi, global e no global, vecchia politica e nuova società. Dunque, anche di Milano. Solo che, dopo decenni, il libro non uscirà per i tipi di Mondadori, ma per quelli della Feltrinelli: alla casa editrice di proprietà del presidente del Consiglio ha opposto, più che un ?gran rifiuto?, come lo hanno chiamato in Italia e all?estero («Pare che mi arrivi in casa anche una troupe dalla Danimarca, a intervistarmi, ma mica perché conto io: è Berlusconi che è davvero uno scandalo, fa scandalo?»), «un gesto di opportunità», spiega. «Quella che manca ai Fassino e ai D?Alema: che continuano, imperterriti, a scrivere per la Mondadori. Certo, conviene, capisco. Ma è giusto, per dei leader Ds?».

Lascia la Mondadori di Berlusconi, scrive articoli contro Berlusconi. È un fatto personale?
Berlusconi è solo la punta dell?iceberg, il figlio peggiore della fine della società industriale, della sua trasformazione prima in una grande bolla di capitale finanziario, poi speculativo, ora informatico. Tutte le chiacchiere sulla new economy, sulle nuove tecnologie si sono sciolte come neve al sole. Ma i manager cresciuti ?alla Berlusconi?, i berluscones, se ne fregano della società e della politica, mentre i grandi imprenditori della guerra e del dopoguerra leggevano, prendevano parte alla Resistenza e alla ricostruzione del Paese. Il figlio di Pirelli scriveva al padre: «Papà, non voglio fare il capitalista, voglio fare lo scrittore«. E Pirelli padre mica lo disereda, no, gli risponde così: «va bene, segui il tuo destino, ma sarà dura per te». Avevano un?anima sociale e umanistica, quei capitalisti. Berlusconi, dietro di sé, ha libri finti, biblioteche finte, ideali finti. È una non cultura, la sua. Ma non bisogna individuare nell?uomo Berlusconi la causa di tutti i mali: è un nuovo e dissennato modello di società che avanza, quello dei ?nuovi ricchi? cresciuti a colpi di speculazioni borsistiche e d?infatuazione per la new economy, che ha contagiato l?intero sistema industriale dell?Occidente, che si estende dagli Usa all?Europa. Che, come diceva la Thatcher, crede la società non esista, esiste solo l?economia. Per loro, per questi nuovi ricchi, dalla caduta del Muro di Berlino in poi non esiste nulla che non sia il profitto, e per le famiglie non esiste nulla che non siano le spese. Da qui i debiti, contratti in modo forsennato, disperato. Famiglie dove nessuno risparmia più e in cui restano solo i debiti. Rimane che i Berlusconi e i Bossi che non vogliono vincoli, né nazionali né europei, sono figli di un nuovo capitalismo, arrogante e feroce, che vuole arricchirsi su scala mondiale.

Cos?è, si mette a fare il no global anche lei?
Nel nuovo libro racconterò di questi anni orribili che abbiamo trascorso e non accennano a finire. Ha lasciato migliaia di cadaveri in tutto il mondo e in ognuna delle nostre città, la nuova economia. Poi i cadaveri sono cresciuti, sono diventati tanti, troppi. Allora hanno pensato bene di nasconderceli, di non farceli vedere. Poi i cadaveri si sono ribellati. La globalizzazione, ormai, non è altro che una forma di colonialismo e di sfruttamento, solo più raffinato e luccicante. Ma al globalismo dei nuovi ricchi si oppone ora la reazione, la lotta globalistica dei nuovi poveri. Avevano scritto che il nuovo capitalismo era inarrestabile, che avrebbe conquistato tutto e tutti, che nessuno si sarebbe ribellato. Bene, non è andata così. Produrre più ricchezza non ha prodotto più socialità, ma produrre più disuguaglianze ha prodotto più lotte. Non certo grazie alla presunta opposizione politica, sia ben chiaro, parlo di nuova opposizione sociale. Altro che girotondi. Quelli mi fanno ridere. Professori benestanti, gente di classe media, privi di riferimenti e referenti sociali. La sinistra italiana che ha governato il Paese per anni è stata scioccamente conservatrice e ottusa, ha rincorso il neoliberismo sul suo stesso terreno, come Blair. Risultato, la disfatta totale. Il neoliberismo e la sua potenza distruttrice vogliono abbattere ciò che resta delle regole e degli Stati, oltre a far pagare le spese della loro furia ai più poveri. Cosa dice la sinistra? Niente, o balbetta.

E della sua città, Milano, cosa pensa?
Io sono vecchio, ma da questa città vorrei solo fuggire. Mi fa male stare a casa e mi fa male uscire. Aria, acqua e suolo, qui, fanno schifo. Il traffico, poi, è diventato una vera tragedia cittadina, come lo smog. Milano è tornata piccola, non all?altezza delle grandi metropoli europee. Provinciale, direi. Politicamente, cosa vuoi che ti dica. C?è questo sindaco polista, un uomo piccolo piccolo, un fantoccio nelle mani dei piccoli industriali e di Assolombarda. Tutto, tranne che un milanese tipo. In questa città, che mi ha adottato, ha prosperato a lungo una tradizione riformista ?meneghina? che era fatta di un saldo rapporto tra periferia operaia e centro borghese e di sindaci che riuscivano sapientemente a mantenere saldo tale legame. Un legame che si è dissolto con Tangentopoli. Prima, l?imprenditore era anche un mecenate, il padrone della fabbrica anche un cittadino influente. è la storia dei Pirelli, dei Falck, della stessa Montedison. Dinastie e fabbriche che non contano più nulla. Oggi conta solo il terziario, il piccolo e medio imprenditore che ha un solo idolo, Berlusconi. è Berlusconi che ha nominato il sindaco Albertini, entrambi eroi di una borghesia asociale, gretta, egoista, che vuole solo fare soldi e che non si pone obiettivi sociali. Tangentopoli ha scoperchiato il sistema, ma il sistema è andato avanti: usare i soldi per arricchire se stessi e per depredare lo Stato. Bossi fa il paio con Berlusconi, oggi: come dice il grande Altan, uno latra e l?altro morde. Pessimi, anche se l?amministrazione guidata dal leghista Formentini è stata una delle migliori che Milano abbia avuto negli ultimi cinquant?anni. Curioso.

Chi resta in piedi, chi fa resistenza al dio denaro?
Il cardinale Martini, di sicuro. Un grand?uomo, che ha salvato la Curia da un declino inesorabile. Non il sindacato, perché la classe operaia s?è liquefatta con la chiusura delle grandi fabbriche e l?avvento e il dilagare della cultura di massa televisiva che ha imbonito e poi rincitrullito le masse: guarda la volgarità quotidiana della tv, dello spettacolo nazionalpopolare per eccellenza, Sanremo. Uccide ogni capacità critica. La classe operaia, una volta, subiva i gusti e l?amore per il bello che le imponeva la grande borghesia illuminata: la lirica, il teatro, le mostre. Oggi conta solo il consumo e la fruibilità mediatica di ogni cosa, di ogni gesto: le immagini hanno sostituito i bisogni. Pensa al cablaggio di Milano compiuto dalle nuove compagnie telefoniche: hanno sventrato una città. Ma funziona, questa benedetta banda larga? No, non funziona. Ha tempi biblici di allaccio ed è inutile. La nuova economia ha imposto spese inutili, folli, dannose. E la gente comune, non i nuovi ricchi, ha bruciato e dissipato i suoi risparmi. Risultato, l?economia e la società delle sofferenze. Eppure, resistono ancora il Terzo settore, il volontariato, il mondo del non profit, dalla Caritas a Emergency. Mi dà fiducia, il loro impegno. Ma esclusi loro, chi rimane? è un mondo folle, questo, che mi rende pessimista. Anche se continuo ad aver fiducia nella pianta dell?uomo. Che è antica e tenace.

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