Mondo

M.O. a Nablus il primo convoglio di aiuti

Le testimonianze dei cooperanti italiani

di Paul Ricard

Deserta e devastata, Nablus ha ricevuto ieri sera il primo convoglio di aiuti umanitari da quando, ormai sei giorni fa, è stata rioccupata dall’esercito israeliano. Una dozzina di fuoristrada di organizzazioni non governative (Ong) europee e statunitensi, e due camion carichi di generi di prima necessità e medicine, sono riusciti ad entrare stamane nella citta’ assediata, portando aiuti considerati vitali per la popolazione civile, gravemente colpita dai combattimenti che vanno avanti incessanti da sei giorni, soprattutto nel centro cittadino e nella Casbah. Una nuvola di polvere ha accolto il convoglio dopo l’incrocio di Hawara, alle porte della città. Viale Al-Quds, fino a qualche settimana fa orgoglio dell’intera città- con le sue aiuole e giardinetti fioriti e ben tenuti – è adesso una strada semidistrutta dal passaggio di dozzine di mezzi corazzati. In molti punti, è impraticabile. Nel centro cittadino, non c’è anima viva. La gente è chiusa in casa da sei giorni. Molti non hanno piu’ cibo a sufficienza, molti temono per le condizioni di ammalati e anziani. ”Un problema urgente è quello dei morti che da giorni attendono la sepoltura. Non parlo solo di quanti sono stati uccisi dai soldati, ma anche dei deceduti per cause naturali. In qualche caso, i cadaveri sono già in stato di decomposizione”, ha detto agli operatori umanitari giunti in città Beat Mosimann, che coordina le operazione di soccorso della Mezzaluna rossa e della Croce rossa internazionale. Mosimann ha accolto con calore il convoglio con gli aiuti messi a disposizione anche dalle Ong italiane ‘Ciss’ di Palermo, ‘Gvc’ di Bologna e ‘Movimondo’ di Roma. ”Serve tutto a Nablus, la città è stata duramente colpita. Molte abitazioni sono state distrutte e decine di famiglie ora non hanno più un tetto”, ha spiegato. Nel pomeriggio, le operazioni di scarico degli aiuti nel magazzino della Mezzaluna rossa, sono state accompagnate da forti boati, seguiti da colonne di fumo nero che si alzavano dalla Casbah, dove rimangono sacche di resistenza, nonostante alcune centinaia di palestinesi si siano consegnati ieri all’ esercito israeliano. ”La situazione che abbiamo trovato a Nablus è di eccezionale gravita’, la popolazione civile sta soffrendo e noi facciamo il possibile per allieviare queste sofferenze”, ha spiegato all’Ansa Patrizia Giffoni di ‘Movimondo’. ”In queste ultime settimane – ha aggiunto – i nostri progetti di sviluppo nei territori palestinesi sono rimasti paralizzati. La situazione sul terreno non ci consente di proseguire il nostro lavoro ordinario e quindi cerchiamo ora di dare un aiuto nel sostegno umanitario ai civili”. Il coordinamento delle Ong internazionali sta organizzando altri convogli umanitari per portare aiuti alle città di Betlemme e Jenin, sotto occupazione da oltre una settimana. ”Il nostro impegno e’ volto esclusivamente a proteggere civili innocenti, donne e bambini, anziani, che stanno pagando le conseguenze piu’ gravi della rioccupazione delle città palestinesi”, ha puntualizzato Carba Benelli del ‘Ciss’. ”Tutto pero’ dipende dalla disponibilita’ dei comandi militari israeliani – ha tuttavia precisato – Oggi ci è stato consentito di entrare a Nablus, ma non sappiamo se cio’ si ripetera’ anche per i convogli futuri”.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.