Salute

Diabete, connessi ma disorientati dalle notizie online

Presentata oggi, in occasione del World Diabetes Day, la prima ricerca scientifica sulle fake news in rete realizzata da Brand Reporter Lab con la partnership scientifica dell’associazione dei medici diabetologi. Il 60% delle notizie più cliccate sono false. Per aiutare le persone a sfruttare il web nel modo corretto Sanofi ha creato la prima social Academy su Facebook e Twitter

di Redazione

Dove gli italiani vanno a cercare informazioni online in tema di diabete? Sui social media. Lo scenario vede ampiamente superate per numeri di pubblicazioni le piattaforme tradizionali di diffusione dell’informazione. In testa ci sono Facebook e Twitter rispettivamente con il 33,3 e il 29,8% di post pubblicati. Agli ultimi posti le piattaforme di news con solo il 5%. Ma è YouTube a generare la maggior parte dell’engagement superando con il suo 87,5% le altre piattaforme social.

I dati sono rivelati dalla prima ricerca scientifica sulle fake news in rete sul diabete promossa da Sanofi nell’ambito del suo progetto #5azioni, la prima Social Academy per aiutare le persone con diabete a orientarsi al meglio online e sui social media. La ricerca è stata realizzata da Brand Reporter Lab con la partnership scientifica dell’Amd (Associazione Medici Diabetologi) per comprendere come le persone si informano in rete su una patologia che colpisce oggi oltre 4 milioni gli italiani, con un impatto importante su famiglia, lavoro, welfare, società.
La rilevazione è stata effettuata sui big data online dall’1 gennaio al 31 settembre 2018 attraverso la piattaforma BlogMeter, che ha registrato 133mila post sul tema del diabete con un totale di 11,4 milioni di interazioni complessive
Lo studio è stato presentato oggi in occasione del World Diabetes Day, la giornata mondiale incentrata quest’anno sul ruolo della famiglia e sui percorsi di gestione, prevenzione e educazione al diabete.

Ma se è sui social media che gli italiani trovano oggi la maggior parte delle informazioni sul diabete, è proprio qui che rischiano di rimanere impigliati a caccia di suggerimenti sull’alimentazione da adottare (il 38%), di tutorial che spieghino come affrontare la malattia (il 18%) di informazioni su dispositivi medici (il 17%), di confronto su sintomi (il 12%), cause (9%), stili di vita (8%) ed altri problemi. Inciampando in informazioni che nella maggior parte dei casi risultano essere completamente false: la ricerca rivela, infatti, che tra i primi 100 statement espressi nei post più virali, il 60% contiene indicazioni totalmente errate dal punto di vista medico-scientifico, l’8% parzialmente vere e solo il 32% attendibili. E quel 60% nasconde pericoli per la salute: in una scala da 0 a 5, 33 mostrano un grado di pericolosità da 2 a 3, mentre 19 un grado di pericolosità pari a 1. Solo 6 affermazioni false sono innocue

Ma da dove arrivano queste informazioni? Tra le fonti prevalgono quelle non accreditate, come canali tematici su salute e benessere (30%) spesso di proprietà non specificata e dubbia qualità editoriale, influencer (18%), utenti singoli (8%) e canali tematici specializzati sul diabete (6%), anch’essi di scarso livello editoriale. La prima testata giornalistica compare solo al 39° posto nella classifica degli autori dei post più virali. Anche operatori sanitari ed esperti sono piuttosto assenti nella classifica dei post che hanno raccolto la maggiore attenzione del pubblico online.


«Questa ricerca conferma come l’informazione abbia impatti potenziali diretti sulla salute delle persone», sottolinea Diomira Cennamo, direttore scientifico di Brand Reporter Lab. «Dai risultati emerge infatti che i messaggi che viaggiano nel web 2.0, oltre a essere sempre più disintermediati rispetto alle fonti accreditate da un punto di vista informativo e medico-scientifico, non sono quasi mai innocui. Questa consapevolezza dovrebbe investire tutti gli operatori del settore medico, sia pubblici sia privati, e stimolarli all’ascolto delle vulnerabilità e delle esigenze informative del paziente-utente, oltre all’attivazione di una presenza giocata sui canali in cui hanno luogo l’interazione e la condivisione dei contenuti. Una presenza che dovrà essere in grado di sfruttare le logiche di viralità di questi stessi canali, ad oggi appannaggio di soggetti dall’identità poco chiara e di dubbia autorevolezza e qualità editoriale».

Per aiutare le persone con diabete e le associazioni di pazienti ad utilizzare al meglio le potenzialità del web e dei social media, con il fact-checking come priorità, Sanofi ha creato la prima Social Academy sviluppata su Facebook e su Twitter con il supporto di esperti: un percorso di alfabetizzazione ai linguaggi digitali, una cassetta degli attrezzi scritta con il supporto di esperti di comunicazione e di diabete, ma aperta ai contributi degli utenti.
«Il progetto #5azioni e questa indagine nascono per favorire la comprensione della rete e dei suoi meccanismi da parte dei cittadini e stimolare un loro utilizzo consapevole e corretto che prenda le mosse da fonti autorevoli e corrette. Come azienda abbiamo preso da tempo un impegno preciso in questa direzione, per una migliore gestione della salute e una società migliore», dichiara Daniela Poggio, direttore Comunicazione Sanofi Italia

Così oggi le persone con diabete fanno comunità, si confrontano, ascoltano, dialogano e condividono esperienze su Facebook sulla fanpage 5azioni e su Twitter sull’account @5azioni.

In apertura photo by Sara Kurfeß on Unsplash

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