Non profit
Noi e lomicidio di Marco Biagi
Un lettore ci scrive dopo l'omicidio di Marco Biagi
Caro direttore, mi hanno sparato tre colpi, ma hanno fallito il bersaglio e hanno ucciso Marco Biagi, un uomo onesto, un lavoratore che tornava in bicicletta alla sua casa e ai suoi famigliari, ai quali va il primo pensiero di solidale cordoglio. È evidente però che l?obiettivo, mancato, ero io: cittadino e non suddito, libero e democratico, che nella libertà e nella democrazia voglio vivere per costruire un mondo migliore, che in libertà e democrazia voglio poter manifestare il mio pensiero, difendere i miei diritti e i miei interessi. Voglio continuare a farlo insieme a tutti i cittadini che nella libertà, nella democrazia e nella solidarietà, riconoscono le condizioni irrinunciabili per un futuro di giustizia e di pace per tutti. Gli assassini, chi li ha armati materialmente e ideologicamente, chi li ha usati e chi tenterà di usare le loro azioni ignobili, per fermarmi o intimidirmi, sappiano che falliranno ancora e sempre, perché non sono solo, siamo tanti, siamo milioni, anzi di più, siamo cittadini del mondo, decisi a proseguire nel lavoro e nella lotta pacifica. Nessun terrorismo, che sia prodotto da folle fanatismo o che sia prodotto da oscure trame di potere, saprà e potrà fermarci. Sapremo resistere. Alle istituzioni, che abbiamo voluto democratiche proprio perché ci aiutassero a conseguire i nostri obiettivi, chiediamo anzitutto di fare luce e giustizia, prontamente e completamente, su esecutori e mandanti di questo crimine. Non sia più, come purtroppo è accaduto in passato, che le vere responsabilità sfuggano alla conoscenza e al giudizio dei cittadini e dei tribunali. Dobbiamo poter contare sulla assoluta e totale fedeltà delle istituzioni al mandato che noi abbiamo loro conferito. Saluti sinceri e complimenti per il vostro lavoro.
Giovanni Zampieri, Barzanò (Lc)
Caro Zampieri, lei ha ragione ha dire che chi ha vigliaccamente ucciso Marco Biagi ha anche ucciso qualcosa di noi, ha anche cercato di intimidire la nostra passione e voglia di cambiare. Proprio la ricerca della speranza ci costringe però a invocare un cambiamento di vita e di mentalità. Non si può pensare di avere la verità in tasca, di servirsene invece che servirla, di usarla come un?arma contro gli altri. La presunzione di essere portatori di bene, contro tutto e contro tutti, è il cancro della società e il principio di una violenza autodistruttiva. Nella esecrazione sincera del delitto tutti si affannano a proclamare che il terrorismo nulla c?entra con la modalità tipicamente italiana della lotta politica, fatta di assurde intemperanze verbali, delegittimazioni reciproche, faziosità che negano la realtà sostanzialmente democratica del nostro Paese. Nessuno di noi è davvero portatore di bene se non vuole il bene dell?altro, foss?anche il suo più tenace avversario.
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