Welfare

Aumenta il gap fra le generazioni: i più poveri sono i bambini

Il dossier “La crescita della povertà tra i minori”, realizzato dall’Osservatorio sulla povertà educativa minorile e presentato oggi, mostra come oggi i più poveri siano bambini e adolescenti

di Redazione

Prima della crisi i più colpiti dalla povertà erano gli over65: erano poveri assoluti il 4,5% di essi e la percentuale è rimasta più o meno tale. Oggi invece la situazione è ribaltata: gli over65 sono la fascia meno colpita dalla povertà. A guidare la classifica ci sono i minorenni, balzati al 12%. Inoltre nel 2005 la forbice tra la fascia d'età più povera e quella meno povera (quella tra 35 e 64 anni) era inferiore ai 2 punti percentuali, come dire che la povertà era qualcosa che riguardava trasversalmente e in maniera omogenea un po’ tutte le età mentre oggi – come ben si evince dal grafico – l’incidenza della povertà sulle diverse fasce d’età ha valori radicalmente diversi. Oggi non si può non vedere che bambini e adolescenti sono quelli più poveri. I dati sono contenuti nel dossier “La crescita della povertà tra i minori”, promosso dall’Osservatorio sulla povertà educativa minorile e presentato oggi. L’Osservatorio è curato in collaborazione da Con i bambini – impresa sociale e Fondazione Openpolis.



«Il rischio quando si parla di povertà minorile è di inquadrare il fenomeno come un problema che riguarda una specifica fascia d'età, oppure un gruppo di persone delimitato. Come indicano le ricerche più autorevoli, questa lettura è totalmente fuorviante», si legge nel report. «Nel breve periodo, certamente l'aspetto più odioso è non riuscire a proteggere i minori da una condizione di povertà assoluta, ma sul lungo termine rischia anche di essere uno degli errori strategici più gravi che una società può compiere. Significa infatti impoverire il proprio capitale umano, pagando un costo sociale ed economico che rischia di essere molto alto».

In Italia vivono 9,8 milioni di persone con meno di 18 anni, pari al 16% della popolazione italiana. Una dato che varia anche molto tra le diverse aree del paese: in Campania e in Trentino Alto Adige si arriva al 18%, mentre in Liguria e in Sardegna non si arriva al 14%. Napoli, Palermo, Catania, Reggio Calabria, Roma, Messina, Milano e Bari sono le città con la più alta percentuale di minorenni fra i propri residenti (sopra il 15%), ma solo nelle prime tre supera il 17%. Le stesse tre città, I dati rilasciati da Istat per la commissione periferie nella scorsa legislatura indicano che si tratta anche delle 3 città – Napoli, Palermo e Catania – sono anche quelle con la più alta vulnerabilità sociale, secondo l’Istat e quelle con più famiglie con figli in cui la persona di riferimento ha meno di 65 anni e in cui nessun componente è occupato o ritirato dal lavoro (vulnerabilità materiale). In un affondo su Roma, Openpolis rileva come in 7 delle 10 zone con più minori della città, l’indice di vulnerabilità sociale sia sopra la media comunale e 6 zone su 10 zone la quota di famiglie in potenziale disagio economico supera il 3%, contro un dato medio cittadino del 2,1%.

Photo by Annie Spratt on Unsplash

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