Cultura

Biologico: polemiche su ortofrutta sfusa

Unione consumatori contro l'Aiab accusata di essere favorevole alla vendita di frutta e verdura bio, non confezionata.

di Giampaolo Cerri

Nel mondo del biologico si stanno agitando le acque. Non si sono sopite ancora le polemiche intorno alla moratoria sulla soia da parte dell’Aiab, che scoppiano quelle relative all’ortofrutta venduta sfusa. L’aggiornatissimo Bollettino Bio diretto da Roberto Pinton, rilancia un duro articolo dell’Unione consumatori proprio contro un’interpretazione che la stessa Aiab darebbe del Regolamento europeo, dichiarandosi favorevole alla vendita di prodotti da ortofrutta non confezionati. Lo stesso Pinton era stato molto duro con l’associazione degli agricoltori biologici per come si era svolto il congresso federale di Piacenza della fine di marzo, che aveva fatto registrare sulla rielezione di Vincenzo Vizioli, consensi meno larghi di quanto se ne attendessero alla vigilia. Insomma, molta elettricità nell’aria dell’agricoltura naturale. Ecco l’articolo apparso su “Le scelte dei consumatori”. «Si sta diffondendo una pericolosa interpretazione del Regolamento CEE n. 2092/91 in base alla quale gli ortofrutticoli biologici potrebbero essere venduti anche sfusi, quindi non confezionati ed etichettati con l?indicazione di nome e indirizzo del produttore, dell?organismo di controllo, della dicitura ?Agricoltura biologica ? Regime di controllo CE?, eccetera. A sorpresa, tale interpretazione è stata elaborata proprio dall?AIAB, uno degli organismi di controllo, secondo la quale l?articolo 10 del Regolamento, che impone il confezionamento e l?etichettatura, si applicherebbe soltanto agli ortofrutticoli biologici che volessero utilizzare il logo comunitario e la dicitura ?Regime di controllo CE?. Viceversa, sostiene l?AIAB, la normativa relativa all?etichettatura è definita dall?articolo 5 del Regolamento e completata da alcune notazioni nell?allegato III. Non si capisce dove l?AIAB abbia trovato questa scappatoia. Cominciando dall?allegato III, questo prevede perfino per i biologici non ancora condizionati negli imballaggi destinati al consumatore finale la possibilità di essere trasportati solo se chiusi in contenitori tali da impedire la sostituzione del contenuto e con l?indicazione del produttore e il riferimento al regime di controllo. Altrettanto chiaro è l?articolo 5 del Regolamento, secondo il quale si può fare riferimento al metodo di produzione biologica soltanto alle condizioni previste dal Regolamento stesso. Da nessuna parte è scritto che gli ortofrutticoli biologici possono essere venduti sfusi o, meglio, dalla combinazione delle norme si può dedurre semmai che non è vietato venderli sfusi, ma in questo caso non possono essere chiamati biologici. Altrimenti, afferma l?Unione Nazionale Consumatori, sarebbe una bella turlupinatura per il consumatore, che non avrebbe alcun elemento per giudicare la veridicità delle affermazioni del venditore e sarebbero molto più difficili anche i controlli. L?AIAB ha annunciato anche di aver ?impostato idonee procedure di controllo? per la vendita di ortofrutticoli biologici sfusi, ?con approccio che tiene conto dell?assicurazione da parte dell?esercente circa l?effettiva origine da agricoltura biologica delle merci acquistate?. Che cosa vuole certificare l?AIAB? Il negoziante? Ammesso che venda mele biologiche sfuse, chi gli impedirà di buttare nel cesto mele normali? Il confezionamento dei biologici con tutte le indicazioni prescritte non è solo imposto dalle norme comunitarie per l?elementare ragione che devono essere ben riconoscibili, ma è anche un?esigenza del consumatore, altrimenti l?agricoltura biologica rischia di diventare una comica. (Unione Consumatori, Scelte del Consumatore, 3 aprile 2002)»


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