Mondo

Rinvii UE: il futuro di Lesbo e Idomeni

“La velocità record con cui sono stati portati avanti questi rinvii sottolinea il fatto che la priorità qui, è l’allontanamento dei migranti, la loro sicurezza e i loro diritti sono passati nettamente in secondo piano”. Da Idomeni, il portavoce di Save the Children in Grecia, Imad Aoun, non ha dubbi, l’accordo in UE/Turchia non sta funzionando e rende la situazione dei migranti ancora più incerta, ecco perchè

di Ottavia Spaggiari

Sono oltre 200 le persone deportare dalle isole di Lesbo e Kos in Turchia nella giornata di Lunedì, i primi rinvii previsti dall’accordo UE/Turchia, criticatissimo dalla società civile e da alcuni esperti di diritto internazionale. Vita incontra perché il portavoce di Save the Children in Grecia, Imad Aoun, per capire come mai l’intesa con la Turchia potrebbe non risolvere l’emergenza migranti e peggiorare la situazione.

Qual è la situazione a Lesbo, dopo le deportazioni di lunedì?

Da ciò che sappiamo, la reazione è stata calma, non ci sono state proteste violente, rimane comunque il fatto che la situazione è tesissima. Oltre 3300 migranti sono bloccati nel centro di Moria dove le condizioni sono terribili. Il campo, che era stato disegnato come una struttura di transito, è stato trasformato in un centro di detenzione praticamente dal giorno alla notte, senza che nessuno potesse controllare l’adeguatezza della struttura. Dalla firma del trattato UE/Turchia, lo scorso 20 marzo, un numero crescente di migranti è arrivato qui e altri continuano ad arrivare. In molti sono costretti a dormire all’aperto, vi sono anche diversi minori non accompagnati e siamo estremamente preoccupati per la loro situazione.

Secondo il Guardian, oltre 3300 migranti a Moria avrebbero fatto richiesta di asilo negli ultimi giorni. Quanto tempo ci vorrà per processare un numero così alto di richieste e quali sono i rischi di avere così tante richieste in così poco tempo?

Non posso confermare il numero esatto delle persone che hanno fatto richiesta di asilo a Moria, perché non abbiamo questo dato. Il numero delle richieste e le condizioni in cui vengono portate avanti però è causa di enorme preoccupazione. Parte dell’accordo con la Turchia prevedeva il fatto che l’Unione Europea inviasse in Grecia esperti e avvocati in grado di aiutare le autorità locali con la gestione delle pratiche di richiesta di asilo. Fino ad ora gli esperti inviati però sono pochissimi, sicuramente non abbastanza. Le domande nascono spontanee: chi sta valutando le richieste? Su quali basi? Le persone possono fare richiesta d’asilo non solo perché fuggono dalla guerra, ma per altre ragioni, relative alle persecuzioni personali ad esempio. Da ciò che notiamo sembra che le decisioni relative a chi deve essere deportato vengano prese in base alla nazionalità, il che rappresenta una violazione della Convenzione del Rifugiato e della legislazione internazionale.

Oltre 200 persone sono state deportate lunedì. Quando sono stati informati che avrebbero dovuto lasciare la Grecia?

Dalle nostre fonti sembra che fossero stati informati solo alcune ore prima della deportazione. Questo è un altro aspetto del problema. Le persone vengono lasciate in un limbo, senza informazioni riguardo al loro futuro. La mancanza di notizie, poi, si trasforma in mancanza di fiducia. A Idomeni, le autorità stanno cercando di spostare i migranti in centri di accoglienza nel nord della Grecia, ma moltissimi si rifiutano di salire sugli autobus, non si fidano, hanno paura di essere deportati. E poi c’è chi si approfitta della situazione. I trafficanti spargono le voci, false per ora, sulle deportazioni, così che le persone si affidino a loro per proseguire il proprio viaggio.

Secondo le dichiarazioni ufficiali, i deportati verrano mandati in un centro di detenzione, nel nord-ovest del Paese. Cosa gli succederà?

Sfortunatamente non ne siamo sicuri. La situazione è ancora poco chiara. Non sappiamo niente di questo centro, non sappiamo se qualcuno ne abbia verificato l’adeguatezza, se ci saranno le forze necessarie per gestire gli arrivi. Non sappiamo nemmeno che diritti avranno queste persone. La velocità record con cui sono state portate avanti queste espulsioni sottolinea il fatto che la priorità qui, sembra essere l’allontanamento dei migranti, la loro sicurezza e i loro diritti sembrano essere passati nettamente in secondo piano.

Sapete già quando avverranno le prossime espulsioni?

Anche questo non è chiaro. Sembra che nessuno possa saperlo, fino a quando non accadrà.

L’accordo UE/Turchia è stato fatto anche per scoraggiare gli sbarchi. E’ un deterrente efficace? Avete notato un calo negli arrivi?

Gli arrivi sono sempre stati un flusso altalenante, dipendente da fattori diversi, come il tempo e la situazione sulle coste Turche. Il numero è calato la settimana scorsa, ma abbiamo notato che ha già ripreso a crescere, il che mostra come l’accordo UE/Turchia non rispecchi la situazione reale. Stiamo parlando di persone che hanno rischiato tutto per sfuggire alla guerra, questo accordo non li fermerà, ma li renderà ancora più fragili, spingendoli a cercare soluzioni alternative e ancora più pericolose per arrivare. Prevediamo che il traffico di esseri umani aumenterà ancora. Inoltre l’accordo non tiene conto delle 55 mila persone che sono arrivate prima del 20 marzo, e che, dopo la chiusura delle frontiere, sono rimaste bloccate nei campi come quello di Idomeni. Sono persone che non hanno nessuna alternativa legale e nessuna scelta, se non aspettare.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.