Cultura

Essere senza destino. Addio al Nobel Imre Kertész

Deportato in un lager nel 1944, ungherese di origine ebraica, nel 2002 uscì dall'ombra in cui era stato confinato ottenendo a sorpresa il Premio Nobel per la Letteratura.

di Redazione

Nato a Budapest nel 1929, Kertész fu deportato ad Auschwitz nel 1944 e liberato a Buchenwald nel 1945. Giornalista, scrittore, lavorò in un quotidiano della capitale ungherese fino al '51, quando il giornale divenne organo del partito comunista. Traduttore di Freud, Nietzsche, Canetti, Wittgeinstein, nel 2002 vinse il Premio Nobel per la Letteratura.

Il suo primo romanzo, Sorstalansag, risale al 1975 e venne tradotto in italiano con il titolo Essere senza destino. In questo lavoro, costato 10 anni di lavoro, descrive l'esperienza di un ragazzo nei campo di concentramento e, al tempo stesso, fotografa la vita quotidiana del campo mettendo a nudo le strategia di sopravvivenza di carnefici, più o meno volenterosi, e vittime.

In un'intervista del 2002 affermava:

Tutto il male che c'è adesso nel mondo è da imputare al carattere assurdo proprio dell'epoca in cui viviamo. E questa è l'interpretazione più comune. Ma se penso agli eventi accaduti di recente, come lo sterminio compiuto nell'ex Iugoslavia o la strage dell'undici settembre del 2001 in America, non posso fare a meno di credere che non ci sia niente di più attuale della realtà di Auschwitz.

Kertész è scomparso oggi all'età di 86 anni.

In copertina: Imre Kertész (fotografia di AXEL SCHMIDT/AFP/Getty Images)


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