Non profit

Servizio civile, nel bando nazionale 2018 il 95% dei giovani è impiegato nel non profit

Arci servizio civile pubblica il rapporto sull'ultimo "bando record" con i suoi 53.363 posti: candidature chiuse il 28 settembre, sono in corso le selezioni. Quest'anno ha depositato progetti un ente su due, in flessione rispetto al 2017 ma ben sopra il 37% dell'anno precedente. Ora si aspetta l'assegnazione dei fondi per il 2019, nella speranza che si continui la strada intrapresa verso il Servizio civile universale

di Daniele Biella

È in piena salute, con un orizzonte però non così chiaro. Questa è oggi la fotografia del Scn, Servizio civile nazionale, uno strumento che l’Italia può senza dubbio annoverare tra le sue eccellenze a livello mondiale, istituito per legge con la 64/2001: centinaia di migliaia di giovani dai 18 ai 28 anni che per 12 mesi, soprattutto in patria ma anche all’estero, hanno dedicato la propria vita alla cittadinanza attiva arricchendosi di relazioni e competenze spendibili poi nella propria vita futura. “L’anno 2018 è stato un anno record, un bando volontari da 53.363 posti non era mai successo”, mette in chiaro Licio Palazzini, presidente della Cnesc e di Asc, Arci Servizio civile nel presentare il report di Asc che ha analizzato il bando 2018 (in allegato in coda all'articolo). I 53.363 posti però “vanno messi in relazione ai 59.864 posti generati dalle organizzazioni, di cui 1.114 all’estero, con il deposito dei progetti entro il 30 Novembre 2017. In attesa di conoscere il numero totale delle domande che i giovani hanno presentato alle organizzazioni entro il 28 Settembre 2018, a differenza degli anni con numero basso di posti a bando, quest’anno, come e a maggior misura del 2017, è nuovamente emerso un limite che era apparso nel biennio 2007-2008”, recita il documento nella parte introduttiva. “La discrepanza fra progetti richiesti dai giovani e effettiva distribuzione dei posti. In concreto vuol dire che ci sono progetti con pochi posti a bando e molte domande e viceversa progetti con posti messi a bando e poche domande. Una situazione che crea spreco di possibilità di svolgere il servizio per i giovani e spreco di aspettative degli enti e servizi per le comunità”.

Ragionamenti importanti in un contesto generale in cui il futuro del Scn sembra essere certo – non ci sono in tal senso né tagli né viene citato nella discussione governativa inerente Legge di stabilità – ma senza lo slancio necessario sé non verranno aumentati i fondi già esistenti: con i 152 milioni di Euro messi a bilancio per il 2019 dal precedente governo, infatti, la capienza complessiva non arriverà a 20mila posti, e come spiega lo stesso Palazzini dopo avere incontrato a inizio agosto 2018 il nuovo sottosegretario Vincenzo Spadafora “per arrivare a 50mila partenze bisogna stanziare almeno 300 milioni di euro”. Di recente il governo ha annunciato un "aumento del fondo"; ma senza specificare quando e di quanto.

Un aspetto particolare riferito ai posti disponibili per il bando nazionale riguarda la percentuale schiacciante di progetti ascrivibili al non profit rispetto agli enti pubblici nell'albo nazionale: “ben il 95% delle posizioni aperte, infatti, riguarda lo svolgimento del servizio civile per un ente del Terzo settore”, spiega Palazzini, solo il 5% quindi sono posti “istituzionali”. Al contrario, nei bandi regionali il rapporto è sostanzialmente ribaltato: “si parla del 61% di posti per progetti di enti pubblici e solo del 39 per il non profit”. Altro elemento che emerge, secondo il portavoce della Cnesc, è "una lettura a comparti stagni, dato che ognuno guarda il suo albo. Ma finora la normativa non prevede una lettura integrata delle due azioni: andrebbe invece fatta, per avere su base territoriale l'effettivo impatto del servizio civile”.

Degno di nota anche un cambiamento rispetto al passato: “scorrendo gli albi regionali si riduce il fenomeno di concentrazioni su pochi enti, cosa già superata per l’albo nazionale”, rileva Palazzini sulla base dei dati del rapporto Asc. “E’ un aspetto positivo, perché evita l’aggregazione. Il quadro è quello di un servizio civile che aumenta i fondi, i posti e quindi è più aperto che in passato”. La speranza, quindi, è che non ci siano futuri passi indietro da parte del nuovo esecutivo. “Anche perché le domande dei giovani ci sono: basti pensare che noi come Cnesc, a fronte di 19mila posti a bando, abbiamo avuto 35mila richieste, ovvero quasi due domande per ogni posto disponibile”.

L’analisi di Asc rileva infine come “in prospettiva del passaggio al Servizio Civile Universale e alla sue nuove e più consistenti dimensioni, è interessante notare che 1.900 enti fra i 4.035 accreditati agli albi regionali e provinciali ha depositato progetti: il 47,09%, in leggera flessione rispetto al 52,5% del 2017. Erano 1.178 nel 2016, cioè il 37,2%. Questo comunque significativo aumento di partecipazione al bando lo vedremo anche nel numero degli enti che avranno progetti a bando e quindi la opportunità di impiegare giovani. Sull’albo nazionale a fronte dei 143 enti accreditati, 90 hanno depositato progetti, pari al 62,9 %. E’ interessante che sugli albi regionali, dove c’è stato il maggior numero di nuovi enti accreditati (non di sedi di attuazione collegate), ci sia poi stata una flessione percentuale nel numero di enti che hanno depositato progetti. Come detto dal 52,5% del 2016 al 47,09% del 2017. Cioè il 53% degli enti accreditati non hanno depositato progetti. Delle 1.990 organizzazioni (erano 1.953 nel 2017) che hanno depositato progetti solo 21 si sono attivate per progetti all’estero”.

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