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Pronto soccorso, ignora l’emergenza e gioca online: condannare il singolo o andare alla radice?

Accade in un ospedale della provincia di Brescia: un operatore sanitario spegne il telefono delle emergenze per continuare a giocare alle slot online. Non è un caso isolato, ma la "naturale" conseguenza dei dispositivi dell'azzardo predatorio diffusi on e off line: creano flussi selettivi di concentrazione sul "gioco". Il giocatore finisce così per ignorare il contesto in cui realmente si trova. Inutile condannare il singolo, se non si affronta il tema alla radice

di Marco Dotti

Pronto soccorso di Chiari, Brescia: un operatore sanitario ignora una chiamata, probabimente è un'emergenza e gioca al pc. La denuncia, dei pazienti o di altri operatori esasperati, arriva sulle pagine del Giornale di Brescia.

Il tutto è accaduto nella notte fra giovedì 25 e venerdì 27 ottobre.I testimoni raccontano che l'operatore avrebbe giocato ininterrottamente per un'ora. Ecco il video:


Un caso isolato? Non troppo. Più che sul soggetto, il problema risiede nell'oggetto. Ovvero nel design e nell'ingegnerizzazione dei processi cognitivi. I casual games, giochini abbastanza stupidi, che però sono una delle industrie che al mondo fattura di più, inizialmente pensati per far occupare il tempo, il tempo se lo stanno divorando. Sempre più solo le persone che "giocano" su device portatili mentre guidano, attraversano le strisce pedonali o lavorano. C'è anche un ramo della neuroeconomia che studia come catturare l'attenzione degli "utenti": è l'economia dell'attenzione (economics of attention).

Il legame fra casual games e azzardo online è delicato. Il confine è poroso. Anche senza addentrarci nei tecnicismi che un discorso rigoroso richiederebbe, va tenuto presente che ogni giochetto digitale ha un design, ossia una cornice di progettazione. E in questa progettazione (software design) elementi cruciali sono le trappole cognitive e gli apparati di cattura (colori, suoni, forme) dell'attenzione. L'attenzione del giocatore, ossia il suo tempo, è denaro. Ma se il suo tempo – e la sua attenzione è denaro – capiamo quale sia la posta in gioco.

Facciamo due esempi semplici ma non banali. Nel casual game (es. Candy Crash) si crea denaro direttamente dal fattore tempo: quanto più il giocatore sta sulla app, quanto più si guadagna. Nel casual gambling si aggiunge una monetarizzazione diretta: si paga per superare il livello, per acquistare punti o si punta denaro nelle forme classiche.

Ma c'è una radice comune: entrambe le forme devono colonizzare spazi-tempi della vita quotidiana. Il mezzo: lo schermo. I modi? La compensazione variabile, neuro ingegnerizzata. Il "game", in entrambi i casi, è infatti progettato per catturare l'attenzione, un'attenzione che deve essere selettiva, e produrre flussi ottimali al gioco stesso. Sono decine i casi, oggetto da anni di studio e interesse da parte della psicologia comportamentale. E da parte dell'industria del gaming e del gambling online, che sfrutta ovviamente le ricerche neurocomportamentali a proprio vantaggio, ovvero for business.

Anziché fare esercizi di moralismo sul singolo ("fannullone", "licenziarlo") dovremmo provare a analizzare il processo: calato in un flusso ottimale, chiunque si perde.

Il male è alla radice, non sulle foglie. Ne parliamo? Ne ragioniamoci? Ma fino in fondo: e sul fondo, non si sa mai cosa si trova.

PS per la cronaca, quello che "cattura" l'operatore sanitario bresciano non sembra un casual game, ma una slot machine. Cambia poco. O forse no.

FOTOGRAFIA E VIDEO SONO TRATTE DAL GIORNALE DI BRESCIA

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