Politica

Sì a telecamere in asili e strutture per anziani e disabili, ma registrazioni accessibili solo alla Polizia

Primo sì della Camera, il provvedimento passa all'esame del Senato. Stanziati 5 milioni per tre anni, per la sperimentazione: da destinare non all'acquisto di telecamere ma a iniziative di formazione continua del personale. Tra i lavoratori potrà essere indicato un soggetto preposto alla prevenzione e al controllo di maltrattamenti o di abusi, in particolare nei confronti delle persone impossibilitate a mostrare il proprio stato d’animo verbalmente

di Sara De Carli

Martedì 23 ottobre la Camera ha approvato la proposta di legge che permette di installare videocamere a circuito chiuso nei servizi educativi per l’infanzia, nelle scuole dell’infanzia e nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e per persone con disabilità a carattere residenziale, semiresidenziale o diurno. Le registrazioni saranno visibili, dopo denuncia, solo dalle forze di Polizia. Tutta la destra e i Cinque stella hanno votato a favore (404 voti). Caso vuole che proprio due anni fa, il 19 ottobre 2016, la Camera dei Deputati approvasse un analogo provvedimento, poi arenatosi nel passaggio al Senato (allora il Movimento 5 Stelle, nelle indicazioni di voto, aveva optato per il voto di astensione e il Pd voto favorevole). La proposta di legge approvata ieri, a prima firma di Annagrazia Calabria (FI) – "Misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale" (1066) – ricalca sostanzialmente il testo di due anni fa.

Cosa prevede la proposta

L’onorevole Calabria ha affermato che questo testo ha «raggiunto davvero un giusto e un corretto punto di equilibrio, il più corretto bilanciamento degli interessi in campo»: «non c’è alcun monitoraggio a distanza del lavoratore, nessun Grande Fratello: nessuno spierà dalla serratura ciò che avviene negli asili o nelle strutture per anziani e per disabili. Piuttosto, c’è la volontà di mettere a disposizione delle forze dell’ordine uno strumento in più per poter intervenire tempestivamente laddove si ravvisino comportamenti sbagliati, comportamenti – e voglio sottolinearlo – che riguardano solamente una piccolissima parte del personale che lavora nel nostro sistema formativo, perché la stragrande maggioranza, invece, è caratterizzata da una straordinaria professionalità, da una straordinaria abnegazione e da una grandissima competenza verso il proprio incarico. Per questo crediamo che la proposta in esame non porti alcuna rottura del patto di fiducia tra questi soggetti e le famiglie ma, anzi, siamo convinti che possa rinsaldare ancora di più questa alleanza, colpendo chi davvero prova a minarla con le sue azioni volente. Sarà, dunque, uno strumento anche a tutela di quelle tante persone perbene che ogni giorno compiono correttamente il proprio lavoro e il proprio ruolo».

La proposta di legge prevede per il triennio 2018-2020 un piano straordinario di ispezioni presso i servizi educativi per l’infanzia, le scuole dell’infanzia e le strutture socio-assistenziali di carattere residenziale e semiresidenziale per anziani, persone disabili e minori in situazione di disagio, gestite direttamente dalle aziende sanitarie locali, convenzionate o non convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, in particolare allo scopo di accertare il grado di accoglienza e di salubrità delle stesse, nonché di valutare il benessere organizzativo del personale impiegato e l’efficacia delle misure adottate dai datori di lavoro per la prevenzione dei fattori di rischio da stress lavoro-correlato.

Fermo restando il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, in materia di istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino al termine della scuola dell’infanzia, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge il Governo è delegato ad adottare un decreto legislativo per definire le modalità della valutazione attitudinale per l’accesso alle professioni educative e di cura, nonché le modalità della formazione obbligatoria iniziale e permanente del personale che opera nelle strutture citate. Per operatori sociosanitari, infermieri e altri soggetti che operano con mansioni di assistenza diretta nelle strutture per anziani e disabili, nonché gli educatori e il personale docente e non docente dei servizi educativi per l’infanzia e delle scuole dell’infanzia, in aggiunta all’idoneità professionale, dovranno essere «in possesso di adeguati requisiti di carattere attitudinali», che saranno individuati e valutati dal Miur di concerto con il Ministro della salute. La valutazione di tali requisiti di carattere attitudinale avverrà sia al momento dell’assunzione che successivamente, con cadenza periodica, anche in relazione al progressivo logoramento psico-fisico derivante dallo svolgimento di mansioni che richiedono la prestazione di assistenza continuativa a soggetti in condizioni di vulnerabilità. Si prevedono «percorsi di formazione professionale continua svolti eventualmente con modalità telematica «finalizzati, in particolare, all’apprendimento delle pratiche e delle tecniche della relazione empatica», ma anche «colloqui individuali o incontri collettivi tra famiglie e operatori o educatori, finalizzati a potenziare il patto di corresponsabilità educativa e la presa in carico» e «un’azione preventiva attuata da équipe psico-pedagogiche territoriali, anche al fine di sostenere i docenti e gli educatori nell’acquisizione degli strumenti utili alla gestione delle situazioni educative difficili» nonché «misure di rilevamento precoce dei casi di stress lavoro-correlato per il personale addetto ai servizi educativi dell’infanzia e alle scuole dell’infanzia».

Una novità (articolo 3 comma c) è che tra il personale di queste realtà «potrà essere indicato un soggetto preposto alla prevenzione nonché al controllo di eventuali condotte di maltrattamento o di abuso, anche reiterate, in particolare nei confronti delle persone impossibilitate a mostrare il proprio stato d’animo verbalmente o attraverso la mimica facciale». L’articolo 4 prevede l’emanazione di linee guida sulle modalità di accesso nelle strutture sociosanitarie e socio-assistenziali per garantire, «ove possibile», le visite agli ospiti lungo l’intero arco della giornata, «anche al fine di favorire la prevenzione delle condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica».

E veniamo all’articolo 5, quello relativo alle telecamere. Nelle strutture citate, «possono essere installati sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso, le cui immagini sono criptate e conservate per sei mesi, decorrenti dalla data della registrazione, all’interno di un server dedicato, appositamente installato nella struttura, con modalità atte a garantire la sicurezza dei dati trattati e la loro protezione da accessi abusivi. L’accesso alle registrazioni è vietato, salva la loro acquisizione, su iniziativa della polizia giudiziaria o del pubblico ministero, come prova documentale nel procedimento penale. I sistemi possono essere installati previo accordo collettivo stipulato dalla rappresentanza sindacale. Il Miur dovrà emanare un decreto che definisce le modalità per assicurare la partecipazione delle famiglie alle decisioni relative all’installazione e all’attivazione dei sistemi di videosorveglianza nei servizi educativi per l’infanzia e nelle scuole dell’infanzia.

Per condurre una sperimentazione viene costituito un fondo con una dotazione di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 (sic), 2018 e 2019 «da destinare prioritariamente a iniziative di formazione continua di carattere professionale, emotivo-relazionale e attitudinale del personale. Le somme non impegnate nell’esercizio di competenza possono esserlo in quelli successivi».

Photo by Alex Knight on Unsplash

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.