Mondo
Rotta balcanica: il baratro della “pietas europea”
Focsiv e Ipsia Acli si rivolgono insieme ai rappresentanti europei e italiani invitandoli ad assumersi la responsabilità politica delle migrazioni con il superamento dei Regolamenti di Dublino e la revisione di procedure meno burocratiche per l’accoglienza e l’integrazione
di Redazione
«Focsiv, con le donne e gli uomini della ong Ipsia Acli, nostra associata, lavora nelle strade, nei villaggi e nei boschi della Bosnia. Siamo profondamente indignati di fronte alle immagini che ci giungono da quei luoghi. Preoccupati per quando, sciolta la neve, si spegneranno i riflettori mediatici e la sofferenza di quelle persone tornerà nel dimenticatoio. Persone che sognano di costruire un futuro migliore nella “civile Europa”. Capaci di sopportare sofferenze in un calvario di freddo e di fango. Fango che sporca con disonore e vergogna tanti Stati e l’Europa intera, troppo prudente e cinica», ha dichiarato Ivana Borsotto, presidente Focsiv. «Nonostante la solidarietà dell’Unhcr, della Caritas e di altre associazioni italiane ed europee, e la partecipazione diretta di alcuni europarlamentari italiani del Pd, che dimostrano il loro senso di responsabilità, la situazione è drammatica. Ci appelliamo ai rappresentanti europei ed italiani e ai dirigenti dei partiti politici del nostro Paese a porre in atto un approccio sistemico con progetti, a medio lungo termine, con la realizzazione di strutture permanenti, con adeguati standard di sicurezza, e con programmi condivisi con le Istituzioni e le comunità locali, rafforzando anche il Welfare di queste ultime».
In una nota si sottolinea: "Da anni si assiste al perpetrare da parte dell’Unione Europea di scelte che considerano le migrazioni come una fastidiosa e inevitabile evenienza conseguente al sistema economico – finanziario che ci governa a livello globale, dimenticando il rispetto dovuto verso ogni essere umano, alle proprie radici storiche culturali e ai valori condivisi che sono le basi fondanti della stessa visione di un’Europa unita.
Non un mero sentimento di scoramento e pietà per quanto sulla Rotta Balcanica avviene ora, senza dimenticare i tanti che si avventurano nelle acque del Mediterraneo, ma la necessità di far fede all’idea di condivisione, di inclusione e accoglienza che sottende al primordiale patto siglato dai paesi che costituirono il nucleo del progetto europeo".
Focsiv è presente lungo la Rotta Balcanica con Ipsia – Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli a fianco della Caritas Italiana, di Caritas Ambrosiana e altre ong, che provvede alla distribuzione di cibo, di vestiti invernali, di medicine e di altri beni essenziali a donne, uomini e bambini che travolti da questa ennesima catastrofe umanitaria. Tuttavia, non si può solo intervenire con gli aiuti materiali o mettendo in atto corridoi umanitari organizzati. Vi è la necessità – sottolinea la nota delle due organizzazioni – di un intervento più strutturato con luoghi di accoglienza e sosta dotati di servizi igienici con allaccio ad acqua, luce e gas. Occorrono interventi che possano servire anche le comunità locali, rurali in tanti casi povere e marginali, comunità, ancora provate dal conflitto degli anni ’90.
Si deve rafforzare le comunità locali “stanziali” a mettere in atto delle politiche di accoglienza delle comunità “nomadi” di passaggio. Le prime in genere più anziane, facile preda di un rancore strumentalizzato da politici nazionalisti, le seconde più giovani che stanno perdendo, dopo anni di stanzialità obbligata la capacità d’immaginare, di sognare e di avere un futuro.
«Dopo mesi di oblio mediatico verso al dramma umanitario che si sta consumando nei Balcani. Finalmente la questione è stata posta al centro dell’opinione pubblica italiana ed europea in queste settimane. Ora abbiamo il dovere di tenere alta questa attenzione, perché ai margini dei confini orientali d’Europa, si è creato ormai un piccolo universo semi carcerario di campi formali e informali e centri di accoglienza che si affacciano su reticolati e fili spinati costruiti nell’illusorio tentativo di fermare popoli dolenti in fuga», ha sottolineato da parte sua Mauro Montalbetti, presidente Ipsia Acli. «Ci sarebbe bisogno di politiche strutturali lungimiranti e coraggiose per affrontare fenomeni destinati a durare e ripetersi nel tempo superando l’esclusivo approccio emergenziale e securitario nella gestione delle politiche migratorie che caratterizza l’azione dei singoli stati e dell’Unione Europea. Non dobbiamo chiudere gli occhi solo perché gli Stati hanno chiuso i loro. Abbiamo incontrato queste persone queste famiglie in Bosnia e in Serbia e cercato di ridargli un ristoro, uno spazio di dignità, di socialità e umanità. Difficile ai tempi della pandemia trovare tempo mezzi e risorse per esprimere e concretizzare una solidarietà internazionale. Tuttavia, era nostro dovere e continueremo a metterlo in atto».
L’appello di Focsiv e Ipsia, rivolto ai rappresentanti europei e italiani e a tutti i cittadini responsabili, chiede all’Unione Europea il dovere di assumersi la responsabilità di una politica più coraggiosa sulle migrazioni, che abbia al centro il rispetto dei diritti umani, a partire dal superamento dei Regolamenti di Dublino e da procedure meno burocratiche per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. E – conclude la nota – ponga il rispetto, la pietas europea, a quei diritti che prevedano come condizione la partecipazione e l’ampliamento della sua comunità. Anche da questo dipende il suo futuro.
In apertura immagine da ipsia-acli.it
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