Non profit

Che triste questa Italia senza oppositori

Credo che la questione della storia della sinistra in questo Paese, della sua dipendenza culturale, politica ed economica sia questione ben più seria di qualsiasi dossier Mitrokhin.

di Riccardo Bonacina

Cari lettori, non si può vivere tranquilli. Con una serialità degna di ?Commesse?, il grande circo dei media, dopo averci svelato (sic) che a Valona rubano di tutto, e quindi anche gli aiuti umanitari, questa settimana ha turbato le nostre giornate con un altro clamoroso scoop. Udite, udite: Armando Cossutta intratteneva rapporti confidenziali con i dirigenti e i servizi dell?Unione sovietica. Nooo! Da non crederci! Cari lettori, per dirla come Celentano, francamente me ne infischio delle presunte liste del Kgb. Credo che la questione della storia della sinistra in questo Paese, del suo sistema di finanziamento illegale, della sua dipendenza culturale, politica ed economica da uno Stato totalitario e nemico sia questione ben più seria di qualsiasi dossier Mitrokhin, e dei nomi scontati o ridicoli in esso contenuti. Ed è questione purtroppo ancora aperta come tante altre che riguardano la storia di questo Paese. Come aperta, ben al di la, della questione Mitrokhin, rimane la questione dell?indipendenza della stampa italiana e dei suoi giornalisti. L?impressione è che un certo tipo di scoop e di scandalismo serva piuttosto a coprire la discussione sui problemi veri, sulle questioni reali che riguardano la vita, il benessere e la libertà dei cittadini. C?è «un livore», un rancore (diceva qualche settimana fa su ?Vita? un inascoltato Adriano Sofri), una rabbia sui giornali e nella battaglia politica che stupisce perché non riguarda, quasi mai, questioni reali. Anzi, l?impressione è quella che al di là dei clamori (si possono ancora definire ideologici?), si viva in un Paese senza più opposizione. E un Paese senza opposizione reale è un Paese ben triste, illiberale. Par di vederli i Berlusconi, i Fini, i Casini sbraitare nei salotti televisivi di turno, ma ancora col sorcio in bocca, con le zampette ancora sporche di marmellata, che fuor di metafora sono di volta in volta qualche centinaio di miliardi in più per la propria azienda, qualche assunzione al Tg1, qualche posto nei CdA che contano, qualche dividendo o concessione. È così che la partita dell?educazione e della formazione delle nuove generazioni resta affidata alle circolari del ministro Berlinguer; la partita sulla salute e sui suoi determinanti affidata alle fissazioni di Rosi Bindi; la politica delle detrazioni fiscali nelle mani di Visco e delle lobby più forti, la politica dei trasporti e il diritto alla mobilità dei cittadini affidati al caos.


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