Cultura

Quanti asili ha l’Europa?

La parola d'ordine è: "armonizzare" le diverse legislazioni nell'Ue. Per garantire un diritto e impedire che quelli che scappano siano preda delle mafie.

di Paolo Giovannelli

Sarà perché a Tampere c?è, assicurano i locali, l?ultimo museo al mondo dedicato a Lenin (letto e rivisto alla finlandese) che funziona regolarmente. Sarà che a Tampere, nel 2001, si terranno i campionati mondiali di orienteering, parola inglese che praticamente significa girare in un bosco fitto e qualche volta trovare anche il modo di uscirne. Sarà per queste ragioni che i capi di Stato e di governo dei Quindici che parteciperanno, il 15-16 ottobre prossimo, al vertice straordinario del Consiglio europeo per iniziare almeno a definire una nuova strategia politica sull?immigrazione e sul diritto d?asilo scelgono la bella città scandinava in cerca di un?ispirazione rivoluzionaria che permetta all?Europa di venir fuori dal labirinto dove i minotauri sono le masse di migranti e di profughi accalcate alle sue frontiere?
A Tampere, l?Unione europea cercherà di applicare il portato del Trattato di Amsterdam, che parla esplicitamente di ?spazio di libertà, di giustizia e di sicurezza?. E, da questa nozione, scaturisce un programma di azione dell?Ue su immigrazione e asilo che prevede, entro cinque anni, l?armonizzazione delle politiche dei Quindici su tali materie. Da immigrati e profughi vari, l?Europa, finora, ha sempre pensato a difendersi; sentendosi invasa, a respingere, probabilmente illudendosi di poter arginare fenomeni più forti dei suoi stessi fronti, dall?Adriatico per gli italiani all?Oder per i tedeschi. «E l?Europa ha sbagliato», sostiene il direttore del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), Christopher Hein. Che continua: «Le troppe regole di sbarramento introdotte, praticamente non consentono più a nessuno di arrivare in modo legale. L?indicatore da considerare è che, in Italia, oltre il 95% dei richiedenti asilo arriva in modo irregolare. E non è solo un problema dell?Italia. Alla fine, la Fortezza Europa è risultata essere di difficile penetrazione per chi, personalmente e direttamente chiedeva aiuto, assistenza e la possibilità di potersi inserire lavorando. Purtroppo, si è rivelata permeabilissima ai disgraziati convogliati dalla criminalità e dalle mafie». Insomma, un quadro proprio non incoraggiante. Il Cir propone, come soluzione, la possibilità di organizzare arrivi legali e protetti, in ogni Paese dell?Unione europea. Qualche esempio da cui trarre spunto per bypassare la criminalità organizzata? «Molto è ancora da inventare», risponde ancora Hein, «ma, per esempio, l?operazione di trasferimento umanitario di kosovari dalla Macedonia, azione alla quale l?Italia ha partecipato portando 5.800 di loro alla base di Comiso è in questa direzione. Prendendo ancora il caso italiano», continua Hein, «un?altra possibilità che il Cir e altre organizzazioni di volontariato invocano da tempo è la possibilità di effettuazione della domanda di richiesta d?asilo presso le ambasciate e i consolati italiani all?estero, che fungerebbero da primi filtri davvero molto importanti. Naturalmente, tutti gli altri governi europei dovrebbero adottare misure simili». Specialmente in materia di diritto d?asilo, per l?Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Acnur), la parola d?ordine è più che mai ?armonizzare? le politiche dei Paesi membri dell?Unione europea. «Per iniziare, bisogna ben distinguere fra un rifugiato e un migrante economico; quindi occorre una corretta interpretazione, comune, della definizione internazionale di rifugiato come stabilito dalla Convenzione di Ginevra del 1951», spiega il funzionario dell?Acnur, Jurgen Humburg. «Poi», prosegue, «servono procedure d?asilo accessibili, giuste e rapide, completate da nuovi approcci nei confronti di situazioni particolari, come la protezione temporanea nei casi di flussi improvvisi e di massa, che dovrebbero comunque garantire diritti e benefici simili a quelli previsti dalla suddetta Convenzione».
Europa, quindi, troppo disorganizzata finora. I Paesi più in difficoltà, sotto questo profilo, sono Grecia, Spagna ed Italia. «La Commissione centrale del ministero dell?Interno italiano, con tutta la buona volontà di chi vi lavora», riprende il direttore del Cir, «regge al massimo il carico di 3 mila, forse 4 mila domande d?asilo all?anno; quando poi ne piovono 10-12 mila il tilt è certo. L?intoppo amministrativo avviene però anche presso le Questure. A Roma, solo per verbalizzare le domande d?asilo, danno appuntamenti che vanno da oggi a 4 mesi, perché non hanno personale sufficiente. Occorre anche sviluppare statistiche affidabili se l?Italia vuole giocare un vero ruolo a livello europeo sui temi dell?immigrazione e dell?asilo e ottenere finanziamenti comunitari adeguati; inoltre, dovrebbe imparare a vendere meglio i suoi prodotti agli altri partner europei, ad iniziare dalla legge sull?immigrazione, la Turco-Napolitano, che è decisamente all?avanguardia in Europa», conclude Hein.

Una legge per tutti

Quello di Tampere è il primo appuntamento che i capi di Stato e di governo europei riservano al tema dei diritti della cittadinanza, proprio perché il Trattato di Amsterdam ha in parte avviato la comunitarizzazione delle materie dell?immigrazione, dell?asilo e dei visti. Tampere è pertanto una tappa decisiva per l?Europa, come primo banco di prova del Trattato di Amsterdam. E, nel documento di Amsterdam, l?Europa si è posta il problema di superare quella rigida compartimentazione creata a Maastricht fra il cosiddetto ?primo pilastro? e il ?terzo pilastro?: ossia fra il metodo comunitario di affrontare i problemi, fondato sull?iniziativa diretta della Commissione europea che prende decisioni a maggioranza, e il metodo intergovernativo, dove serve invece l?unanimità dei singoli governi per assumere le decisioni. La speranza è, ovviamente, che sia sempre più il governo europeo ad occuparsi di materie quali l?immigrazione e l?asilo e a stabilire quindi criteri e linee-guida comuni sull?intero territorio dell?Ue. Questo per cancellare le differenze, purtroppo abnormi, che oggi per esempio esistono fra la politica dei visti dell?Italia e quella della Germania, oppure fra la stessa legge sull?immigrazione italiana e quella spagnola.
presidente Comitato di controllo sull?accordo di Schengen

Bimbi senza famiglia cercano una patria

Minore, richiedente asilo e non accompagnato. Situazione difficile, specie in Italia. La materia è, praticamente, da definire: lo Stato italiano non ha statistiche, impossibile sapere, per esempio, qual è il numero dei minori che varcano i confini italiani accompagnati, magari da un parente, e che poi rimangono abbandonati a se stessi. Cir e Acnur, che stima che ogni giorno nel mondo circa 5 mila bambini diventino rifugiati, hanno organizzato venerdì 8 ottobre 1999, a Roma, il convegno dedicato ai minori rifugiati. L?elenco dei partecipanti è nutrito: fra gli altri, il sottosegretario al ministero dell?Interno Alberto la Volpe, la presidente del tribunale per i minorenni di Milano, Livia Pomodoro, la presidente dell?Ordine nazionale assistenti sociali, Paola Rossi, il segretario della Commissione bicamerale per l?infanzia Athos De Luca, il dirigente dell?Ufficio stranieri della Questura di Roma, Luigi Di Maio e l?avvocato Tina Lagostena Bassi. Saranno naturalmente presenti responsabili ed operatori di Ong e dei centri di educazione e di formazione che aiutano i minori. All?ordine del giorno, i seguenti temi: la tutela del minore nel diritto internazionale e il diritto di asilo in Italia.
Info: Cir, Tel. 06. 69200114.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.