Non profit

E chiamale se vuoi, emozioni

La lettera di Maria, volontaria in una casa di riposo di Prato

di Riccardo Bonacina

Io presto servizio in una Casa di riposo e consentire di vivere a individui che non sopravviverebbero con le proprie sole forze, vuol dire integrare le loro capacità con quelle di altri che se ne prendono cura. Forse è una scelta perdente se valutassimo la questione in termini razionalistici di competizione economica. Nella gara internazionale per avere, potere e dominare, le persone qui ricoverate non ci servono, non ci aiutano. Ma esiste un altro mondo, dentro di noi, ognuno lo sente: quello delle emozioni. I più profondi strati istintuali della nostra vita psichica c?impongono di far vivere le persone non autonome fin quando è lecitamente possibile, ciò per dominare il nostro animo, il nostro sentirci ognuno l?estensione dell?altro e l?altro una parte di noi. Non voglio eccedere nel sentimentalismo. Come tutti voi sono alla ricerca della giusta misura; in quest?intervento, cerco di esprimere pensieri e parole misurate che siano razionali ed emotive insieme e che inducano la nostra società a predisporre ora quei servizi e interventi che un giorno più o meno lontano consentiranno anche a noi di sopravvivere più o meno degnamente. Le famiglie con malati dementi restano turbate emotivamente, hanno bisogno di un supporto psicologico a evitare possibili ulteriori danni. Se diverse persone si uniscono assieme verso una direzione condivisa, allora è molto probabile che l?obiettivo comunemente prefissato sia raggiunto. Invito tutti i familiari a riunirsi periodicamente in gruppi di auto-mutuo-aiuto allo scopo di proteggere la propria umanità, le proprie ragioni esistenziali. Non tutto è risolvibile, ma è importante condividere questa esperienza. La consapevolezza degli altri ci può aiutare. Infine, tutti noi dobbiamo tutelare la nostra memoria, essa ci dà il senso del percorso della vita, perché collega il passato, il presente e il futuro in una rete di riflessioni e di speranze coinvolgenti i citati molteplici stati esistenziali, in particolare quello affettivo-emozionale. Vorrei dirle di più e di meglio, ma ora torno al mio ?servizio?, grazie. Maria,volontaria in una casa di riposo di Prato Cara Maria, ho pubblicato solo dei passaggi della sua lunga e intensa lettera. Che ho letto volentieri, è quasi un diario intimo alla ricerca delle ragioni del suo impegno e della possibilità di partecipare ed essere responsabile dei destini del mondo. Le posso dare un consiglio? Non mi piacciono certe sue espressioni: strati istintuali, stati psichici emozionali, l?estensione nella vita dell?altro. Non so se è un problema linguistico o culturale, non la conosco. Ma provi a essere più personale, non metta mai da parte la relazione personale, il suo io che si relaziona all?altro. Non pretenda di amare l?umanità, ami chi incontra.


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