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Quel collettivo ecologista che spaventa Macron

Proteste e scontri attraversano la Francia, all'indomani dell'uccisione di un ragazzo francoalgerino alla periferia di Parigi, da parte della polizia. Negli stessi giorni, anche il movimento ecologista è in piazza per manifestare contro lo scioglimento del collettivo Les Soulèvements de la Terre, tante anime unite dalla lotta per il clima e, localmente, per la difesa dell'ambiente, dai mega-invasi di Sainte-Soline alla Tav Lione Torino. Moltissimi gli intellettuali e i cittadini schierati con gli ecoattivisti

di Elisa Cozzarini

C'è anche la scrittrice premio Nobel, Annie Ernaux, tra i moltissimi intellettuali e associazioni schierati a difesa degli attivisti del movimento Les soulèvements de la Terre (in italiano: "Le rivolte della Terra"). Il 21 giugno scorso il governo francese ha sciolto il collettivo ecologista, con la motivazione che inciterebbe alla violenza e ai sabotaggi di infrastrutture.

Il ministro dell'Interno Gérald Darmanin l'aveva annunciato già dopo la grande manifestazione contro un megainvaso a Sainte-Soline, nella Francia centro-occidentale, che il 25 marzo ha coinvolto 30.000 persone. Ci sono voluti tre mesi perché, giuridicamente, è complicato sciogliere un collettivo. Les soulèvements de la Terre infatti non è un'associazione con uno statuto, una sede, un presidente. Si tratta di un movimento informale e orizzontale, decentralizzato, senza capi ma con dei portavoce, senza personalità giuridica ma con una sua identità. Molte persone dichiarano di farne parte. Non solo ambientalisti, ci sono anche sindacalisti, ricercatori, educatori, piccoli agricoltori, cittadini comuni, etc. È un movimento ramificato, con 180 comitati territoriali. Può essere sciolto, ma non rinascerà sotto altre forme?

«A Sainte-Soline la risposta dello Stato mi è sembrata decisamente sproporzionata», ha dichiarato Michel Forst, relatore speciale delle Nazioni Unite a proposito dei diritti degli attivisti per il clima e per l'ambiente, descrivendo la situazione francese come «preoccupante». Un'affermazione che suona ancor più significativa in seguito all'uccisione da parte della polizia di un giovane di origine algerina a Nanterre, nella periferia di Parigi, martedì 27 giugno. Ma Forst ha anche sottolineato che, tra i manifestanti de Les Soulèvements de la Terre, ci sono «gruppi ultraviolenti che tolgono legittimità alla lotta ecologista».

Le proteste di Sainte-Soline si concentrano contro la costruzione di un megainvaso capace di contenere quasi 700.000 metri cubi di acqua, quanto 250 piscine olimpioniche, da riempire d'inverno pompando l'acqua dalle falde freatiche di superficie, per garantire riserve idriche per l'agricoltura in caso di siccità. Il consorzio Deux-Sèvres, titolare del progetto, stima che sarà possibile «ridurre i prelievi del 70% in estate». Nell'area è prevista la realizzazione di 16 megainvasi da 6 milioni di metri cubi. Ambientalisti, sindacalisti e piccoli agricoltori si oppongono a queste infrastrutture, perché le considerano una risposta alle esigenze di un sistema agroindustriale che continua a usare troppa acqua e mette in atto soluzioni insostenibili per l'adattamento climatico. Jean-François Soussana, direttore di ricerca all'Istituto francese per l'agricoltura, il cibo e l'ambiente, membro dell'Alto consiglio per il clima, organo consultivo del governo francese in tema di politiche climatiche, considera i megainvasi un esempio di «cattivo adattamento», e aggiunge: «Guardando al 2050, e credo che gli agricoltori ne siano consapevoli, avremo bisogno di cambiare il sistema produttivo per ridurre i bisogni irrigui».

Non c'è solo la battaglia contro i megainvasi di Sainte-Soline: Les soulèvements de la Terre nasce nel 2021 dall'esperienza della Zone à défendreZad (Zona da difendere) di Notre-Dame-des-Landes, un'occupazione decennale, che ha impedito la costruzione di un aeroporto in una zona umida di grande pregio naturalistico. Ma la rete ecologista è anche un'emanazione dei movimenti per il clima, nati sull'onda degli scioperi ispirati dall'attivista svedese Greta Thunberg.

Oggi è un collettivo che porta la battaglia per il clima sui territori e si oppone, oltre che ai megainvasi, anche alla Tav Lione – Torino e ad altre opere locali. Realizza azioni che chiama di «disarmo», ossia di sabotaggio e danneggiamento di infrastrutture e fabbriche ritenute dannose per il clima e l'ambiente. E non le considera violente. A inizio giugno una quindicina di persone vicine al movimento, sospettate di aver partecipato, in dicembre, a un'azione contro il cementificio Lafarge di Bouc-Bel-Air in Provenza, sono state poste sotto custodia cauletare per 96 ore, anziché 24 o 48 ore, applicando per gli ecoattivisti le norme antiterrorismo. Tutti sono stati rimessi in libertà. Lo stesso è accaduto per otto attivisti il 20 giugno, a proposito delle manifestazioni non autorizzate contro i megainvasi di Sainte-Soline in ottobre 2022 e marzo 2023.

Léna Lazare, 25 anni, fa parte di Youth for Planet e aderisce a Les soulèvements de la Terre. «La nostra è una coalizione che unisce il movimento per il clima alle lotte ecologiste locali contro l'accaparramento delle terre da parte dell'agroindustria», afferma ai microfoni di Radio France (qui per ascoltare l'intervista in francese): «Il termine radicale può essere usato in modo peggiorativo, ma per me significa andare alla radice del problema. Quando ho iniziato a parlare di ecologia radicale, è stato per dire che non mi riconoscevo nell'ecologia liberale. Accusano Les soulèvements de la Terre di ecoterrorismo, ma il collettivo si basa su studi e dati scientifici».

Dichiarato illegale il movimento, il dibattito pubblico in Francia si sta concentrando sulla repressione della libertà di espressione e di associazione, più che sui modi di agire di alcuni attivisti. In tutto il paese e anche all'estero, contro lo scioglimento del gruppo ecologista ci sono state decine di manifestazioni (qui la mappa ), che si stanno saldando con quelle contro la violenza della polizia, in particolare nei confronti delle minoranze. Per Amnesty International Francia il provvedimento con cui il governo ha sciolto il collettivo non rispetterebbe il diritto internazionale e in particolare la libertà di associazione, garantita dalla Convenzione europea dei diritti dell'Uomo. «Un numero crescente di organizzazioni per la difesa dell'ambiente e del clima sono nel mirino delle autorità, che utilizzano le stesse misure usate contro gli islamisti e le associazioni di estrema destra», afferma l'organizzazione per i diritti umani.

Intanto il sito lessoulevementsdelaterre.org resta attivo e continua a raccogliere adesioni dal basso. Mentre scriviamo sono quasi 150mila i firmatari dell'appello diffuso dal collettivo: «Ci rivoltiamo, ciascuna e ciascuno nel proprio luogo di vita, ciascuna e ciascuno a suo modo. Il movimento non può essere sciolto perché è molteplice e vitale. Non si scioglie un movimento, non si scioglie una rivolta. Chiediamo a tutte e tutti di unirsi a noi per svuotare questo tentativo di repressione. Noi siamo, tutte e tutti insieme, le Rivolte della Terra».

La foto in apertura è di Remo Casilli per Agenzia Sintesi.

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