Salute

Scoperta variante genetica associata a sclerosi multipla grave

È stata individuata analizzando l'intero genoma di 22mila pazienti e si trova tra due geni attivi nel sistema nervoso centrale e non in quello immunitario. Ereditarla da entrambi i genitori accelera di quasi quattro anni il tempo per avere bisogno di un ausilio per la deambulazione, come mostrano i risultati pubblicati su Nature di uno studio multicentrico internazionale condotto con il contributo della Fondazione associazione italiana contro la sclerosi multipla

di Nicla Panciera

È stato co-finanziato dalla Fondazione Associazione italiana sclerosi multipla lo studio multicentrico internazionale la cui ricerca ha portato a un’importante scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, riguardante la prima variante genetica associata a una progressione più rapida della malattia.

La variante è stata individuata conducendo un'analisi su oltre 22.000 persone con sclerosi multipla, attraverso uno studio di associazione su tutto il genoma (Gwas), che utilizza la statistica per associare accuratamente le varianti genetiche a tratti particolari, in questo caso quelli relativi alla gravità di malattia.

Dopo aver setacciato oltre sette milioni di varianti genetiche, i ricercatori ne hanno trovata una associata a una progressione più rapida. La variante si trova tra due geni senza precedente associazione alla Sm, chiamati DYSF e ZNF638. Il primo è coinvolto nella riparazione delle cellule danneggiate, il secondo aiuta a controllare le infezioni virali. La vicinanza della variante a questi geni suggerisce che potrebbero essere coinvolti nella progressione della malattia. «Questi geni sono normalmente attivi nel cervello e nel midollo spinale, e non nel sistema immunitario», ha affermato Adil Harroud, neurologo della McGill University e primo autore dello studio. «I nostri risultati suggeriscono che la resilienza e la riparazione nel sistema nervoso determinano il corso della progressione della Sm e che dovremmo concentrarci su queste parti della biologia umana per terapie più efficaci».

«Ereditare questa variante genetica da entrambi i genitori accelera di quasi quattro anni il tempo per avere bisogno di un ausilio per la deambulazione», ha affermato Sergio Baranzini, neurologia presso l’Ucsf University of California San Francisco e co-autore senior dello studio. «Capire come la variante esercita i suoi effetti sulla gravità della SM aprirà auspicabilmente la strada a una nuova generazione di trattamenti in grado di prevenire la progressione della malattia», ha affermato Stephen Sawcer, professore all'Università di Cambridge e altro co-autore senior.

Precedenti studi avevano dimostrato che la suscettibilità o il rischio di Sm deriva in gran parte da disfunzioni del sistema immunitario e alcune di queste disfunzioni possono essere trattate, rallentando la malattia. Ma «questi fattori di rischio non spiegano perché, a dieci anni dalla diagnosi, alcune persone con la SM siano sulla sedia a rotelle mentre altri continuino a correre maratone», ha spiegato Baranzini. La speranza è ora quella di trovare dei farmaci che agiscano sul meccanismo dei due geni individuati per rallentare la progrezzione.

Lo studio è stato condotto da oltre 70 istituzioni di tutto il mondo, guidate da ricercatori dell’UCSF (USA) e dell’Università di Cambridge (Regno Unito) a cui hanno collaborato in Italia l’Università del Piemonte Orientale, l’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, l’Università degli Studi di Milano, la Fondazione Irccs Casa Sollievo della Sofferenza e l’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano.


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