Non profit

Chi ha 29 miliardi sulla coscienza

È questo il clamoroso deficit delle raccolte fondi delle più importanti associazioni, secondo quanto documentato da Vita.

di Gabriella Meroni

Dopo i container di Arcobaleno, i sacchi di vestiti della Caritas. E via con gli scandali della solidarietà, veri o finti che siano, che fanno salire gli ascolti. Tra ipocrisia e qualunquismo, quella che giornali e tg stanno servendo al volontariato è una vera polpetta avvelenata. Fatevi i fatti vostri, a far del bene agli altri ci si rimette sempre: questo il bel messaggio che sta arrivando agli italiani dalle grandi firme, dai settimanali più diffusi, dai servizi di apertura dei telegiornali. E così dalle centinaia, migliaia di associazioni serie, che sanno cosa significa impegnarsi gratuitamente per gli altri, arriva l?allarme: gli italiani hanno voltato le spalle alla solidarietà, hanno chiuso i portafogli. Insomma non si fidano più. La calunnia, si canta nel Rigoletto, è un venticello. Ma ci mette un attimo a diventare un temporale. Il calo registrato nelle raccolte fondi nel mese scorso (lo ?scandalo Arcobaleno? scoppiò su Panorama alla fine di agosto) è secco: i più fortunati lamentano una flessione del 30%, ma c?è chi ha registrato il settembre più nero della sua storia: neanche una lira. In media, comunque, la differenza tra la raccolta del settembre 1999 e lo stesso periodo dell?anno scorso è pari al 55% in meno: 52 miliardi della norma contro i 23 dell?emergenza al contrario, l?emergenza scatenata dai mass media che hanno scaraventato tonnellate di fango su chiunque abbia raccolto aiuti per chi ne aveva bisogno, senza distinguere tra le razzie avvenute in Albania con la benedizione dei marò della S. Marco e l?industria toscana dei cenci, che da almeno vent?anni lavora i vestiti usati passati dalla Caritas e da altre associazioni. Lo stesso fango che ha investito anche la maratona televisiva ?Trenta ore per la vita?, che quest?anno ha raggranellato la stessa cifra dell?anno scorso (poco più di 17 miliardi), ma con una sostanziale differenza: nel 1998 i 17 miliardi sono stati incassati, quest?anno solo promessi, e si sa che alla fine solo la metà delle promesse si traduce in offerte reali. Dettagli, dirà qualcuno. Invece no, e c?è dell?altro. Se infatti lo scoop non esiste, e le notizie che ci hanno propinato come clamorose cadrebbero giù alla prima verifica seria, come mai tutto questo bailamme? Cosa c?è dietro questo inaudito attacco alla solidarietà? Ancora: chi pagherà per il danno arrecato al volontariato che lavora senza ricevere una lira in cambio? «Questa campagna denigratoria ha un sapore politico» accusa Franco Bomprezzi, presidente della Uildm e organizzatore dell?annuale maratona di solidarietà Telethon. «In questi ultimi tempi molte persone si erano pian piano abituate a far parte della società civile, a impegnarsi a favore degli altri, e la stampa è stata bravissima a fornirgli la scusa per non impegnarsi più. Ma io non ci sto: le vere campagne da fare sarebbero quelle sul valore della solidarietà, o sugli strumenti che il volontariato stesso ha adottato per evitare le inefficienze o gli sprechi». In effetti, che gli italiani negli ultimi tempi abbiano ?scoperto? la solidarietà è un fatto. La Caritas all?inizio degli anni ?90 aveva raccolto circa 10 miliardi per la Bosnia, con una guerra durata tre anni; per il Kosovo ne ha raggranellati oltre 22 in tre mesi. Un risultato straordinario che ora rischia di non ripetersi. «Da salvatori del Kosovo a dilettanti che si fanno fregare i container sotto il naso in meno di un mese» riflette Emanuele Alecci del Movi. «Cambiano idea in fretta i giornali, senza preoccuparsi né dell?esattezza delle notize, né dei terribili effetti che le loro crociate sulla Missione Arcobaleno hanno sul mondo della solidarietà: anni di impegno e risultati spazzati via con un titolo. Titolo dietro cui si nasconde molto più di quanto è stato scritto: una strumentalizzazione politica in piena regola, che secondo me mira a far terra bruciata intorno all?idea di un servizio civile per tutti i giovani proprio nelle associazioni di volontariato. Come si farà adesso a far passare una proposta del genere?». Domande gravi, scenari inquietanti. Cui fanno da contraltare i dati relativi alle raccolte fondi, che stando alle segnalazioni arrivate alla redazione di ?Vita? hanno subito notevoli flessioni nell?ultimo mese. «Alla solidarietà e ai volontari ormai non ci crede più nessuno» dice Marco Griffini dell?Ai.Bi. «Per capirlo basta ascoltare i discorsi della gente per strada, ma se volete la prova, eccola: sul conto del Comitato italiano sostegno a distanza, che prima della bufera sulla Missione Arcobaleno riceveva regolarmente contributi da parte di 20 mila persone, da un mese non è stata versata neanche una lira. Nonostante tutti i sostenitori abbiano ricevuto una lettera in cui si spiegava esattamente come erano stati impiegati i loro finanziamenti, lira per lira». «Quello che non sopporto è che si sia fatto di ogni erba un fascio» dice Maurizio Carrara, presidente del Cesvi, una delle Ong i cui progetti in Albania e Kosovo sono stati finanziati da Arcobaleno. «I media hanno sferrato un attacco da cui non possiamo difenderci, non avendo i mezzi per farlo. Non serve smentire, spiegare, precisare… quando l?immagine è infangata la gente non distingue più. È vero, anche nel volontariato ci sono delle mele marce, ma molto meno che in altri ambienti, anche perché è molto difficile arricchirsi nel nostro campo. Non ho mai sentito di un presidente di associazione che scappa con la cassa. Anche perché d?ora in poi sarà sempre più vuota». Il Cesvi ha quantificato il danno: un terzo di contributi in meno dal 1° al 30 settembre. Lo stesso ha fatto il Movi: il conto inaugurato alla fine d?agosto per il sostegno a distanza di bambini kosovari è aperto sì, ma scoperto. Dalle associazioni che hanno lavorato in Albania e Kosovo con Arcobaleno, alla Caritas accusata di perdere le tracce dei vestiti usati che ritira, la musica non cambia. «Quello che sta accadendo è ignobile» tuona don Antonio Cecconi, vicedirettore della Caritas. «Si sta cercando di frenare la generosità degli italiani che è sempre stata notevole nei nostri confronti, proprio grazie al nostro buon nome. Ci arrivano offerte da parte di tutti, laici e cattolici, perché lavoriamo bene. Che si sia scelto proprio questo obiettivo senza le dovute verifiche mi fa pensare che forse diamo fastidio a qualcuno. A chi non so. Ma è difficile trovare un?altra spiegazione». Che fare allora? Dalle associazioni arriva qualche idea. Ad esempio l?invito di Franco Bomprezzi: «Reagite all?indignazione con l?impegno invece che col disimpegno» raccomanda. «Reagite alle notizie sulle inefficienze della solidarietà esigendo una rendicontazione più accurata da parte delle associazioni, invece che ricominciando ad accumulare soldi sotto il materasso». (ha collaborato Carlotta Jesi)


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