Politica
Amministratori sotto tiro, la Sicilia la regione più colpita
Non vengono risparmiati da intimidazioni e attacchi anche violenti. Sono gli amministratori del nostro Paese, dei quali ci parla il Rapporto “Amministratori Sotto Tiro”, presentato oggi da Avviso Pubblico, offrendoci uno spaccato in cui svetta la Sicilia, seguita da Campania, Puglia e Calabria. Un fenomeno che non risparmia neppure le donne, il 18 per cento delle quali oggetto di minacce. Un rapporto che per la prima volta analizza anche le violenze contro gli amministratori in Ucraina e i giornalisti
Sono centinaia gli amministratori locali che anche nel 2022 hanno subito minacce, aggressioni e intimidazioni in Italia. Ce lo dice il rapporto annuale “Amministratori Sotto Tiro”, presentato da Avviso Pubblico per tracciare il trend dell’ultimo triennio che descrive un fenomeno in diminuzione in termini numerici. Il calo, però è un dato solo apparentemente confortante. Fare il sindaco, infatti, era e resta un lavoro difficile, in taluni casi molto pericoloso. Due elementi fanno mantenere alto l’allarme: il primo è la cosiddetta “cifra oscura”, ovvero quegli attacchi non resi pubblici o di cui si viene a conoscenza solo a distanza di tempo come risultato di indagini; il secondo è la corrispondenza fra atti intimidatori perpetrati e realmente denunciati.
Ce lo dicono i tanti casi di aggressione, come quello dell’ex sindaco di Roccabernarda (Crotone), Francesco Coco, pestato brutalmente mentre rientrava a casa; oppure le minacce di morte e le buste di proiettili nella cassetta delle lettere.
«Il calo delle intimidazioni di questi ultimi anni può rappresentare un segnale positivo», – spiega il Presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà – «ma non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Come emerge dall’analisi dei dati presente nel Rapporto, è necessario osservare questa tendenza con estrema cautela. Sia in relazione alle intimidazioni che non sono di dominio pubblico – e, dunque, non state censite in questo Rapporto – sia rispetto alle minacce subite, ma non denunciate, da amministratori locali e dirigenti degli Enti locali».
In tutto 326 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza (-25% rispetto al 2021, quando furono 438) rivolti nel corso dell’anno contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali e dipendenti della Pubblica Amministrazione. Per ritrovare un dato simile a quello emerso nel 2021, bisogna risalire al biennio 2013-2014, quando vennero censiti rispettivamente 351 e 361 casi. Contestualmente, abbiamo un calo anche del numero dei Comuni interessati (-14%, da 265 a 227) e delle Province coinvolte (77 nel 2022, il 12% in meno).
Analogamente al 2021, sono stati censiti atti intimidatori in tutte le regioni d’Italia, tranne la Valle d’Aosta. Altro dato in controtendenza rispetto al recente passato è la ripartizione dei casi per macroaree geografiche. Dopo anni di progressivo avvicinamento tra il Mezzogiorno e il resto del Paese, nel 2022 la forbice è tornata ad allargarsi: 2 casi su 3 (il 66%) sono stati censiti nell’area Sud-Isole.
Dopo cinque anni si registra un avvicendamento nella graduatoria delle regioni più colpite da atti intimidatori. Balza, infatti, in cima alla classifica la Sicilia, territorio più colpito del 2022 con 50 casi censiti, prendendo il posto della Campania, che ha mantenuto il triste primato ininterrottamente dal 2017 al 2021.
Seguono Campania (49), Puglia (48) e Calabria (42). Le 4 regioni “a tradizionale presenza mafiosa” – che, messe insieme, registrano il 58% dei casi censiti su scala nazionale – seguono tendenze diverse fra loro: in netto calo gli atti censiti in Campania (-32% rispetto al 2021), stabili Sicilia e Calabria, in aumento la Puglia (+17%).
Seppur in netto calo rispetto al 2021 (- 42%), Napoli conferma lo status di territorio provinciale maggiormente colpito in Italia, con 26 casi. La Lombardia, con 23 casi, invece, mantiene il titolo di regione più colpita dell’area Centro-Nord, davanti al Veneto (19).
Per entrambe le regioni si registra un dimezzamento dei casi registrati rispetto al 2021. Chiudono le prime 10 posizioni la Toscana (16), Sardegna (15), Piemonte (12), Liguria (11). Seppur in netto calo rispetto al 2021 (- 42%) Napoli conferma lo status di territorio provinciale maggiormente colpito in Italia, con 26 casi.
Nella graduatoria provinciale seguono Agrigento (18), Lecce (15), Foggia e Reggio Calabria (12). La provincia del Centro-Nord più colpita è Milano (9 casi).
Da non sottovalutare il fatto che il 21% dei 326 casi censiti da Avviso Pubblico nel 2022 sono avvenuti in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. Questi atti intimidatori hanno coinvolto ben 44 Comuni.
Il 18 per cento delle minacce è rivolto alle amministratrici
I casi di minacce dirette e indirette che hanno visto coinvolte le donne sono stati il 18% del totale. Come nel 2021 social network e lettere/messaggi/telefonate minatorie rappresentano quasi la metà dei casi che hanno visto coinvolte amministratrici e dipendenti.A Montevago (Agrigento) una busta, con all’interno due proiettili, un santino della Madonna delle lacrime e una foto di Papa Francesco con una bi mba in braccio, è stata inviata alla sindaca, presidente della commissione Salute dell’Assemblea regionale siciliana, Margherita La Rocca Ruvolo. Sempre in provincia di Agrigento, a Naro, una busta con all’interno una lettera di offese e minacce, e un fazzolettino inzuppato di sangue, è stata recapitata all’Ufficio Protocollo del Municipio: destinataria la prima cittadina Maria Grazia Brandara. A Napoli un’altra busta, con all’interno un proiettile, è stata recapitata all’abitazione di Carmela Rescigno, consigliera regionale, designata dal suo partito alla guida della Commissione Anticamorra della Regione Campania.
“La prima chiave nella lotta contro mafie e corruzione è una buona pubblica amministrazione. Per questo bisogna sostenere i servitori dello Stato che subiscono minacce proprio perché fanno il proprio dovere. E denunciare invece chi tradisce lo Stato – dichiara il Presidente della FNSI, Vittorio Di Trapani – Per questo è decisivo il ruolo dell'informazione, che per svolgere la sua funzione di controllo però ha bisogno di essere liberata dai bavagli come querele temerarie e restrizioni sulle intercettazioni».
«La diminuzione delle minacce è “sicuramente un successo del nostro sistema della sicurezza, anche se ci sono elementi preoccupanti perché la stragrande maggioranza delle segnalazioni raccolte da Avviso Pubblico viene dal Sud e dalle Isole. Come giornalista d’inchiesta – spiega Floriana Bulfon, autrice del libro “Macro Mafia” (Rizzoli, 2023) – mi domando quanto questa statistica indiscutibilmente positiva sia frutto dell’attività di contrasto e quanto invece sia sintomo di una pax mafiosa, dettata dalla volontà di non provocare attenzioni nel momento in cui cominciano a piovere sul territorio i miliardi del Pnrr». Ad essere coinvolti nella maggior parte dei casi sono i comuni al di sotto dei ventimila abitanti. E una minaccia su quattro non ha matrice criminale: sono comuni cittadini che sfogano il proprio dissenso rispetto a scelte amministrative sgradite con modalità violente e intimidatorie.
In Italia tra il 2011 e il 2022, infatti, sono stati oltre cinquemila gli atti intimidatori, di minaccia e di violenza contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica amministrazione. Di questi più del trenta per cento si trovano nel Centro-nord. Ma minacce e intimidazioni non nascondono soltanto ragioni criminali. Le tensioni sociali si traducono sempre più spesso in atti di aggressione politica: dal 2016 ci sono stati più di mille casi da parte di cittadini, motivati con il dissenso verso decisioni amministrative sgradite.
Per la prima volta dal 2019, poi, l’incendio – di auto, di case, di strutture comunali – torna ad essere la tipologia di minaccia più utilizzata a livello nazionale (18,5% dei casi), come anche la prima al Sud e nelle Isole (un caso su quattro), seguita da scritte offensive e minacciose (16%, in aumento), invio di lettere, biglietti e messaggi minatori (14%) e l’utilizzo dei social network (12%), quest’ultima la modalità più frequente nei due anni precedenti.
Analogamente scritte offensive e social network, che insieme raggiungono il 55% dei casi censiti al Centro-Nord, al Sud e nelle Isole rappresentano appena il 14% delle intimidazioni censite in quell’area.
Il 45% dei casi censiti nel 2022 si è verificato in Comuni al di sotto dei 20mila abitanti. Il 34% in Comuni con oltre 50mila abitanti. Il restante 21% in Comuni tra i 20mila e i 50mila abitanti.
Sicilia: Agrigento e il caso Gela
«Anche se in calo il fenomeno resta presente, molto violento ed estremamente sfaccettato – dice Claudio Forleo, dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico, curatore delreport –. Nell'Agrigentino e nella città di Gela sembra ci sia in atto una vera offensiva contro gli amministratori locali. Così come in Calabria, nel salernitano e nel leccese. Si conferma un altro dato: laddove vi è stato uno scioglimento per mafia, le minacce contro gli amministratori locali sono più evidenti».
A incidere sul dato siciliano – prima regione per minacce censite nel 2022 – è soprattutto la provincia di Agrigento, che da sola raccoglie il 36% degli atti intimidatori registrati lo scorso anno sul suolo siciliano. A colpire è l’ampia distribuzione di questi atti intimidatori – ben 15 Comuni i coinvolti della provincia – e la variegata tipologia di minacce perpetrate. Dai proiettili inviati alla sindaca di Montevago, alla testa di cinghiale lasciata davanti al cancello della casa di campagna di Calogero Scrimali, assessore comunale di Licata, oltre che all’incendio, nello stesso comune, dell’auto di un ex assessore. Ad aprile la sindaca di Naro, Maria Grazia Brandara, riceve per posta un fazzoletto inzuppato di sangue, mentre pochi giorni più tardi tocca ad un funzionario di un consorzio di bonifica, residente a Ribera, sul cui cancello di casa viene trovata appesa una missiva dai toni minatori. Nel mese di agosto a Bivona viene distrutto il parabrezza dell’auto del vicesindaco Salvatore Cutrò. Quarantott’ore dopo è il turno di una telefonata minatoria (“digli di farsi la scorta”) ad un familiare del sindaco di Siculiana, Giuseppe Zambito. A ottobre due intimidazioni fotocopia nel giro di 72 ore – il taglio degli ulivi su un terreno di proprietà – colpiscono i sindaci di Aragona e Burgio. A dicembre a Sciacca, il cadavere di un cane, in un sacchetto, è ritrovato davanti la casa di campagna del presidente del consiglio comunale, Ignazio Messina. Giova ricordare come la provincia di Agrigento sia, a livello criminale, un territorio atipico nel contesto siciliano, con la presenza contemporanea di due realtà mafiose radicate: Cosa nostra e la Stidda.
«Convivono senza evidenti contrasti nel reciproco interesse di spartirsi proficuamente le attività criminali nel territorio della provincia». – si legge nell'ultima relazione della DIA, pubblicata nel mese di aprile del 2023« – Tuttavia, talune indagini hanno messo in luce pericolose frizioni tra esponenti ai vertici di cosa nostra e alcuni stiddari sul controllo e sulla gestione di attività illecite connesse con il mercato ortofrutticolo. Tali evenienze potrebbero, nel tempo, rimettere in discussione il tacito accordo di non belligeranza che contraddistingue da anni la Valle dei Templi».
Nella vicina provincia di Caltanissetta, invece, esplode il caso di Gela, territorio destinatario di tutti i sei casi censiti nel nisseno. Identica la tipologia di minaccia: sei incendi di auto. Nel mirino un auto di proprietà del Comune e le vetture della consigliera Alessandra Ascia, dell’ex assessore Anna Comandatore, dell’ex consigliere Nunzio Cafà, e due auto – a distanza di sei mesi l’una dall’altra – del consigliere Gabriele Pellegrino. Anche nel nisseno, come nell’agrigentino, convivono Cosa nostra e Stidda. Nel 2022, oltre agli amministratori locali, sono finiti nel mirino delle intimidazioni anche numerose attività economiche e professionisti, secondo quanto evidenzia la stessa Direzione Investigativa Antimafia, per la quale «Nel primo semestre si contano nella provincia nissena 413 episodi di danneggiamento, di cui 105 tramite incendio. Il primato è detenuto dalla città di Gela con 135 danneggiamenti di cui 79 con incendio».
Calabria: presi di mira i Comuni già sciolti per mafia
Benché la Calabria abbia fatto registrare negli ultimi anni un numero di casi censiti in progressiva diminuzione, colpisce la gravità delle tipologie di intimidazione utilizzate: incendi, aggressioni e invio di proiettili sono tra le minacce più utilizzate nei confronti di amministratori locali e dipendenti della P.A. nel 2022. Nel mirino finiscono molto spesso anche ditte e aziende chiamate a svolgere lavori sui territori: lo scorso anno si è assistito ad un elevato numero di incendi, soprattutto tra Cosentino e Vibonese. Vi è, inoltre, una stretta correlazione tra atti intimidatori ed Enti locali sciolti per mafia in Calabria: dei 31 Comuni colpiti da minacce, aggressioni e intimidazioni nel 2022, ben 15 sono stati oggetto di uno o più scioglimenti per infiltrazioni mafiose. Una correlazione emersa anche nel corso del 2021, quando dei 29 Comuni colpiti, 15 erano stati sciolti in passato per mafia, anche più volte. Con i suoi 131 scioglimenti decretati dal 1991 al 30 aprile 2023, la Calabria è la prima regione in Italia davanti a Campania (117) e Sicilia (90) e detiene anche il primato per numero di Enti locali sciolti più di una volta (31).
Nel decennio 2013-2022 la Calabria ha subito una media di oltre sei scioglimenti l’anno (63 complessivi nel periodo). A Platì (RC) nel mese di gennaio è stato incendiato il portone del Municipio. A San Giorgio Morgeto (RC) viene bruciata nella notte l'auto di servizio della Polizia Municipale. Stessa sorte a San Luca (RC) per l'auto di proprietà dell'assessore comunale all'Urbanistica Francesco Cosmo. Dalle carte dell’inchiesta Nuova Linea, sono emerse le reiterate minacce perpetrate dalla ‘ndrangheta nei confronti del Comandante della Polizia Locale di Bagnara Calabra (RC), Rosario Bambara. Persone non identificate hanno incendiato l'automobile dell'assessore comunale ai Lavori pubblici di Cassano allo Ionio (Cs), Leonardo Sposato, così come la vettura del sindaco di Falconara Albanese (Cs), Franco Candreva, o quella di Domenico Lacava, capogruppo al consiglio comunale di San Giovanni in Fiore (Cs). Nel mese di luglio Francesco Coco, ex sindaco di Roccabernarda (Crotone), più volte minacciato negli anni passati, viene ricoverato in gravi condizioni a seguito di una violenta aggressione subita nella notte mentre stava rientrando a casa. Alcuni mesi dopo, nello stesso comune, vengono tagliate quindici piante di ulivo di proprietà del sindaco Luigi Foresta. Un mese più tardi il primo cittadino di Cirò Marina (Cr) e presidente della Provincia, Sergio Ferrari, finisce sotto scorta per le minacce che avrebbe ricevuto alcune settimane prima. A Dasà (Vibo), il sindaco Raffaele Scaturchio viene aggredito all’interno del Municipio. Dopo il pestaggio gli aggressori hanno vandalizzato locali e arredi prima di allontanarsi.
Campania: i numeri delle provincia di Salerno
Si può considerare un anno relativamente “povero” di intimidazioni, il 2022, almeno in relazione ai numeri fatti registrare negli anni passati, ma la provincia di Salerno si conferma un caso da analizzare del fenomeno “Amministratori sotto tiro”. Dal 2011 al 2022 Avviso Pubblico ha censito nell’area 152 atti intimidatori, che collocano la provincia di Salerno nella top ten dei territori più colpiti a livello nazionale, facendo registrare numeri superiori a province in cui l’operatività mafiosa – e gli attacchi agli amministratori locali – è più nota e attira maggiormente l’attenzione a livello mediatico, come ad esempio Caserta, Foggia o Vibo Valentia. Tra le caratteristiche del territorio salernitano vi è la diffusione del fenomeno sul territorio: infatti, su 158 Comuni che compongono la provincia, ben 49 sono stati colpiti da atti intimidatori, di aggressione e minaccia dal 2011 ad oggi (il 31% del totale). Tra quellli reiteratamente colpiti nel corso gli ultimi anni, ci sono Castel San Giorgio, Pagani – dove fu ucciso nel 1980 il sindaco Marcello Torre, su ordine della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo -, Pontecagnano, Roccapiemonte e Scafati.
Nel 2022 e nei primi del 2023 le tensioni si sono ripresentate a Castel San Giorgio – due bombe carta: prima contro il palazzo in cui abita il consigliere Alfano e successivamente davanti all’abitazione del sindaco Paola Lanzara -, a Roccapiemonte (altro ordigno davanti all’abitazione del sindaco Carmine Pagano) e a San Marzano sul Sarno, dove due incendi a distanza di due settimane hanno distrutto le auto di un assessore e del presidente del Consiglio comunale. Osservando la mappatura che gli investigatori della DIA offrono dell’operatività mafiosa nella provincia di Salerno, si riscontra una corrispondenza tra presenza di clan e territori colpiti da atti intimidatori. Oltre al capoluogo e alle già citate Pagani e Scafati, anche Vietri sul Mare, Baronissi, Battipaglia, Cava de’ Tirreni, Sarno, Nocera, Eboli, Agropoli e Mercato San Severino, sono stati teatro di atti più o meno violenti contro amministratori locali e dipendenti comunali. La criminalità che opera nella provincia si contraddistingue per una forte eterogeneità (geografica, storica, culturale, economica e sociale), la quale «non rende agevole la tipizzazione e la ricostruzione unitaria dello specifico fenomeno criminale salernitano »– scrivono gli investigatori – «Le storiche articolazioni avrebbero sviluppato, accanto agli affari illeciti tradizionali come gli stupefacenti e le estorsioni, più incisive iniziative di penetrazione del tessuto socio-economico, politico e imprenditoriale, finalizzate ad infiltrare taluni settori ritenuti nevralgici quali le forniture pubbliche, la gestione dei servizi ovvero la realizzazione di opere pubbliche».
Puglia: dal Salento al Gargano
Il 2022 conferma un trend già emerso in Puglia negli anni precedenti: la provincia di Lecce e quella di Foggia, interessate dalla presenza di organizzazioni criminali diverse fra loro, sono le più bersagliate dagli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali (il 45% dei casi censiti da Avviso Pubblico dal 2011 ad oggi). Non a caso, oltre la metà degli scioglimenti di Enti locali per infiltrazioni mafiose decretati nella regione (13 su 25) si concentrano nelle due province, con il caso emblematico di Foggia, secondo capoluogo in Italia a subire il provvedimento dissolutorio dal 1991 ad oggi. Inoltre, dieci di questi scioglimenti sono stati decretati negli ultimi cinque anni (Surbo, Sogliano Cavour, Carmiano, Scorrano, Squinzano e Neviano in Salento, oltre a Foggia, Mattinata, Manfredonia e Cerignola nel Gargano). La Direzione Investigativa Antimafia censisce sul territorio pugliese la presenza di oltre 50 clan attivi, diversi per organizzazione, struttura, operatività e capacità di penetrare il tessuto socio-economico, nonché infiltrarsi nella Pubblica Amministrazione. Il coordinatore della Dia di Bari riferisce che il numero delle denunce iscritte peri delitti di associazione di stampo mafioso ha registrato un forte aumento: si è passati, infatti, dalle 98 denunce del periodo 2020/21 alle 235 dell’ultimo periodo.
L’analisi del fenomeno di stampo mafioso riferito alla città di Lecce e alla sua provincia restituisce, sempre secondo le risultanze della DIA, l’immagine di una criminalità organizzata sempre più orientata alla ricerca di intese collusive con il mondo dell’imprenditoria e delle amministrazioni locali con le quali poter avviare accordi con finalità prioritariamente di riciclaggio. Nella Relazione che ha inaugurato l’ultimo anno giudiziario, il Procuratore generale di Bari ha sottolineato che le organizzazioni mafiose foggiane “creano in molte zone del circondario un clima di intimidazione che rende assai difficile le attività di indagine, considerata la poca disponibilità alla collaborazione da parte della gente del posto”, mostrando un’elevata capacità di penetrare il tessuto imprenditoriale e le pubbliche amministrazioni.
Il Rapporto quest’anno si arricchisce di una sezione speciale sui casi di violenza politica internazionale. A realizzarlo ACLED (Armed Conflict Location & Event Data), che raccoglie informazioni su date, attori, luoghi, vittime e tipologie di tutti gli eventi di violenza politica nel mondo.
«Gli atti di violenza e intimidazione contro gli amministratori locali sono un fenomeno diffuso a livello mondiale. Tra i maggiori fattori di rischio ».– dice Andrea Carboni, direttore analisi di ACLED «vi sono la presenza di conflitti armati e dispute territoriali, la proliferazione di gruppi armati in competizioni elettorali e l'incidenza di fenomeni criminali e corruttivi a livello locale. Tra il 2020 e il 2022, l'Italia registra circa il 75% di tutti gli atti di violenza e intimidazione dell'Unione Europea. Anche a fronte di una possibile maggiore sensibilità da parte dei media nei confronti di queste azioni, il dato italiano rappresenta un'anomalia a livello continentale .Tra i paesi dove nel 2022 gli amministratori locali sono stati più a rischio di finire vittima di atti di violenza vi è l'Ucraina. Sono infatti oltre cento gli amministratori locali che sono stati uccisi o rapiti a seguito dell'invasione russa del febbraio 2022».
Tra il 2018 e il tardo febbraio 2022 ACLED registra un totale di 125 atti di violenze contro gli Amministratori Locali in Ucraina. Circa tre quarti di questi eventi hanno avuto luogo nel 2018 e nel 2019. Circa il 70% degli eventi registrati tra il 2018 e il 2021 è avvenuto in otto delle 27 regioni dell’Ucraina. La geografia delle violenze indica che esistono una varietà di motivazioni dietro agli atti di violenza contro gli Amministratori Locali tra il 2018 e il 2022.
L’invasione russa ha contribuito ad un sensibile aumento degli atti di violenza: 164 di questi eventi sono stati registrati nel solo 2022, mentre il totale dei quattro anni precedenti era fermo a 125. Il bilancio delle vittime confermate è di almeno 26 amministratori locali ucraini uccisi. Questo dato include almeno 20 persone rimaste vittime di attacchi missilistici russi. In aggiunta, almeno 20 amministratori locali nominati dalla Russia e dai governi separatisti sono rimasti uccisi.
Dopo lo scoppio delle operazioni militari, le forze russe sono state anche responsabili del rapimento di numerosi amministratori locali che si sono rifiutati di collaborare con le truppe occupanti. ACLED registra almeno 76 eventi di rapimento, tre quarti dei quali (49 eventi) verificatisi tra il marzo e l’aprile del 2022.
Per quanto accentuate a seguito dello scoppio del conflitto, le violenze contro gli Amministratori Locali non sono un fenomeno nuovo in Ucraina. Nei quattro anni precedenti all’invasione su vasta scala condotta dalla Russia, gli Amministratori Locali sono stati oggetto di numerosi atti di violenza in tutto il paese e, in particolar modo, nelle aree più densamente popolate attorno alla capitale, così come nell’est e nel sud del paese. Nella maggior parte dei casi, queste azioni consistono in incendi appiccati alle auto dei funzionari e, meno frequentemente, alle loro residenze e luoghi di lavoro, suggerendo il tentativo di intimidire le vittime, invece che di ucciderle o ferirle.
ACLED registra un totale di 518 eventi che hanno visto i giornalisti come vittime di violenza, in aumento rispetto ai 462 del 2021. Sono 78 invece i paesi dove i giornalisti sono stati vittime di violenze.
Tra i paesi che registrano il numero più alto di atti di violenza vi sono il Messico (46 eventi), il Bangladesh (46) e l’Afghanistan (38). Secondo il Committee for the Protection of Journalists, sono 67 i giornalisti morti a seguito di violenze nel 2022, 15 di loro sono morti in Ucraina, il paese che registra il più alto numero di vittime, seguito dal Messico con 13 vittime e Haiti con 7.
Il fenomeno in 10 cifre
5.073 i casi censiti sul territorio nazionale da Avviso Pubblico dal 2011 al 2022.
30,5% la percentuale dei casi censiti nel Centro-Nord Italia dal 2011 al 2022.
827 i casi censiti dal 2011 nella regione più colpita da atti intimidatori: la Sicilia.
395 i casi censiti dal 2011 nella provincia più colpita: Napoli.
299 i casi censiti dal 2011 nella prima regione del Centro-Nord: la Lombardia.
1.001 gli atti intimidatori e le aggressioni perpetrati dal 2016 da “comuni cittadini”, motivati perlopiù da espressioni estreme di dissenso verso decisioni amministrative sgradite.
129 i Comuni sciolti per mafia che dal 2016 hanno fatto registrare atti intimidatori nei confronti di amministratori locali e personale della Pubblica Amministrazione: 46 in Campania, 37 in Calabria, 27 in Sicilia, 13 in Puglia e 6 in altre Regioni.
132 gli amministratori locali assassinati in Italia dal 1974 ad oggi, secondo la Relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali presentata nel 2015.
12 i milioni di euro stanziati per il biennio 2023 – 2024 per il Fondo “Amministratori sotto tiro”, così come modificato dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197.
443 gli Enti locali che nel corso dello scorso anno hanno ricevuto fondi per ristorare i danni subiti da atti intimidatori e per promuovere iniziative per la legalità, secondo i criteri di riparto contenuti nel decreto ministeriale del 7 luglio 2022
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