Famiglia
Forni di Sopra, sostenibilità e turismo Unesco
Neanche mille abitanti, Forni di Sopra - piccolo comune in provincia di Udine - ha investito in un turismo "di famiglia" e non di massa. Qui il sindaco ha promosso la rete turistica "Dolomiti in tutti i sensi" ed ha partecipato al processo di riconoscimento di "Dolomiti patrimonio Unesco". Sostenibilità, politiche green e dedizione assoluta: queste alcune scelte di governo di Marco Lenna
L'impegno emotivo nel fare il sindaco di un piccolo comune emerge come tema ricorrente nelle nostre interviste. In molti casi, il primo cittadino è "il" riferimento per tutti e tutte. Non c'è vita privata, non c'è sosta, non c'è "assenza" per chi sceglie di essere il sindaco di una piccola comunità.
Spiace non esserci andati di persona, a Forni di Sopra. Maltempo, influenze reciproche e tempi serrati ci hanno costretto ad una intervista online.
Del sindaco Marco Lenna impressiona l'assoluta calma con la quale parla. Dopo dieci anni di mandato a Forni di Sotto, diventa primo cittadino di Forni di Sopra con un plebiscito che gli consegna un mandato chiaro: dopo aver rilanciato quello "di Sotto", portare anche l'altro forno savorgnano, quello "di Sopra", fuori dalla stagionalità del turismo invernale e rilanciarne l'economia.
Dieci anni sindaco di Forni di Sotto e adesso lo è di Forni di Sopra: insomma, possiamo dire che fare il sindaco le piace…
Il sindaco è tutto, per il suo comune, soprattutto quando è piccolo. È tutto: il consulente, il confessore, l'operaio, il trasportino, il trait d’union tra imprese e uffici tecnici. In un piccolo comune poi tutti sanno dove abiti, ti chiamano, ti chiedono un consiglio, ti chiedono aiuto, vengono a casa per parlarti meglio da soli. Adesso sto quasi finendo il primo mandato qui a Forni di Sopra. Per risponderle: sì, fare il sindaco è una cosa bellissima, ma è anche una cosa che pian piano ti mangia anche un po’ dentro.
Perché?
Perché a livello emotivo se non sei una persona molto pragmatica che riesce a staccare la parte emozionale dalla parte “ufficiale” diventa difficile. Io se non riesco a fare un favore o a dare una risposta a una persona ci sto male, devo riuscire per forza ad arrivare ad una soluzione. E quando non riesco e devo dire di no ad una persona è dura. Se poi si tratta anche di giovani o di giovani coppie o di qualcuno che necessita di lavoro o di una casa allora è ancora più dura.
Qual è il “no” più doloroso che ha dovuto dire?
Non essere riuscito ad aiutare qualcuno a trovare un posto di lavoro oppure dire dei no a degli aiuti perché figuravano aiuti di stato, anche se magari erano degli aiuti a famiglie che ne avevano realmente bisogno. Noi sindaci siamo anche pubblici ufficiali quindi dobbiamo fare rispettare la legge.
Perché sindaco prima “di Sotto” e poi “di Sopra”?
Sono due Comuni che distano 10 km, erano i forni dei Savorgnani che nel periodo subito dopo la Serenissima erano i feudatari che avevano questi possedimenti. Forni di sotto aveva una vocazione legata all'agricoltura e ai pani di acciaio, mentre forni di sopra aveva una vocazione dedita alla pastorizia e alla lavorazione della pietra e delle porcellane. Col passare del tempo, Forni di Sopra è diventata una località turistica sciistica mentre Forni di Sotto è rimasta una realtà pedemontana con una vocazione industriale, il distretto dell’occhiale, ed agricola. A Forni di Sotto sono riuscito a tirare su un bravo ragazzo che è l'attuale sindaco e una squadra di ragazzi che si sono messi in gioco. Ho deciso di provare a cimentarmi in un comune con peculiarità più importanti. E i fornesi di sopra mi hanno accolto con il 78% dei voti. Forse hanno avuto fiducia in me anche per come ho governato Forni di Sotto.
Lei è architetto ed ha partecipato anche al processo che ha portato al riconoscimento “Dolomiti patrimonio Unesco”…
Il processo è partito dalla Fondazione Dolomiti UNESCO che ha fatto degli studi sulla pietra denominata “dolomia” e che è riconoscibile in tutto l'arco alpino dal Friuli Venezia Giulia fino alla Valtellina e nella Val d'Aosta. Quando eravamo in chiusura del processo, sono riuscito a fare la cerimonia finale a Forni di Sotto ed abbiamo sancito l’entrata di Forni di Sotto e Forni di Sopra nel patrimonio Unesco.
Bella svolta…
In sé il marchio non è che ti porti un “uno in più”, devi essere tu a saperlo commercializzare. Devi saper far capire che è un riconoscimento importante internazionale e soprattutto perché lo è. Noi abbiamo un territorio unico, incontaminato. Rispetto a quelle del Trentino Alto Adige, le nostre Dolomiti sono meno blasonate ma hanno un patrimonio ancora inalterato sia culturalmente che paesaggisticamente. Si tratta di fare un lavoro che è solo all'inizio, abbiamo ancora delle marginalità di crescita. Adesso abbiamo dieci alberghi ma siamo ancora in carenza di posti letto. Dobbiamo però tenere bene il ritmo per non diventare una meta turistica di massa. Il rischio è di trovarti, per andare alle Tre Cime di Lavaredo, in coda in fila indiana sul sentiero di montagna a 2mila metri e questo non è sostenibile, non è quello che vogliamo.
Puntate ad una “nicchia”, insomma.
Noi vogliamo un turismo di qualità, legato alla famiglia, che ci permetta di fare innamorare le persone del territorio. I nostri ragazzi magari a 18 anni andranno a girare il mondo, ma se si riconoscono nel territorio che li ha accolti e cresciuti poi tornano con le loro famiglie. Il 70% del turismo italiano che abbiamo o si è innamorato ed ha comprato una casa a Forni oppure tornano i loro figli e i loro nipoti.
Cosa ha portato da Forni di Sotto a Forni di Sopra?
Io penso di avere dato a Forni di Sotto uno “start” che adesso il nuovo sindaco sta portando avanti: c’è stato un forte incoming di famiglie legate all'agricoltura e per noi è una vittoria anche portare due famiglie da fuori a dentro. Ma questo può avvenire se e solo se tu hai un paese che si presenta pulito, curato e sistemato, se hai il dispensario farmaceutico, il piccolo alimentari, la rivendita di giornali, posti dove dormire, una pizzeria, piccole cose-base. Solo così le persone sono invogliate a preferire fare mezz'ora di strada per andare a lavorare ma vivere in un piccolo paese dove la qualità della vita è alta, piuttosto che stare in una grande città dove spesso ci si deve richiudere in una casa. Io sto lavorando per un Comune green, dove ci sia mobilità sostenibile, dove ci siano partecipazione e un forte senso di comunità. Abbiamo una linea di teleriscaldamento, una grande caldaia a biomassa che brucia i residui del bosco e scalda l’acqua in un circuito che arriva in tutte le residenze: alimentiamo quasi tutti gli alberghi oltre che la piscina comunale e adesso arriveremo anche a tutti i privati, così saremo totalmente liberi dal combustibile fossile. Forni di Sopra è anche produttrice di energia elettrica grazie ad una centrale idroelettrica e i pannelli fotovoltaici, da noi c’è una storica cooperativa che porta l’energia elettrica, non dipendiamo dalle grandi società. Per la mobilità sostenibile, abbiamo presentato un progetto alla regione Friuli Venezia Giulia per una linea di bus elettrici e adesso ci stiamo spingendo verso l'idrogeno. La parte più lenta è la partecipazione, ma ci stiamo lavorando.
La popolazione è ferma a meno di mille abitanti, però…
Questo però è un problema di tutta la montagna. Possiamo contrastare questo fenomeno solo migliorando la viabilità. E soprattutto dobbiamo fare uno scatto e sganciarci dal reddito di cittadinanza, dalla richiesta di assistenzialismo e dalla incapacità di investire su sé stessi e il territorio.
Quale welfare, a Forni di Sopra?
Abbiamo un sistema sanitario diffuso sul territorio. Abbiamo gli assistenti sanitari e le operatrici socio-sanitarie che operano sui soggetti più fragili all'interno del territorio. Oltre a questo abbiamo realizzato dal 2019 un “Punto salute” dove effettuiamo visite mediche e anche fisioterapia. Ci sono poi gli operatori che vanno a casa di tutte le persone che hanno necessità fisica dall'anziano alla persona con disabilità, abbiamo in carico circa 20 persone in tutto. Noi abbiamo circa un 60% della popolazione che è over 60. Tra Forni di Sopra e Forni di Sotto abbiamo il ciclo scolastico asilo-elementari-medie a tempo pieno dove cucinano le cuoche dipendenti del comune e la spesa si fa nel comune, a breve attiveremo anche un asilo nido. Le superiori sono a mezz’ora di strada, a Tolmezzo.
Non avete mai pensato a ripopolare i due piccoli comuni grazie all’arrivo di persone migranti con un progetto del Sistema Accoglienza Integrazione-Sai?
Sinceramente non ho mai sentito parlare di questo progetto. Tempo fa abbiamo tentato un percorso di integrazione di famiglie armene dedite alla pastorizia, ma poi non si è chiuso.
Sabato 8 aprile ci trasferiamo in Sardegna, a Noragugume, piccolo comune in provincia di Nuoro, dove conosceremo la sindaca Rita Zaru
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