Ecco come nascono i talenti per la comunità

Siamo andati alla scoperta di un corso di alta formazione realizzato da Fondazione Crt di Torino a beneficio di 40 giovani che volevano dotarsi di competenze per rispondere ai bisogni sociali delle persone che vivono su un certo territorio. Una case history che vede un ente filantropico come la fondazione torinese progettare e realizzare un corso, servendosi anche di competenze sociologiche, politologiche e organizzative. Un podcast in cinque episodi

di Giampaolo Cerri

Il nome, ancora una volta, dice tutto: “Talenti per la comunità”. Lo scorso anno, fra marzo e novembre, Fondazione Crt di Torino, una delle più grandi fondazioni di origine bancaria del Paese, ha realizzato un corso di alta formazione per 40 figure – laureati under 40 -già a lavoro in realtà di Terzo settore o civiche, con lo scopo di fornire loro un pacchetto di nuove competenze utili ad accrescere la loro capacità professionali. Nuove skills, come si dice nel gergo delle Risorse umane, che avessero come orizzonte appunto la comunità dove già insistevano.

«Obiettivo del corso», recitavano i materiali di comunicazione predisposti, «è fornire strumenti per potenziare l’efficacia dell’azione degli operatori nelle proprie comunità, associando all’impegno personale una maggiore comprensione dei fenomeni che toccano oggi le comunità locali, incluse quelle metropolitane, e un insieme di competenze per migliorare progettazione, gestione e valorizzazione delle iniziative sul territorio». Competenze sociologiche, politologiche, economiche messe a punto dalla Fondazione Crt con la collaborazione del sociologo Aldo Bonomi, direttore del Consorzio Aster di Milano, responsabile scientifico del corso, con la scuola politica “Vivere nella comunità” della Fondazione Nuovo Millennio di Roma, del Consorzio Filo da tessere di Biella per il coordinamento, e il Cottino Social Impact di Torino per la tutorship – “applied” cioè tagliata su misura delle esigenze del singolo corsista, e per la sede delle attività.

Un’offerta formativa di notevole contenuto, che si è dispiegata in 21 settimane, con lezioni di sabato per 112 ore, fra laboratori (42), lectio-magistralis (6), lezioni “open”, «su temi trasversali finalizzati ad aprire la mente verso nuove prospettive», (5 ore). Una lettura approfondita, anche storica, dei cambiamenti che hanno attraversato i territori dell’Italia profonda, da Nord a Sud, dall’evoluzione post-industriale alle faglie prodottesi nel presente.

Un’iniziativa che coglie bene il lavoro, davvero importante, che le fondazioni di origine bancaria hanno imparato a fare, e certamente la Fondazione Crt meglio di altre, in questi oltre 30 anni dall’istituzione con la Legge Amato del 1992. Un’iniziativa che era importante documentare, facendola raccontare dalla viva voce di chi, in questi intensi mesi l’ha vissuta.

Da qui l’idea di raccogliere in contributi di alcuni “neo-talentuosi”, cui abbiamo chiesto con quali attese si fossero avvicinati al corso, come fosse stata, per loro, la scoperta di saperi nuovi, ma anche l’esperienza sul campo, con il piacere di scoprire i docenti e i colleghi e di far rete con loro, il valore delle competenze acquisite e il loro investimento nelle attività già svolte.

Ne abbiamo fatto un podcast, che potete ascoltare nel nostro canale, VitaPodcast su Spotify, Google Podcast e su altre piattaforme, facendo parlare Alice Meletti, impegnata in progetti di Educazione alla cittadinanza globale, Lapo Degl’Innocenti: network manager con varie esperienze alle spalle. Giovanni Catanzaro, operatore di sportello sociale del progetto Una casa nel parco, Laura Gallo, project manager presso l’Ufficio progettazione e sviluppo della Cooperativa Frassati di Torino e Carola Mambrini, funzionario direttivo/esperto giuridico nella Divisione Servizi sociali e socio Sanitari del Comune di Torino. Con loro anche Luigi Somenzari, che dirige l'area Educazione e Ricerca scientifica della Fondazione Crt, e che ci ha spiegato invece che cosa ha guidato l’ente nella progettazione del corso.


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