Welfare
Il volontario del 2000 sarà professionale
«Nel prossimo secolo lavoreremo di più e faremo meno i volontari. Ma la solidarietà non svanirà, sarà solo più evoluta e specializzata»
di Redazione
«L’Italia sociale del prossimo millennio? Senza volontariato». O almeno quello nel senso più puro del termine. Che per il professor Maurizio Ambrosini, docente di sociologia all’università Cattolica di Milano, separerà presto i suoi passi dal resto del Terzo settore.
In che senso, professore?
Il ritiro dello stato sociale e le prospettive di un welfare moderno spingono cooperative e imprese sociali verso un futuro di sicuro sviluppo, invece nei prossimi anni contro il volontariato soffierà una schiera di nuovi e potentissimi cambiamenti sociali: la domanda di servizi sempre più qualificati da parte dello Stato e degli enti locali, l’invecchiamento della popolazione, l’ampliamento dell’orario di lavoro, la scomparsa dei baby pensionati e l’aumento delle donne che lavorano fuori casa. A dare il primo colpo al volontariato sarà, insomma, la graduale diminuzione della sua materia prima. Di quei ragazzi, pensionati, casalinghe e impiegati part-time che non avranno più il tempo materiale di aiutare gli altri.
E basta questo per mettere di colpo a tacere tutta l’energia e la motivazione che oggi fanno di oltre 5 milioni di persone dei volontari, seppur saltuari? Per prevedere la scomparsa del volontariato?
No, certo. Perché a “scomparire” sarà solo il volontariato nel senso più puro del termine. Quello della gratuità e dell’impegno totale che nei prossimi anni lascerà il posto a un diverso tipo di coinvolgimento: una gratuità che passa per l’impegno sociale, una “scelta” che nel 2000 significa accettare di lavorare in una struttura non profit meno sicura e meno redditizia di un’azienda di mercato, con orari flessibili e attività che prescindono da qualunque mansionario.
Un volontariato professionale, insomma.
Sì, una gratuità e una solidarietà professionalizzata. Perché di questo ci sarà bisogno. Perché stiamo entrando in una società civile più differenziata che spinge il volontariato puro a evolversi.
Ci faccia qualche esempio.
Le banche del tempo. Che sono una forma di reciprocità più che di volontariato, ma rispondono alla carenza di ore libere in cui aiutare o essere aiutati. E poi soluzioni intelligenti per non sprecare le poche risorse che al volontariato rimangono, come riformare il servizio civile in forme serali e compatibili con lo studio invece che cancellarlo completamente. Che il volontariato assuma questa o quella forma, insomma, l’importante è che non perda la sua anima. Tempo ed energia sono il dono più prezioso che i cittadini possono farsi l’un l’altro. Nel mille e nel duemila……
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