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Decreto lavoro, ActionAid «Una prima vittoria per le donne in uscita dalla violenza»
L’organizzazione accoglie positivamente l’approvazione in Senato del decreto Lavoro e l’inserimento degli emendamenti per includere le donne che subiscono violenza. Molto rimane però ancora da fare per garantire l'accesso ai diritti socioeconomici a tutte le donne
di Redazione
Con l’approvazione in Senato, nella giornata di ieri, del Decreto lavoro diventano realtà gli emendamenti che consentiranno alle donne in uscita dalla violenza di poter beneficiare dell’Assegno di inclusione. Presentati da maggioranza (Fratelli d’Italia) e opposizione (Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Italia Viva), rischiavano di essere accantonati nella discussione del testo in Commissione 10°.
La loro inclusione nel testo, che andrà alla Camera per poi essere convertito definitivamente in legge entro il 3 luglio, è un segnale forte: le donne inserite in percorsi di fuoriuscita dalla violenza saranno esentate dagli obblighi di attivazione sociale e lavorativa previsti dalla misura per accedere all’Assegno di Inclusione, come quello di accettare un’occupazione ovunque sul territorio italiano pena la perdita del contributo. Inoltre, è finalmente riconosciuta la possibilità di costituire nucleo familiare a sé stante, anche ai fini del calcolo dell’Isee. In altre parole, alle donne supportate dai Centri antiviolenza e dalle Case rifugio viene riconosciuta la loro effettiva situazione economico-patrimoniale scollegandola a quella dell’autore di violenza, anche in assenza di un provvedimento giudiziario o del decreto di separazione dall’autore di violenza.
«Sono correttivi molto importanti per il riconoscimento e la piena tutela dei diritti sociali ed economici delle donne in fuoriuscita dalla violenza. Da tempo ActionAid si batte affinché il Parlamento e il Governo non releghino la prevenzione della violenza maschile contro le donne e la loro protezione solo a leggi settoriali, generalmente sottofinanziate, ma che si adoperino per rendere integrate le politiche pubbliche, ovvero più rispondenti ai bisogni specifici delle donne che hanno subito violenza. L’Assegno di inclusione va certamente in questa direzione. Ora però chiediamo di colmare le lacune che il DL presenta rispetto alle donne senza figli o figlie e di estendere la modifica introdotta per il calcolo dell’Isee anche ad altre misure di welfare di cui le donne che subiscono violenza beneficiare», dichiara Rossella Silvestre, Policy Expert di ActionAid.
La norma relativa all’Isee, infatti, modifica solo il dl lavoro e non il regolamento generale che disciplina l’accesso alla maggior parte dei servizi di welfare del nostro Paese. È quindi urgente estendere tale novità all’intero ventaglio di servizi di welfare perché sono una risorsa fondamentale e spesso unica nel percorso delle donne verso l’indipendenza socioeconomica. L’Assegno di inclusione poi riguarda solo donne che hanno subito violenza con minori a carico ed esclude quelle senza figli e figlie. Proprio per questo è prioritario prevedere una misura complementare che garantisca l’accesso a un sussidio economico anche a loro. Il reddito di libertà, istituito nel 2020, se reso strutturale e finanziato adeguatamente, può colmare tale lacuna.
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