Formazione
Parla Pierino Chiambretti. Se fa scompiglio è tv no global
Intervista al protagonista della stagione. "La televisione migliore è quella che contesta la marmellata". (di Maurizio Caverzan)
di Redazione
Nei giorni delle nomine dei direttori di reti e testate Rai, termina Chiambretti c?è, il programma cult (miscuglio di linguaggi e atmosfere, dal musical all?attualità politica e culturale, alla satira) dell?ultima stagione televisiva. C?è qualcosa di simbolico in questa concomitanza, qualcosa su cui val la pena riflettere.
Vita: Il 22 marzo è andata in onda su Raidue l?ultima puntata di Chiambretti c?è. Che spazio c?è per Chiambretti nella nuova Rai?
Piero Chiambretti: È una domanda alla quale non posso rispondere perché non conosco i programmi della nuova Rai. Se dovessi tener conto di ciò che hanno dichiarato i nuovi manager, e cioè che prevarrà il criterio della meritocrazia, credo di potermi meritare almeno un programmino di dieci minuti la settimana.
Vita: Se dovesse sintetizzare in una parola l?esperienza di Chiambretti c?è, che cosa direbbe?
Chiambretti: La parola chiave è energia perché racchiude i contenuti del programma, la sua forma, la luce, il ritmo. E poi c?è voluta una certa energia per andare avanti sei mesi invece dei tre previsti. Energia è quella che mi hanno trasmesso le 140 ragazze, quella che mi ha contagiato Carlo Freccero, il migliore autore del programma, poi c?è l?energia un po? pigra di Gianni Boncompagni, quella un po? distaccata e snob di Irene Ghergo, quella al cashmere di Alfonso Signorini e, infine, quella rigorosa di Tiberio Fusco, che ha moltiplicato nel corso di questi mesi il già elevato numero di tic che può attraversare il suo viso.
Vita: Oltre ad alcune piccole nuove star, che cosa ha inventato Chiambretti c?è?
Chiambretti: Credo che abbia reinventato Chiambretti. Penso di aver compiuto un salto in avanti rispetto al mio modo di fare televisione. In uno studio pulito, illuminato, preso anche dal glamour dei miei soci, sono riuscito esprimermi con uno stile più morbido, più elegante, più vicino alle esigenze della seconda serata televisiva.
Vita: Il suo programma è stato anche un piccolo specchio della crisi della sinistra. Uno dei segnali della crisi di quel mondo è che non riesce più a far ridere: è così?
Chiambretti: Far ridere è sempre molto difficile. L?unico vero comico che la televisione ha espresso in questa stagione è Maurizio Crozza. Tutti gli altri o sono ripetitivi o non ce la fanno. I comici italiani sono quasi tutti di sinistra perciò, se si dimostrano impacciati, esprimono gli impacci della sinistra.
Vita: I momenti migliori del suo programma sono stati con Buontempo, Ferrara, Gasparri, Sgarbi. Cosa vuol dire?
Chiambretti: È un evidente segno dei tempi. Mentre la sinistra è in piena autoanalisi e non ama mostrarsi in televisione, mentre la base sanguina, la destra vive un momento di euforia esagerata che la porta a esibire sia la sua comicità naturale che, a volte, la sua super-comicità involontaria.
Vita: Chiambretti c?è aveva un seguito anche presso il movimento no global?
Chiambretti: Quando si è in televisione per sei mesi, tre sere a settimana, ci si imbatte in un pubblico vasto che non è solo quello del cosiddetto zoccolo duro. Passeggiando per Roma, non solo durante le manifestazioni o i girotondi, sono stato fermato da persone del movimento no global.
Vita: Con le letterate hai mai discusso di globalizzazione, di pensiero unico?
Chiambretti: Anche se frequentano l?università, con le letterate è difficile parlare di qualunque cosa che non sia, nell?ordine: ex fidanzato, vacanze, vestiti, quanto è figo Totti.
Vita: Che possibilità c?è di proporre una televisione che soddisfi, almeno in parte, anche le preferenze e le tematiche del movimento no global?
Chiambretti: Una televisione tutta così non si potrebbe fare: sarebbe una forma di omologazione uguale e contraria a quella che già esiste. Ci sono già Santoro, la Dandini? Questo tipo di trasmissioni hanno successo perché sono autocombustibili, prendono fuoco e poi diventano cenere. Una serie di trasmissioni che abbiano il segno dell?alternanza rispetto a ciò che impera su Raiuno sarebbe certo un toccasana, ma la verità è che Raiuno è identica a Canale 5, Rete 4 è Emilio Fede cioè la telenovela, Italia 1 è per i giovani che però diventano immediatamente vecchi, quindi ridotta, Raidue ha fatto dello scompiglio la sua ragion d?essere e quindi non ha un?identità precisa. Raitre ha un pubblico che va dai 60 ai 100 anni e La7 è una rete di venti minuti con Gad Lerner e Giuliano Ferrara. Lo spazio ci sarebbe, la volontà non so.
Vita: La sintesi di questa stagione televisiva, Benigni a parte, è che sono i cattivi a lasciare il segno, a vincere: vedi Iene, Striscia, Chiambretti-Boncompagni?
Chiambretti: I cattivi sono la contestazione della marmellata che dal sabato sera fino ai professori della notte invade la televisione. Quest?anno abbiamo vissuto il processo della tv fatto dalla tv, le televendite nate dalla tv sono state uccise dalla tv, certi politici nati dalla tv sono stati sfiduciati in televisione. Tutto questo fa la fortuna di quei programmi portatori sani dello smascheramento della verità.
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