Mondo

Iran, danza e cartoline (italiane) contro il silenzio che uccide

Iniziativa a sostegno dei diritti civili di Amnesty International Italia e Coop, che hanno recapitato all'ambasciata iraniana 112 mila cartoline per dire no alle violenze e alle gravi violazioni dei diritti umani in corso da mesi nel paese. Presente anche l'attivista Parisa Nazari

di Redazione

C'era la polizia davanti all'ambasciata dell'Iran. Uno sguardo discreto ma attento puntato sui volontari di Coop e Amnesty Italia che proprio dalla parte opposta della strada (non è stato consentito loro avvicinarsi al cancello) erano alle prese con un enorme sacco di iuta con sopra scritto Coop e con dentro 112 mila cartoline per dire no alle violenze e alle gravi violazioni dei diritti umani in corso da mesi nel paese. L'intenzione degli attivisti? Consegnare (neanche troppo simblicamente) il dono al governo di Teheran, da mesi alle prese con una feroce repressione dei diritti civili. Una campagna iniziata con l'arresto prima e l’uccisione poi della giovane iraniana Mahsa Amini (non indossava correttamente l’hijab), a Teheran nel settembre scorso, cosa che ha scatenato la ribellione di vasti strati della popolazione contro il regime degli ayatollah. Poco più in là la telecamera montata su un lampione, che da quando è stata installata ha raggelato tutti, per via della somiglianza (voluta? sussurrata?) con una forca. La telecamera? Sì, perché voluta o meno, quegli occhi sono un po' la rappresentazione del modo in cui in Iran si trattano i diritti civili. Un brutto modo, tale da aver sconvolto tutti, anche a distanza di chilometri, qui da noi.

Dal teatro di Milano a Roma

Facciamo un passo indietro, la consegna delle cartoline e la connessa mattinata di mobilitazione sono l'ultimo capitolo, in ordine di tempo, di “Close the gap 2023”, iniziativa lanciata a marzo. Sul palco del teatro Litta di Milano allora c'erano anche Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e Ancc-Coop, Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty International, e Parisa Nazari, attivista per i diritti dei popoli iraniani. E c'erano anche davanti all'ambasciata. QUI l'intervento di Marco Pedroni.

I numeri della repressione

Secondo i dati diffusi da Amnesty International, sono oltre 500 i manifestanti uccisi, durante le proteste iniziate nel settembre 2022, dalle forze di sicurezza e di quelle paramilitari. Tra questi, almeno 71 minorenni di età compresa tra gli 11 e i 17 anni.

Oltre 20 mila arresti. Le persone arrestate sono oltre 20 mila. Sette manifestanti sono stati impiccati e decine di altri rischiano di essere messi a morte in tempi brevi. In tutto l'Iran, centinaia di scuole sono state attaccate con gas tossici, che hanno causato malesseri e gravi danni a migliaia di alunne.

La protesta è stata portata avanti con molti sforzi dalle donne iraniane, che hanno pagato molto spesso con la vita la loro volontà di dissentire da un sistema autoritario e repressivo soprattutto nei loro confronti. Speriamo che questa iniziativa possa smuovere e raccogliere l'attenzione di chi dovrà cambiare un sistema non più accettabile.

Ileana Bello, direttrice generale di Amnesty International Italia

Siamo di fronte all'ambasciata iraniana per cercare di consegnare queste 111 mila e 500 cartoline, chiedere la fine della repressione e di chiederealle autorità di Teheran di rispettare questo gesto di impegno della società civile che per molti mesi si è impegnata accanto alla società civile iraniana.

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia

Cartoline per l'ambasciatore

Le cartoline raffigurano simbolicamente una ciocca di capelli come quella che ha portato all’uccisione della giovane iraniana Mahsa Amini, a Teheran nel settembre scorso, scatenando la ribellione di vasti strati della popolazione contro il regime degli ayatollah. Erano state allegate a marzo ai settimanali Sette del Corriere della Sera e Venerdì di Repubblica e, in aprile, ai mensili dei soci Coop: Consumatori, l’Informatore e Nuovo Consumo. Online, si poteva sottoscrivere in formato digitale sul sito coop.it. In due mesi si è mossa la campagna che ha visto mobilitarsi nei negozi i soci Coop e via via arrivare migliaia di cartoline che sono state poi raccolte e sono finite nel sacco portato a Roma, per essere consegnato all’ambasciatore iraniano Mohammed Reza Sabouri.


A fianco di Coop e Amnesty International Italia anche la community degli attivisti e attiviste “Donna, vita, libertà” con la presenza di Parisa Nazari. Fuggita dall’Iran da giovane, Parisa dal 2019 ha deciso di esporsi apertamente contro il regime iraniano sostenendo le proteste dei suoi connazionali in patria. Finché è stato possibile Parisa Nazari si è recata ogni anno in Iran per poi tornare a Roma, descrivendo cosa succede oggi nel suo paese d’origine.

Il silenzio uccide in Iran ed è importante alzare una voce. Noi attiviste iraniane sappiamo che ci sono persone che hanno sacrificato la loro vita per le libertà fondamentali e che da mesi portano avanti una lotta pacifica per i diritti. Eventi come questi sono fondamentali perché possono arrivare ai politici, quelli che stanno normalizzando i rapporti con un regime che ha le mani sporche di sangue.

Parisa Nazari, attivista iraniana

I passi di Noushin

Durante il presidio, si è tenuta una performance della danzatrice e attivista per i diritti delle donne Noushin Masoumi, 37 anni di Teheran, sullo spartitraffico di fronte all'ambasciata, sulle note della canzone “Baraye” del cantautore iraniano Shervin Hajipour dedicata alle donne, ragazze e bambine iraniane e alla loro lotta per la libertà. «Vogliamo portare un messaggio di solidarietà del popolo italiano al popolo iraniano» spiega Noushin.

«Non sono soli» dice, riferendosi agli attivisti che «stanno facendo una lotta preziosa per raggiungere la libertà nel nostro Paese. A Teheran – precisa – non solo i dititti delle donne, ma tutti i diritti fondamentali sono considerati nulla. È vergognoso».

Nessuna risposta

A maggio all’Ambasciatore è stata indirizzata una lettera ufficiale a doppia firma Coop e Amnesty International Italia per rendere nota la volontà della consegna, ma nonostante le ripetute sollecitazioni non non c'è stata alcuna risposta. Da qui l’idea del presidio.

Foto e video a cura di Alessio Nisi

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