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Assegno di inclusione, sventato il taglio per le famiglie con figli disabili

Nella conversione in legge del Decreto Lavoro, erano stati approvati due emendamenti che penalizzavano le famiglie in povertà con figli disabili, spostando da lì 60 milioni di euro necessari per ampliare la platea agli adulti in condizione di grave disagio biopsicosociale, in cura e assistenza presso i servizi socio sanitari. Un emendamento della relatrice, grazie al gioco di squadra tra le istituzioni e la Fish, ripristina la situazione iniziale per le famiglie con minori disabili e trova nuove risorse per l'allargamento della platea

di Sara De Carli

Scampato pericolo per le famiglie con un minore con disabilità, che dal 1° gennaio 2024 con l’assegno di inclusione che sostituisce il Reddito di cittadinanza rischiavano di vedersi tagliare 60 milioni di euro. Ieri in Senato un emendamento della relatrice, Paola Mancini (FdI), ha sventato il taglio e riportato i 60 milioni in capo alle famiglie in povertà che hanno al proprio interno un bambino disabile, ripristinando il fondo corrisponente. «È stato un lavoro sinergico tra la Fish e il viceministro al Lavoro e alle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci», spiega soddisfatto il presidente della Federazione, Vincenzo Falabella.

I fatti sono questi. La 10ᵃ Commissione del Senato, nel convertire in legge il Decreto Lavoro approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 1 maggio (AS 685, per la conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, recante misure urgenti per l'inclusione sociale e l'accesso al mondo del lavoro") ha approvato due emendamenti di Fratelli d’Italia – il 2.12 e 2.35 – che avrebbero penalizzato le famiglie in povertà, con figli con disabilità. La Commissione infatti, spiega Falabella, «ha voluto allargare la platea dei soggetti rientranti nell’Assegno di Inclusione, in favore degli adulti in cura e assistenza presso i servizi socio sanitari in condizione di grave disagio biopsicosociale. Per reperire le risorse per la copertura di questo allargamento della platea dei beneficiari, però, il parametro della scala di equivalenza per i figli con disabilità veniva portato da 0,5 a 0,2. «Una diminuzione che avrebbe portato a uno spostamento di 50-60 milioni di euro dalle famiglie con minori con disabilità a nuclei sempre fragili, sì, ma con componenti adulti in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificati, dice Falabella. Contestualmente, prosegue, il valore Isee veniva portato da circa 9mila a circa 7.200 euro

«Abbiamo immediatamente avviato un confronto con il Viceministro Bellucci, che cogliendo le doglianze della federazione è intervenuta favorendo l’individuazione di ulteriori coperture», racconta il presidente della Fish. Chiusi i lavori in Commissione, l’unica strada percorribile era quella di un emendamento a firma della relatrice Paola Mancini (FdI), che è stato effettivamente presentato il 20 giugno ed approvato ieri in Aula. L’emendamento riporta la scala di equivalenza a 0,5 e l’Isee a 9mila euro, mentre per ampliare la platea e poi amplia la platea ai nuclei con persone adulte in cura e assistenza presso i servizi socio sanitari in condizione di grave disagio biopsicosociale sono state stanziate risorse aggiuntive. Per questa tipologia di famiglie, la scala di equivalenza è fissata a 0,3. «Si è posto così rimedio ad una disuguaglianza sociale che di fatto sarebbe scaturita con i due emendamenti approvati in Commissione. Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto e del lavoro sinergico che è stato prodotto, conclude Vincenzo Falabella.

Foto Diletta Grella


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