Famiglia
Quanti amici di famiglia
Coppie che si mettono insieme,che si organizzano per darsi una mano e sostenere altre coppie in difficoltà. E rimediare ai buchi dello Stato sociale.
La famiglia produce volontariato. Nella storia recente dell’associazionismo italiano questa tendenza emerge in maniera così netta da diventare un fenomeno sociologicamente importante. Famiglie che si mettono assieme, che si organizzano, per rispondere ai propri bisogni che “fanno associazione”. Poi, nel tempo, si associano in gruppi più grandi: dalla semplice risoluzione dei problemi dei soci, si passa all’offerta di servizi all’esterno quindi a produrre cultura della solidarietà, presenza sociale, rapporto con le istituzioni. Se ne è occupato attraverso numerose indagini il Centro studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano, diretto da Giovanna Rossi.
«È vero, mentre la famiglia appare, per certi versi, una specie in estinzione», spiega la sociologa milanese, «alcuni fenomeni, tra cui, appunto, l’associazionismo familiare, manifestano una sua più consapevole partecipazione alla vita sociale che induce a parlare di una nuova “cittadinanza societaria”». La funzione sociale della solidarietà familiare, spiegano i ricercatori del Centro della Cattolica, affiora soprattutto nelle situazioni più critiche o di maggior disagio, dove lo Stato sociale incontra notevoli difficoltà ad approntare servizi efficaci. «Nel complesso, la famiglia risulta essere il soggetto più idoneo e disponibile per rispondere ai bisogni sempre nuovi dei suoi membri», spiega Rossi, «perché in grado di rispondere in modo flessibile e rinnovare la propria azione nel tempo. La famiglia, inoltre, è il fulcro di un complesso lavoro di connessione di tutte le risorse disponibili: rapporti intrafamiliari, servizi pubblici, di mercato, reti associative, amicali e di volontariato». «Da un altro punto di vista, poi, le associazioni familiari sono il chiaro segnale di una nuova vitalità della società civile, che sta riconquistando gli spazi invasi dallo Stato e dal mercato». Ma qual è la ragione di questa controtendenza italiana che vede la famiglia in apparente crisi e lo svilupparsi dell’associazionismo familiare?
La prima e per adesso unica indagine a livello nazionale sull’associazionismo familiare risale al 1995. Furono analizzate dalla stessa Rossi e da Pier Paolo Donati oltre 221 associazioni. La maggior parte delle associazioni familiari (61,8%) era composta da soci che condividevano sia le finalità dell’associazione sia l’esperienza dei problemi su cui è impegnato il gruppo stesso. E l’azione svolta dall’associazione nei confronti della famiglia emergeva come tratto prevalente (74,1% dei casi)
«Queste associazioni producono famiglia», osserva Giovanna Rossi, «cioè stimolano, attraverso il rafforzamento e la rigenerazione delle relazioni familiari, una nuova consapevolezza del proprio essere famiglia». In pratica il contrario di come agiscono molti servizi pubblici impegnati a portare il bisogno “fuori” dalla famiglia: «L’esito di simili procedure », osservano al Centro studi, «è quello di scaricare la famiglia non solo dei pesi che gravano sulle sue spalle, ma anche delle relative responsabilità».
Oggi le azioni dell’associazionismo familiare sono in crescita alla Borsa della solidarietà. Come risulta anche nella nuova ricerca che la Rossi ed altri studiosi stanno per completare per il Centro italiano studi familiari- Cisf. «Abbiamo rilevato ben 53 associazioni familiari a livello nazionale», rivela la studiosa, «e cioè gruppi con una presenza rilevante e sedi in più Regioni». E all’interno di questo variegato movimento si profila una doppia tendenza: «una particolaristica, che si accontenta cioè di continuare esclusivamente l’attività “storica”, e un’altra che è pronta ad assumere competenze, carichi, capacità di diventare imprenditori, in senso lato, nel sociale». Ovvero c’è chi pensa di continuare a soddisfare i bisogni per cui sono nate ed altre che, invece, decidono di giocare un ruolo sociale nuovo, diventando interlocutore anche per le istituzioni. In ogni caso la cultura della solidarietà che queste associazioni producono al loro interno, dicono i ricercatori della Cattolica, «comincia ad essere interessante e significativa anche per chi non la pratica». Le esperienze e i modelli dell’associazionismo familiare cioè sono accolte con sempre maggior favore dalla pubblica opinione.
Last but non least: le famiglie che si associano, senza averlo programmato prima,mostrano di intendere i rapporti sociali in una dimensione sussidiaria.
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