Salute
A gonfie vele verso l’infinito ed oltre (malattie e disabilità)
La campagna di solidarietà di Nave Italia 2023 salperà il 4 aprile dal porto di La Spezia. A bordo, in compagnia dell’equipaggio della Marina Militare, saliranno bambini, ragazzi e adulti che vivono un disagio, una grave malattia o una disabilità. Ventitré le associazioni coinvolte. L’amore per il mare e la natura diventano conquista di una vita diversa, oltre i propri limiti
Saranno 23 gli equipaggi straordinari che saliranno a bordo di Nave ITALIA, il veliero della Fondazione Tender To Nave Italia una onlus costituita nel 2007 dalla Marina Militare e dallo Yacht Club Italiano.
Nave Italia, il brigantino più grande del mondo (61 metri di lunghezza e 1300 metri quadri di superficie velica) salperà il 4 aprile dal porto di La Spezia per toccare, lungo tutto il periodo primaverile ed estivo, i porti italiani di Genova, Savona, Livorno, Civitavecchia, Olbia e Cagliari.
A bordo, in compagnia dell’equipaggio della Marina Militare e dello staff scientifico della Fondazione, saliranno 23 associazioni ed enti non profit del terzo settore provenienti da tutta Italia e una dal Sudafrica, per sperimentare come il metodo Nave Italia influisca positivamente sul benessere di chi vive un disagio o una disabilità.
Tra i numerosi progetti si segnala: a maggio “Il viaggio di Esprimo” promosso dall’Università degli Studi di Verona – Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, rivolto a pazienti affetti da sclerosi multipla di età compresa tra i 18 e i 45 anni; nel mese di giugno “È tempo di salpare 2”, promosso da AGOP – Associazione Genitori Oncologia Pediatrica, che si rivolge a pazienti tra i 12 e i 18 anni affetti da patologie onco-ematologiche seguiti dal reparto di oncologia pediatrica e neurochirurgia infantile del Gemelli di Roma e il Centro di Proton Terapia di Trento.
Tra giugno e luglio sarà la volta di “Academy to Italy!”, progetto promosso da Il Royal Cape Yacht Club Sailing Academy di Città del Capo, con l’intento di avvicinare al mondo della vela studenti sudafricani di età compresa tra i 15 e i 23 anni, provenienti da comunità povere ed emarginate a causa delle conseguenze storiche dell'apartheid del paese.
E ancora a luglio, grazie a “Diabete in navigazione: come la tecnologia può aiutare”, programma proposto dalle associazioni Diabete Zero e Janasdia con la partecipazione del Team di Luna Rossa, un gruppo di diabetici tipo 1 insulino dipendenti, supportato da un team specialistico, dovrà affrontare la sfida di conciliare le tempistiche imposte dalla malattia con quelle della vita di bordo.
Nella prima settimana di agosto sarà la volta dei pazienti seguiti dal dipartimento di Oncoematologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. “A gonfie vele contro il cancro”, questo il nome del progetto, è parte integrante del percorso di cura e ha come obiettivo principale quello di far sperimentare a giovani di età compresa tra i 12 e i 19 anni, nuove abilità e comportamenti all'interno di una cornice avventurosa come quella del Brigantino.
In ogni momento, si lavora, si gioca, si pranza, si impara, si vive. Sempre insieme.
A turno, c’è chi luciderà gli ottoni del ponte e i boccaporti, chi imparerà a timonare, chi a issare, ammainare e manovrare le vele, agli ordini del Comandante e del Nostromo.
Una delle attività più emblematiche di questo percorso di educazione e crescita è la “salita a riva”, cioè la scalata dell’albero di trinchetto fino a 10 metri di altezza.
Dopo un periodo di fermo estivo ad agosto, in cui il brigantino resterà a La Spezia, Nave Italia spiegherà nuovamente le vele e, tra settembre e ottobre, continuerà a realizzare progetti imbarcando enti provenienti da tutta Italia.
Nave Italia ripartirà con a bordo “Seastyle”, progetto promosso dall’Istituto di Istruzione Superiore Antonio Stradivari di Cremona, che si concentra sulla musica come esperienza espressiva, aggregativa e terapeutica, fruttando la creatività e l'arte in una dimensione collaborativa. Si proseguirà la navigazione con il progetto “Viaggio e Benessere nell’anziano fragile”, promosso dall’Università degli Studi di Bergamo e l’Associazione Insieme a te, al secondo imbarco su Nave Italia, che intende valutare l’efficacia degli approcci educativo-esperienziali del viaggio, nelle persone anziane e affette da demenza. In chiusura di stagione, con il progetto “Navigare a Vista” saliranno a bordo un gruppo di ragazzi non vedenti o ipovedenti di età compresa tra i 12 e i 35 anni, in condizione aggiuntiva di disabilità cognitiva lieve. Questo progetto, promosso dall’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione del Consiglio Regionale Del Lazio Onlus, permetterà ai beneficiari di vivere esperienze in cui avventura e razionalità coesistano, rispettando i tempi di cui necessitano per elaborare le esperienze.
Ne hanno già beneficiato 239 beneficiari e 91 operatori
«Dal 2007 ad oggi Nave Italia ha percorso oltre 40.000 miglia promuovendo la cultura del mare e della navigazione come strumenti di educazione, formazione, inclusione sociale e supporto alla terapia riabilitativa », ricorda l'Ammiraglio Giorgio Lazio, presidente di Fondazione Tender To Nave Italia.
«Nel 2022 – commenta Paolo Cornaglia Ferraris, per 20 anni a capo dell’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, direttore scientifico della Fondazione Tender to Nave Italia – hanno goduto del “metodo Nave Italia” 239 beneficiari e 91 operatori: bambini, adolescenti, adulti, perfino anziani con demenza che vivono disabilità e disagio; insieme a loro si sono imbarcati coloro che ne avevano cura. Salire a bordo, affrontando il mare è diventato metafora di una vita instabile, come le onde del mare. Ma poi ciascuno scopre che prossimità, disciplina e condivisione sono strumenti di guarigione. Hanno vissuto insieme un’avventura entusiasmante, giosa, educativa, terapeutica. Chi era convinto di non riuscire, scopre risorse nuove, sorprende se stesso e gli altri e conquista nuove energie. L’amore per il mare e la natura diventano conquista di una vita diversa. Ognuno dimentica i propri limiti, arricchendo l’altro di originalità. Al rientro, le emozioni diventano ricordi indelebili di un cambiamento improbabile, eppure raggiunto, che trasforma ciascuno in marinaio speciale. Chi li abbraccia al rientro dice: “non credevo ci sarebbe riuscito”; sarà obbligato a ripensare al proprio modo di vedere fragilità e percorsi assistenziali».
«Il metodo non punta a rimediare a deficit, ma pianifica la costruzione dei punti di forza di ciascun partecipante, rimuovendo lo stigma della parola “terapia”, e il concetto di malattia che si porta con sé», osserva ancora Cornaglia Ferraris. «Il “metodo Nave Italia” fa bene ai deboli, ma anche a loro curanti».
Navigando con la LIS
A luglio torneranno di nuovo a bordo i ragazzi de La Casa delle Luci, un’organizzazione no profit con sede a Roma e Milano, nata dalla volontà di due genitori con l’obiettivo di accompagnare e sostenere giovani con disabilità comunicative gravi – associate a deficit fisici, sensoriali e/o cognitivi – che riescono a comunicare grazie alla lingua dei segni italiana (LIS), con particolare attenzione al delicato momento del passaggio all’età adulta nell’intento di offrire risposte adeguate al problema del “durante” e “dopo di noi”.
L’estate scorsa, per cinque giorni, un gruppo di 5 giovani, lontani da casa ma insieme, in un ambiente nuovo ma completamente accessibile grazie al codice comunicativo comune offerto dalla lingua dei segni, si è messo in viaggio su una nave verso quel ‘sogno’ rappresentato dall’autonomia. Bianca, Lucio, Luca, Fabio e Natalia, hanno fatto a tutti gli effetti parte dell’equipaggio e hanno avuto la possibilità di vivere un’esperienza unica: compiere una lunga traversata di quasi 260 miglia nautiche dalla Sicilia nord orientale fino al basso Lazio.
A bordo di Nave Italia, per Tutto è stato una conquista: dall’arrivo al porto di partenza, a Milazzo, alla scaletta per salire a bordo dell’imbarcazione, passando per l’apprendimento di segni nuovi per esprimere parole sconosciute. L’iniziale difficoltà relazionale, che rendeva forse questa traversata apparentemente più difficile di altre, ha infatti progressivamente lasciato il posto alla curiosità verso una modalità comunicativa nuova che ha unito ancor di più l’equipaggio a bordo. «Il primo passo lo hanno fatto i ragazzi e le ragazze de La Casa delle Luci che hanno dato a tutti i marinai un ‘segno-nome’ (un segno speciale che viene utilizzato all'interno delle comunità sorde per identificare in modo univoco una persona)», racconta Alessandra Boni, educatrice sorda de La Casa delle Luci. «E se all’inizio è stata fondamentale la mediazioni dell’équipe degli operatori a bordo, l’ultimo giorno è stato un “crescendo di emozioni e soddisfazioni. Ddurante la salita a riva i marinai comunicavano direttamente con i ragazzi senza l’uso di parole e poi, la sera, l’intero equipaggio cantava e segnava insieme».
Foto di Fondazione Tender To Nave ITALIA
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