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Piano sanitario nazionale: il giudizio del Tribunale del malato
"Molti annuci poca realtà", è il giudizio di Stefano A. Inglese, responsabile delle politiche nazionali del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.
di Redazione
“Difficile non condividere gran parte degli obiettivi generali e strategici del nuovo Piano sanitario nazionale, resta da capire quali possibilità ci siano di vedere concretamente realizzata anche solo una piccolissima parte di quanto annunciato”. Queste le dichiarazioni di Stefano A. Inglese, responsabile delle politiche nazionali del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.
“Come non concordare con la necessità di abbattere le liste di attesa e di porre fine, una volta per tutte”, continua Inglese, “allo scandalo per cui un cittadino deve attendere sino a sei mesi per un esame o una visita specialistica pagando il ticket e solo due o tre giorni se effettuati in intramoenia? O con la necessità di individuare soluzioni per garantire una tutela effettiva ai cittadini che perdono l’autosufficienza o assicurare l’assistenza, integrata e a domicilio, per malati cronici, anziani e disabili? O, ancora, con l’intento di potenziare i servizi di urgenza ed emergenza o di rendere più efficaci le attività di donazione e trapianto di organo?”
“Ma quanta parte di tutto ciò ha una qualche possibilità di influenzare effettivamente le politiche sanitarie delle singole regioni e i piani sanitari regionali? Quali politiche della salute hanno una qualche possibilità di essere considerate alla stessa stregua dei bilanci regionali da far quadrare? Al di là delle opinioni sulle singole linee strategiche si ha l’impressione, netta, che la questione non stia in realtà nell’oggetto, nel concordare o meno con le singole prospettive presentate, quanto piuttosto nella sensazione che questo piano rischi di restare lettera morta e di essere considerato, nella migliore delle ipotesi, un bel documento o un libro dei sogni”.
“D’altro canto”, ha quindi concluso Inglese, “non si tratta solo di conseguenze della cosiddetta svolta federalista se poi, andando a guardare tra le pieghe della finanziaria, solo per fare un esempio, si scopre che per finanziare l?emergenza mucca pazza si sottraggono fondi agli interventi in favore dei disabili”.
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