Famiglia
La famiglia? È la risorsa del paese
Dopo otto anni termina l’esperienza di Gigi De Palo alla guida del Forum delle Associazioni Familiari. Da domani a domenica si tiene a Roma l’Assemblea che rinnoverà il direttivo. il suo bilancio? «Oggi il Forum è un punto di riferimento istituzionale, per tutti». Il futuro? «Lavorare per riportare le nascite a quota 500mila, nel 2033»
Dopo otto anni, termina l’esperienza di Gigi De Palo alla guida del Forum delle Associazioni Familiari. Da domani a domenica si tiene a Roma l’Assemblea del Forum, che rinnoverà anche il direttivo. Lo statuto prevede il limite dei due mandati. «Sono stati otto anni stupendi, appassionanti, divertenti. Per sette anni ho girato come una trottola, oltre 70mila chilometri l’anno, e vi giuro che non mi è pesato nemmeno un po’», dice De Palo. «Ho conosciuto il Paese reale, le famiglie che ogni giorno si caricano sulle spalle la nostra amata Italia. Ho conosciuto persone stupende, santi quotidiani, che mi hanno fatto crescere. Non so se ho fatto pochi o tanti errori, ma vi giuro, li ho fatti in totale buona fede, cercando di tornare a parlare di famiglia come risorsa, come occasione di bellezza e di dialogo con il mondo». Classe 1976, romano, un passato nelle Acli, è sposato dal 2004 con Anna Chiara Gambini ed è padre di 5 figli: Giovanni, Therese, Maddalena, Gabriele e Giorgio Maria, che ha la sindrome di Down. In questa intervista (anche su Instagram) il suo bilancio.
Partiamo da lunedì. Che farà Gigi De Palo dopo otto anni al Forum?
Continuerò a dare il mio contributo attraverso la Fondazione per la natalità. Il prossimo obiettivo – per il Paese, non tanto e non solo per Gigi De Palo – è tornare a 500mila novi nati da qua al 2033. Significa incrementarli ogni anno di 10mila unità. È un obiettivo molto ambizioso, ma non irraggiungibile se ci lavoriamo tutti insieme. Però questo è l’ultimo momento in cui raggiungere l’obiettivo è ancora possibile: se aspettiamo ancora, non lo sarà più. E crollerà tutto. Non c’è un’altra strada. È questa l’urgenza che io sento forte e mi lascia interdetto il fatto che oggi finalmente tutti riconoscano che questo è “il” problema ma si faccia ancora fatica a passare all’azione. È un po’ l’approccio italiano, in tante cose… finché non si vedono le crepe sul muro non si fa nulla, anche se il terremoto c’è già stato e le fondamenta le ha già distrutte. Mia moglie mi insegna che quando arrivi al nono mese di gravidanza, arriva un giorno in cui ti prende la paura. “E adesso?”, ti chiedi. E adesso il bambino deve nascere, ci deve essere il parto. Oltre la paura. Qui è la stessa cosa. Dobbiamo passare dal parto. Il collo di bottiglia è questo snodo qui, arrivare ad aumentare le nascite di 10mila bambini l’anno. Questa è la battaglia più a destra che esiste e insieme la battaglia più a sinistra che esiste, è la battaglia del paese.
La natalità è stata il “chiodo fisso” del suo mandato. Oggettivamente otto anni l’urgenza di andare a supportare il desiderio di fare famiglia dei giovani sembrava qualcosa “da addetti ai lavori” o “dei cattolici”. Oggi tutti hanno capito che se non si fa nulla l’inverno demografico sarà presto un inferno demografico. Eppure di scelte nette, nell’azione, non ce ne sono state finora. Oggi lei su questo punto è più soddisfatto o ha più rimpianti?
Ho parlato di natalità il giorno stesso in cui mi sono insediato, ritenendolo un tema di dialogo con tutto il sistema paese, un tema di cui tutti devono farsi carico. Non tutti hanno compreso, in quella prima fase: se rileggo le chat con Alessandro Rosina e Giancarlo Blangiardo di sette anni fa, ritrovo tutta la fatica di far comprendere l’arrivo di questo meteorite sul nostro paese. Anche internamente: non a caso gli Stati generali della natalità li ha organizzati la Fondazione per la natalità e non il Forum. Adesso è vero, le cose sono cambiate: se ne parla tanto, ma si fa ancora troppo poco.
Lei ha cambiato il racconto della famiglia, facendo una narrazione centrata su una realtà bella, concreta, “un casino” magari, ma simpatica. Soprattutto invece di raccontarla come qualcosa da “difendere” o di fragile da sostenere l’ha presentata come la risorsa principale del paese.
L’incontro con le persone è stata la cosa più straordinaria di questi anni. Di esperienze associative io ne ho fatte tante, ma questa è stata davvero la più bella. Sono questi incontri che hanno fatto nascere una narrazione diversa della famiglia, non è una cosa decisa a tavolino. Io ho fiducia nel futuro del paese perché ho visto di cosa sono capaci le famiglie italiane, nel silenzio più assoluto. Gente che fa miracoli per arrivare a fine mese e comunque fa volontariato. Una sussidiarietà silenziosa e nascosta. Un valore che non è quantificabile né con il Pil né con il Bes. Le famiglie sono il motivo per cui l’Italia non crolla, sono il motore silenzioso e invisibile di questo paese.
Dal punto di vista associativo, com’è stato comporre il dialogo fra 592 associazioni?
Il Forum – ci tengo a dirlo – è composto da 592 associazioni, che rappresentano (loro, non noi) oltre 5 milioni di famiglie. Noi rappresentiamo le istanze delle associazioni, il grande peso politico del Forum deriva dal peso politico delle sue aderenti. C’è una democrazia interna che è complessa ma che è anche la bellezza di questa realtà. In questi anni il ruolo del Forum è cambiato: quando mi sono insediato, il clima che c’era attorno alla famiglia era divisivo, venivamo subito dopo i family day e il dibattito sulle unioni civili… La scelta è stata quella di fare una narrazione diversa della famiglia, in cui la famiglia non fosse il problema ma la soluzione. Abbiamo cercato di rendere il Forum delle associazioni familiari da una realtà percepita come identitaria – in realtà non lo è mai stata, ma così era percepita all’esterno – a una associazione che fosse vista e vissuta come punto di riferimento istituzionale per tutti. Questo ha comportato un confronto interno a tratti anche duro, perché la tentazione di urlare le criticità è sempre dietro l’angolo, la scorciatoia della polemica è facile: sapevamo che all’inizio saremmo stati attaccati da sinistra perché eravamo troppo di destra e da destra perché eravamo troppo di sinistra. Qui devo davvero ringraziare tutte le associazioni che hanno serrato i ranghi, mantenendo la barra dritta per i primi mesi, per dire che “siamo di parte, sì, ma dalla parte delle famiglie”. Con il lavoro, la competenza, la testimonianza anche umana e personale delle persone che compongono il Forum, siamo riusciti a diventare una realtà istituzionale. Un esempio è il dibattito attorno all’assegno unico.
Un punto fermo, per quanto imperfetto. E approvato all’unanimità.
Ricordo la notte prima del voto… mi sono arrivate telefonate da tutte la parti politiche perché ci si era incagliati su un punto e in un certo senso abbiamo dato anche noi un contributo a sciogliere questa criticità. Quel voto all’unanimità ha dimostrato che ci sono dei temi che uniscono il paese e che devono continuare ad unire il paese. La dinamica tra la maggioranza e le opposizioni è sana, ma poi a un certo punto deve prevalere il bene comune e l’interesse particolare passa in secondo piano. Quella vicenda ha mostrato anche che l’associazionismo non è irrilevante, se ha le idee chiare e la schiena dritta. L’associazionismo familiare è parte fondamentale del governo del paese, perché è quello che riesce a rammendare le divisioni che sempre ci sono per ideologia, storia, non conoscenza delle persone tra loro….
L’assegno unico universale però è poco universale…
Noi famiglie veniamo da 40 anni di nulla, teniamolo a mente. Non è solo una vittoria politica ma culturale: far capire che se aiuti le famiglie risparmi, che le risorse messe sulle famiglie non sono costi ma investimenti. Le risorse bastano? No. Ma la partita è appena iniziata. L’esperienza politica che ho mi fa dire che abbiamo creato un processo irreversibile. Sono deluso dal fatto che in Italia che le cose si fanno sempre a tappe mentre in altri paesi se uno capisce qual è emergenza poi ci si attiva drasticamente… Quel che si deve fare ancora è un ragionamento sulla capacità contributiva delle famiglie, ma anche qui il fatto che siamo riusciti a far dire a tutti i partiti che l’Isee deve essere modificato è un altro passo avanti. Se fossi un bambino quindi direi che sono deluso, mentre da persona adulta dico che siamo sulla strada giusta. Il problema è che forse non abbiamo il tempo di fare le cose con gradualità, perché abbiamo la spada di Damocle della natalità che ci impedisce temporeggiamenti.
Che dice ora sua moglie, Anna Chiara?
È vero che l’incarico è personale, ma lei è sempre stata al mio fianco in tutto. Non solo, tutte le cose che andavo a dire come presidente del Forum, le abbiamo scritte insieme, a quattro mani… Infatti in tanti ci dicono “Ma quanto è bravo il presidente del Forum… e suo marito”.
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