John Mpaliza e la “Marcia dei Bruchi” che vogliono cambiare il mondo

L’attivista italo-congolese sta percorrendo le città della Puglia per incontrare e marciare con studenti e comunità con l’obiettivo di parlare di diritti umani, pace, giustizia, legalità, crisi climatica, consumo critico. E come i bruchi vogliono trasformarsi in farfalle che cambiano il pianeta

di Emiliano Moccia

Marciano come i bruchi, perché come le piccole larve sognano di trasformarsi in farfalle e di trasformare, di conseguenza, tutto il mondo. A partire dai luoghi che abitano, che vivono, che condividono. Camminano insieme per riparare le ferite dei territori, per parlare di diritti umani, pace, giustizia, legalità, crisi climatica, consumo critico. Disegnano, cantano, approfondiscono. E soprattutto, marciano. Tutti insieme. Grandi e bambini.

E’ il senso della “Marcia dei Bruchi” che l’attivista John Mpaliza ha portato in Puglia, girando in lungo e in largo la regione, incontrando studenti ed insegnanti, sensibilizzando le comunità sulle tematiche che gli stanno più a cuore e che lo hanno spinto nel 2014 a lasciare il suo lavoro da ingegnere informatico nel Comune di Reggio Emilia per iniziare un nuovo percorso, un cammino diverso. Quello del “Peace Walking Man” che, come dice lo stesso Mpaliza, «non è esattamente un lavoro, ma una missione che sento di dover portare avanti, impegnandomi con i giovani per contribuire a formare la loro coscienza, per motivarli ad impegnarsi affinché migliorino il futuro delle loro comunità e, di riflesso, di sé stessi».

Dopo aver girato diverse regioni italiane ed anche una ventina di Paesi europei, John Mpaliza dallo scorso 25 febbraio incontra scuole, studenti, insegnanti, famiglia. Discutono, si confrontano, camminano insieme. «L’unica condizione per partecipare» chiarisce Mpaliza «è che aderendo si impegnino a lavorare in classe per approfondire le tematiche che trattiamo durante la marcia dei bruchi. Perché i ragazzi devono capire e conoscere il mondo che viviamo, riflettendo sui problemi che ci sono, sulle ingiustizie sociali presenti, sulle cose che non vanno nei territori in cui vivono e come poter provare a cambiarle. Devono immaginare come vogliono le loro città».

Per questo, fino al 5 aprile, quando l’attivista arriverà a Bari per concludere il suo cammino in Puglia, la “Marcia dei Bruchi” continuerà a riunire migliaia di ragazzi nelle piazze. Del resto, sono stati proprio loro nel periodo del Covid a chiedere a 53enne italo-congolese di fare qualcosa, di organizzare un’iniziativa in cui gli stessi studenti fossero i protagonisti del cambiamento.

«Io sono del Congo. Ho studiato Ingegneria Politecnica presso l’Università di Kinshasa, ma ho lasciato la mia terra per questioni politiche. Il mio Paese detiene il 70% del coltan mondiale, che è fondamentale per la produzione di telefoni cellulari e computer, e l’80% di cobalto, utilizzato per la produzione di tecnologie aerospaziali. Potrebbe essere un Paese ricco» spiega Mpaliza «in realtà è ricco di povertà, conflitti. Mio padre è morto a causa del conflitto ed altri miei famigliari sono scomparsi. Per questo, nel 2014 ho deciso di cambiare vita e di lasciare il mio lavoro da ingegnere informatico nel Comune di Reggio Emilia. Volevo rompere il silenzio sulla questione del Congo, farla conoscere. Ho marciato per 12 anni per attirare l'attenzione, per parlare di pace, per far capire che la pace si deve costruire dal locale al globale. La marcia è il mezzo di protesta più potente, perché è nonviolento, tocca i cittadini, i territori, che ti accompagnano in questo cammino».

La “Marcia dei Bruchi” è nata così. Dalla spinta «dei giovani studenti di Bressanone, che ho incontrato dopo essermi trasferito a Trento, che volevano riflettere e capirne di più sui costi umani e sociali della tecnologia, sui bambini sfruttati, sulle donne costrette a subire violenza. Abbiamo organizzato una marcia per sensibilizzare i ragazzi su questi temi e mentre camminavamo» ricorda Mpaliza «Giacomo, un bambino di 9 anni, ha proposto di chiamarla la “Marcia dei Bruchi”, perché rappresenta l'immagine di tante persone che camminando insieme, come i bruchi che sognano di trasformarsi in farfalle, sognano di trasformare il mondo, di cambiarlo in un luogo migliore».

Poi Mpaliza si ferma. Deve andare. Deve riprendere il cammino. Ci sono altri ragazzi che aspettano di incontrarlo e di marciare con lui. C’è una forza contagiosa in questi giorni in Puglia. E’ la forza dei giovani che spingono per migliorare i loro territori ed il loro futuro.

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