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Diana Zadneprovskaya, la grammatica della metafora per raccontare la Russia di oggi

Una persona nel tritacarne. Lo stivale di un soldato. Un nido pieno di granate anziché di uova: pieno di morte dove dovrebbe esserci la vita che nasce. La grammatica di Diana Zadneprovskaya, l'illustratrice che firma le immagini del nuovo numero di VITA, è quella della metafora visiva: una grammatica necessaria quando le parole sono proibite, come lo sono oggi in Russia

di Redazione

Diana Zadneprovskaya è una giornalista nata nella città operaia di Kemerovo, nella Siberia occidentale e lavora con testate russe indipendenti. È lei che ha firmato le illustrazioni del nuovo numero di VITA, in distribuzione da pochi giorni: un numero unico, che prova a rispondere alla domanda: “Cosa è oggi la Russia?”. Un numero che abbiamo voluto affidare a un collega russo, Aleksander Bayanov, esule dal luglio scorso. Bayanov ha interpellato educatori, imprenditori, religiosi, protagonisti delle realtà non profit… restituendoci pagine straordinarie che testimoniano come il regime di Putin stia soffocando la libertà e la sua gente. Ma nonostante tutto la speranza resiste.



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Le illustrazioni di Diana Zadneprovskaya sono uno statement della Russia attuale: dolore, solitudine, morte, guerra, distruzione, perdita, vuoto. Per farle, utilizza il metodo della decostruzione: prende spunto da un oggetto della quotidianità umana (una casseruola, un bicchiere, un tritacarne, ecc…) e vi aggiunge un elemento bellico (una granata, un carro armato, un riccio anticarro, un filo, un’arma), in modo da tracciare parallelismi che ne mostrino e ne enfatizzino il contrasto. Usa attivamente questa tecnica come metafora. Il potere della metafora visiva è necessario quando le parole sono proibite, come ora purtroppo lo è in Russia. Sagome e dettaglio, astrazione e texture, questa è la sua grammatica visiva. Nelle illustrazioni utilizza spesso tre colori primari: rosso, bianco e nero. Le sue fonti d’ispirazione vanno dall’avanguardia russa alla poster art, in particolare Alexander Rodchenko.

All'immagine di apertura, "Nido con granate al posto delle uova", per esempio, Zadneprovskaya ha voluto dare questa didascalia: «La popolazione si trova costretta in uno spazio dove la violenza dell'autorità ha deposto bombe come un uovo». Sotto un'altra immagine (la prima della gallery) scrive: «La guerra getta le persone in un tritacarne. All'uscita rimane solo cenere. Non è rimasto nulla della persona».

Il barattolo che rinchiude le persone e le soffoca, è stretto dalle «vecchie mani del potere», perché «il potere in Russia non è giovane»: oggi la Russia – dice Zadneprovskaya, «è chiusa e soffocata». E ancora lo stivale del soldato, simbolo del «militarismo al potere» e «del culto della guerra che schiaccia l'umanità». L'immagine che abbiamo scelto per la copertina del magazine si intitola "Contesto bellico" e rappresenta «l'umanità costretta a muoversi in un ambiente diventato ostile, tenebroso e pieno di sospetto». L'ultima immagine è un autoritratto di Diana Zadneprovskaya.

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