Welfare

Ultima speranza per Tuti dopo 25 anni di galera.

Vita ha aperto il contatto con una comunità di recupero per tossicodipendenti.

di Cristina Giudici

A l Tribunale di Sorveglianza di Milano, che in questi giorni dovrà decidere se concedergli la semilibertà, ha indirizzato una richiesta di clemenza che si apre con un verso del poeta inglese Thomas Eliot che dice così: «E poi non credo più di ritornare/ le parole solo possono rispondere/ di ciò che è stato e più non si farà?.e il giudizio non sia troppo severo». Mario Tuti, ex terrorista nero, accusato (e poi assolto) per la strage del treno Italicus, il 26 luglio scorso ha celebrato le nozze d?argento con il carcere. Oggi è l?unico detenuto per reati politici ad essere ancora recluso in una sezione di ?Elevato Indice? (nel carcere di Voghera), dove scontano ?il fine pena mai? gli ergastolani di vera o presunta pericolosità sociale. Alla vigilia della decisione del Tribunale di sorveglianza che potrebbe concedergli la semi libertà siamo andati a trovarlo, nel carcere di Voghera. Mario Tuti spera che la domanda della comunità per tossicodipendenti Mondo Nuovo che dopo aver letto una sua lettera di protesta (pubblicata l?anno scorso proprio su ?Vita?) contro il suo prolungato ed inspiegabile isolamento si è offerta di accoglierlo come volontario ?esperto in campo agronomico? in uno dei suoi centri di recupero, sia accolta. In carcere Tuti inganna l?attesa lavorando, come sempre, al computer, nel laboratorio multimediale Signal Mediars. «Chissà se ce la faccio a uscire», ci dice, nascondendo l?illusione della libertà dietro gli occhiali e un sorriso gentile. «Se ci fosse una seria disponibilità nei miei confronti, a quest?ora sarei già stato declassificato e messo come tutti i detenuti politici nelle sezioni comuni. Invece il mio caso è sempre stato considerato come un caso particolare. Oggi vengo trattato ancora come una persona pericolosa e nessuno mi ha mai spiegato perché. Insomma, 25 anni fa io andavo all?università armato e oggi la facoltà di Scienze forestali di Firenze ha creato un dottorato ad personam per permettermi di studiare. Di me si sono interessati politici, assessori, sindaci, vescovi, volontari. A chi fa paura la mia libertà? Dell?Italicus è stato detto tutto, (tranne i nomi dei colpevoli ovviamente) ed è scritto negli atti del processo che si è trattata di una ?strage di Stato?. Quindi non capisco perché non mi debbano trattare alla stregua degli altri protagonisti di una stagione che ormai si è conclusa per tutti. Gli ultimi contatti eversivi risalgono ai tempi della rivolta di Porto Azzurro quando ho tentato di evadere, ma sono passati 11 anni. A meno che», ride sarcasticamente Tuti, «il ministero giudichi negativamente la mia frequentazione con padre Nazzareno Fabbretti ( indicato nel dossier Mitrokhin come spia del Kgb) che prima della sua morte veniva spesso a Voghera per seguire il progetto teatrale». In questi anni Mario Tuti ha combattuto il tempo laureandosi alla facoltà di Scienze Forestali di Firenze, ha fondato il laboratorio multimediale Signal Mediars, in collaborazione con un?associazione di disabili, Idea D, ha studiato per corrispondenza alla scuola di Conservatorio di Parma per diventare compositore, ha scritto articoli, composto Cd Rom, ha progettato interventi in campo sociale. Ha lavorato dal carcere a numerosi progetti nel campo dell?agricoltura biologica e, soprattutto, nella sperimentazione multimediale da utlizzare a favore dei disabili e ha addirittura scenografato un?opera lirica per il Teatro Regio di Parma che sarà presentata la prossima stagione. E se la semi libertà arriva che fa Mario Tuti? «Il contadino nei campi, cercando di aiutare gli altri e vedere se è possibile vivere fuori di qui, ma per riavere ciò che desidero ci vorrebbe Mefistofele, solo lui potrebbe ridarmi i vent?anni passati in galera. Certo, mi piacerebbe poter continuare come uomo libero il lavoro che faccio qui dentro anche perché in carcere ci sono molti ostacoli burocratici e il tempo scorre lentamente. Cos?altro posso dire? Ho fatto delle scelte sbagliate influenzato da un contesto politico violento e mi dispiace aver spezzato delle vite, ma non ho mai ucciso a sangue freddo. Oggi sono mutate le circostanze ma io sto ancora pagando duramente. Dovrò chiedere perdono a tante persone, ma non certo ai giudici». Forse Mario Tuti lascerà il carcere o forse il ministero agirà esattamente come l?anno scorso, quando gli ha rifiutato la richiesta di lavoro esterno senza fornire spiegazioni. Già, appunto il carcere. Cos?è diventato oggi? «Basta dire che un detenuto qui di Voghera, in carcere da 17 anni, è stato messo improvvisamente in isolamento diurno. E sa perché? Perché il ministero si è accorto che la sua pena prevedeva, 20 anni fa, l?isolamento diurno. E così faranno anche con me se non esco. Sta succedendo un po? ovunque. Sa, ora hanno scoperto la certezza della pena e dove possono buttano le chiavi, senza nessun criterio. Mi fanno ridere. Anche la questione dell?ergastolo. Se mai passasse la legge che lo abolisce, sono sicuro che a noi ergastolani ci metterebbero in isolamento per risolvere il problema». Però c?è un nuovo regolamento penitenziario…«Mi ricorda il Giardino delle Delizie di Bosch, una vera allucinazione. No, in tutti questi anni ho imparato che dal carcere si esce implorando favori o cercando complicità con le Direzioni. La legge di riforma è stata un fallimento: i direttori e i giudici vogliono sentire solo parole non fatti, ecco perché spesso liberano detenuti che poi tornano a delinquere. Io non dirò mai sono diventato buono, ma dimostrerò nei fatti, con il mio lavoro, chi sono oggi. Ecco perché non mi daranno la semilibertà. In ogni caso il peggio l?ho già vissuto e il meglio non me lo possono dare». Ma cosa vuole oggi Mario Tuti? «Vorrei poter dimostrare che io non sono solo Tuti, il fascista. No, vorrei poter dimostrare che sono una persona in grado di aiutare gli altri. Vorrei uscire per aiutare questi amici della Comunità Mondo Nuovo che mi hanno conosciuto proprio grazie al vostro settimanale e che da mesi mi stanno aspettando nella loro comunità e poi saldare un debito». Con chi? «Con un ragazzo che all?epoca in cui ero latitante voleva venire con me e io gli ho promesso che sarei tornato a prenderlo. Poi sono stato arrestato e lui si è gettato nella droga. Sette anni fa si è suicidato. Vorrei lavorare con i tossicodipendenti anche per sdebitarmi con lui». ?


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