Formazione

Misteri e vergogne nel carcere dei minorati.

Due anni fa alcuni ospiti della famigerata sezione fanno un esposto alla Procura, denunciando le condizioni disumane di vita nelle celle.

di Cristina Giudici

C?é un nuovo capitolo da aggiungere alla disastrosa situazione delle carceri italiane: si tratta del ?Reparto per minorati fisici? nel carcere di Parma che Ministero della Giustizia e direzione dell?amministrazione penitenziaria cercano di celare a giornalisti e parlamentari. La storia inizia dodici anni fa, quando viene costruito il nuovo carcere di Parma che oggi ospita circa 700 detenuti. Nel progetto iniziale è previsto anche reparto per inabili. La sezione non viene mai realizzata, ma i detenuti paraplegici arrivano ugualmente da tutt?Italia. Non sappiamo cosa sia successo prima del 5 dicembre del 1997 quando il reparto per detenuti in carrozzella si merita almeno una breve in cronaca locale. Infatti solo allora diciotto ospiti del famigerato reparto presentano un esposto alla Procura denunciando di essere isolati dal mondo e rendono noto che non vedono educatori nè psicologi e per questo motivo non hanno accesso a premessi premio e alle misure alternative. I carcerati insistono sul fatto che non dispongono di vestiario appropriato, di servizi igienici adeguati alle loro condizioni e che, per recarsi in bagno con le loro carrozzine, sono più volte caduti provocandosi escoriazioni, ematomi e fratture, essendo un miraggio, in quella struttura, l?assenza di barriere architettoniche. Infine, sempre nell?esposto, affermano che in reparto ci sono solo due docce, le uniche dove possono sedersi a turno per lavarsi. Ma non è tutto. Dall?esposto si scopre anche che la sezione si trova al primo piano e per scendere a piano terra gli sventurati detenuti dovrebbero infilarsi in un?ascensore dove non possono entrare più di due carrozzine la volta. Un anno dopo, nel 1998, il Dipartimento dell?Amministrazione penitenziaria dichiara il reparto paraplegici inagibile e l?allora direttore generale delle carceri, Alessandro Margara, si impegna a chiudere la sezione e a ristrutturarla. Costo previsto dell?operazione: un miliardo. Poi cala il sipario per un altro anno. Finché nella primavera scorsa un?interrogazione parlamentare firmata dalla senatrice Ersilia Salvato, e altri 10 parlamentari (fra questi Scopeliti, Cortiana Pettinato, De Luca), indirizzata al ministro di Grazia e Giustizia, ne chiede la chiusura definitiva e vuole sapere che cosa ha fatto il governo per risolvere il drammatico problema, ma il governo a tutt?oggi non risponde. Cosa succede quindi a Parma nel ?Reparto minorati fisici?? Per trovare una risposta, qualche settimana fa, chiediamo l?autorizzazione a visitare quell?ala del carcere dimenticata da Dio e dagli uomini, ma il Dipartimento dell?Amministrazione penitenziaria, dimostrando una volta di più di essere in preda a crisi convulsive di giustizialismo, nega il permesso a visitare la sezione dannata con la seguente incredibile motivazione: «perché si sta vagliando l?ipotesi (sic!) di ristrutturazione del reparto menzionato…». Poi il 2 ottobre scorso una lettera dei detenuti di Parma appare su ?Il Manifesto?, poche righe per accusare senza mezzi termini ministro Diliberto, il direttore del carcere, e il direttore dell?Amministrazione penitenziaria di giocare a rimpiattino e per annunciare lo sciopero della fame. Su nostro invito, decisi a vederci chiaro, pochi giorni dopo entra in scena anche l?ex presidente della commissione Giustizia, Giuliano Pisapia, il quale, dopo aver presentato un?interrogazione parlamentare per sapere cosa stia facendo il ministro, bussa senza preavviso al portone del carcere ed entra nella famigerata sezione. «Nonostante gli sforzi da parte della direzione che cerca di assicurare assistenza e cure», ci racconta Pisapia, «la situazione dei detenuti resta disumana. É vero che non possono utilizzare i bagni delle celle, è vero che hanno seri problemi con i servizi igienici ed è vero che ci sono barriere architettoniche dappertutto. Infatti, per scendere al piano inferiore e andare a colloquio sono costretti ad usare un ascensore montacarichi». Così l?onorevole Pisapia promette che si impegnerà in commissione Giustizia per far sì che i fondi previsti dalla Finanziaria ?99 destinati all?edilizia penitenziaria contemplino anche l?agognato miliardo promesso dal precedente direttore generale della carceri. «Bisogna fare in modo che il progetto di ristrutturazione del reparto non venga scippato perché va garantita la dignità della persona e il diritto alla salute. Questi detenuti non possono continuare a stare in quelle celle. Tanto più che tra loro c?è anche un sieropositivo che dovrebbe aver diritto a delle cure e che altri due mi sono sembrati così malati da poter chiedere la scarcerazione per incompatibilità con il regime penitenziario», conclude Pisapia. Anche i volontari accusano sottolineando come la direzione del carcere adduca strani pretesti per impedire la presenza del volontariato nel reparto sotto accusa. Ci sia concessa un ultima domanda: se il reparto è stato considerato inagibile ormai più di un anno fa perché è ancora aperto? Dubbi, domande, interrogativi che non devono rimanere senza risposta. 1987-1999, dodici anni di misteri sui detenuti in carrozzella e sulle inadempienze dell?amministrazione penitenziaria sono già troppi. ?Qui Opera, hanno ucciso un ragazzo…? Un detenuto ci scrive Nelle ultime settimane abbiamo ricevuto molte lettere. Da detenuti disperati che sono stati messi improvvisamente in celle di isolamento. Da familiari di carcerati che fanno fatica ad avere colloqui con i propri cari e da volontari che vengono ostacolati nel loro lavoro quotidiano di assistenza in carcere. Ma la testimonianza più incredibile e tragica è arrivata dalla casa di reclusione di Opera. La pubblichiamo nella speranza che la direzione del carcere possa smentirla. «Sono un detenuto di Opera e vi scrivo perché sono venuto a conoscenza di una notizia che mi ha sconcertato. La settimana scorsa mi trovavo in sezione con alcuni ?lavoranti? finché uno di loro mi ha spiegato che qualche giorno prima la ?squadretta?, come la chiamano qui, ha preso di mira un ragazzo giovane e lo ha massacrato di botte. Mi hanno anche detto che questo ragazzo è morto al centro clinico di Opera qualche ora dopo. In questi giorni pensavo di leggere almeno un trafiletto su qualche quotidiano e invece.. buio totale! Il giorno dopo ho sentito dire dai detenuti lavoranti, che la responsabilità di questo gravissimo fatto è da attribuire a un ispettore, un ?galantuomo? di origine sarda che ho avuto modo di vedere qualche volta da quando ho avuto il privilegio di mettere piede in questo bel ?posticino?. Spero proprio che qualcuno convinca questi giustizieri a cambiare questo lavoro prima che ci prendano gusto a uccidere la gente per niente». lettera firmata, Milano 19 ottobre 1999.


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