Non profit
Raccolta fondi, l’alleanza col profit nasce (spesso) qui
Alla affollatissima kermesse di Riccione, tante aziende raccontano progetti condivisi e collaborazioni. Dalle app per i Neet, alle consegne per l'emergenza, ai pacchi recuperati. I casi di Fondazione Vodafone, Nestlé e Poste Italiane
Uno spettacolo. Stamane dagli alberghi riccionesi, quelli intorno allo “scicchissimo” Viale Ceccarini, che d’estate ribolle di caldo e di movida, sciamavano a frotte turisti tedeschi, già scanottati, arrivati per la vacanza della Pentecoste, e i fundraiser d’Italia, coi loro badge a ciondolare sulle t-shirt. Gli uni diretti alla spiaggia, gli altri verso il Palazzo dei Congressi.
Sì perché il Festival del Fundraising, coi suoi 1.200 e passa iscritti, non fa certo male all’economia della perla dell’Adriatico. E se un giorno – non fosse mai – dovesse migrare in quel di Rimini, da queste parti ci sarebbero un bel po’ di rimpianti.
E fanno bene, benissimo, gli esperti della raccolta fondi all’economia del Paese. E non solo a quella delle associazioni di appartenenza, cui forniscono linfa vitale, ma anche a quella delle aziende, perché spesso sono proprio le attività di fundraising sono il veicolo con cui il mondo profit si avvicina al non profit, per collaborazioni che, nell’epoca della sostenibilità e degli Esg, sono sempre più ricercate. Ed essendo il fundraising spesso l’area più innovativa delle associazioni, il dialogo con le fondazioni di impresa o le aree Csr delle aziende diventa più facile
Se ne è avuta una prova oggi nella articolata sessione dedicata alla responsabilità sociale di impresa, nella Terrazza del palazzone espositivo romagnolo, da cui stamane si vedeva un bell’Adriatico e si godeva una brezza piacevole.
Partecipatissima per esempio la sessione in cui Antonella Cultrera, segretario generale di Fondazione Vodafone che, ha spiegato la manager che governa anche gli Esg e la sustainability della grande tlc, da qualche anno si è posizionata, con le sue attività, nel «purpose aziendale, vale a dire nella connettività»
Cultrera ha raccontato l'impegno sui Neet, mostrando gli eccellenti risultati di Lv8, un’app messa a punto ormai da due anni, proprio per questi giovani che non studiano, non lavorano né sono in formazione: oltre 16mila utenti che hanno superato il primo livello del gioco contenuto e oltre 13mila che hanno conseguito gli open badge, ossia competenze digitali certificate a livello europeo, per i diversi livelli (otto) e contenuto: dall’uso dei tools di Google, alla seo, a Canva.
E che dire dell’alleanza che Nestlé ha messo in campo con Croce Rossa, con la distribuzione dei viveri durante i giorni della pandemia e dei lockdown? L’hanno raccontata Valeria Norreri e Daniela Mazzucchelli. Tanti, tantissimi generi alimentari – «persino uova di Pasqua, circa 2,5 milioni di pezzi» – finiti alle persone impegnate nell'emergenza e ai tanti fragili assistiti. Spiegando poi che l'alleanza si è spostata al volontariato di competenza, con un intero reparto della multinazionale di Vevey che ha assicurato ai comitati della famosa organizzazione di volontariato un prezioso tutoraggio in tema di comunicazione digitale, in cui i creativi del reparto diretto da Dario Di Cesare hanno realizzato un tutoraggio a distanza dei “crocerossini”.
Quelli di Poste Italiane, la più grande azienda italiana per numero di addetti, si sono invece inventati una modalità di recuperare i pacchi che ogni anno formano montagne di giacenza, perché i destinatari li respingono e i mittenti non se li riprendono, oppure perché incompleti delle istruzioni di consegna o di restituzione. Come ha spiegato Massimiliano Monnanni, a capo della responsabilità di impresa del gruppo, si tratta di una percentuale esigua del traffico postale – «appena lo 0,012%» ma importante in valore assoluto: «25mila colli». Merce che andava dritta al macero. Poste ha studiato una soluzione con Caritas, per cui questa merce ritorna nella catena del valore, finendo agli Empori della solidarietà, i vulnerabili che vi hanno accesso, o in aste benefiche a beneficio degli assistiti.
La sala, attentissima, ha fatto domande, ha chiesto dettagli e non pochi si sono messi pazientemente in fila per continuare, anche quando il dialogo doveva spostarsi all’esterno perché un altro incontro incombeva. E pazienti, onore al merito, anche i relatori tutti cortesi, tutti attenti: nessuno sbuffo, nessun sopracciglio inarcato.
Forse, come spiegava bene il titolo di un altro interessante speech, quello di Fondazione Eos- Edison orizzonti sociali, “la cooprogettazione” ha “mille dimensioni nel mutuo apprendimento”.
Insomma, come diceva il poeta, «nessun uomo è un’isola». E ora le aziende paiono averlo più chiaro. O almeno a Riccione è parso così.
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