Economia

Goel, l’etica efficace che libera dalla ‘ndrangheta

Numerose le sfide vinte da Goel, gruppo cooperativo che si appresta a celebrare i suoi primi vent’anni raccontando attraverso i diretti protagonisti, coloro che non hanno chinato la testa, un percorso di cambiamento che ha dimostrato quanto la ‘ndrangheta non sia solo ingiusta e cattiva, ma anche fallimentare

di Gilda Sciortino

Venti anni possono essere pochi se si parla di processi di cambiamento, di trasformazione di una comunità ma, quando si parla di un territorio difficile come la Calabria, sono veramente tanti, soprattutto se si tratta di due decenni di passione per la propria terra condivisa con il resto dell’Italia. Venti anni di creatività, di successi e di fallimenti, attraverso i quali si è potuto imparare quanto l’etica sia efficace e quanto la rinascita della Calabria sia a portata di mano.

Ecco perché il ventennale che GOEL celebrerà il prossimo 9 giugno sarà un bilancio rispetto ai tanti traguardi tagliati, ma anche il punto di partenza per nuove sfide. Sfide che si fondano sulla consapevolezza del percorso che ha permesso di conquistare la libertà dalla ‘ndrangheta e dalle massonerie deviate, fino al percorso federativo con “Comunità Progetto Sud”. Una sfida di speranza che è stata trasformata in proposta politico-culturale rivolta a tutti. Il 9 giugno la comunità di GOEL celebrerà il suo ventennale raccontandosi attraverso le parole e le immagini, ma soprattutto confrontandosi con ospiti e personalità provenienti da tutta Italia, al fine di progredire nell’azione per il cambiamento.

«In questi anni abbiamo provato a costruire un paradigma di cambiamento che abbiamo chiamato etica – afferma il presidente di Goel, Vincenzo Linarello – risultata efficace perché abbiamo capito che in qualche modo, anche nel processo di rinnovamento che da anni inseguiamo in Calabria contro la ‘ndrangheta e le massonerie deviate per la costruzione di un’economia sociale, di una democrazia vera, era importante non solo affermare i principi ma soprattutto coniugarli con la dimensione economica. Questo per far capire che l’etica era qualcosa di sostenibile anche a livello economico, fondamentale soprattutto perché la ‘ndrangheta si legittima su questa base. Spesso i movimenti antimafia denunciano le mafie da un punto di vista morale: cattivi e buoni, legali e illegali. La ‘ndrangheta, però, non si è mai difesa dalla cattiveria: “Siamo cattivissimi, ma senza di noi l’economia del territorio non gira”. E allora, a partire da quando abbiamo capito che potevamo dimostrare che l’etica era efficace, abbiamo voluto provare che la ‘ndrangheta non è solo ingiusta e cattiva, ma anche fallimentare».

Di etica efficace si parla anche nel libro, scritto dal lei stesso con la prefazione di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, che presenterete in anteprima nazionale al ventennale. Un’opera insieme alla quale si annuncia la nascita di una vostra casa editrice, incentrata sui temi funzionali alla sua strategia.

«Il libro teorizza e propone l'etica efficace come paradigma e metodologia per il cambiamento sociale. In questi 20 anni, infatti, GOEL non ha solo agito, ma ha riflettuto, imparando dagli errori e dai successi conseguiti, sviluppando un pensiero e un approccio originale che oggi vuole condividere con il mondo. Questo manuale si rivolge agli imprenditori, ai politici, agli insegnanti, ai giornalisti, agli amministratori e ai funzionari pubblici, a chi è impegnato in cause sociali o ambientali e, in generale, a tutti coloro che non vogliono stare a guardare e intendono contribuire ai cambiamenti in atto. L’etica non può più accontentarsi di essere giusta, ma deve diventare efficace, per rimuovere i problemi e le sofferenze delle parti più deboli della società».

Tante tappe di un percorso che si sancisce attraverso quali modalità?

«Per dimostrare che le massonerie deviate sono fallimentari e che la delegittimazione più radicale che potevamo portare avanti in un territorio pieno di disillusioni e di illusioni come quello calabrese, era necessaria la concretezza dei fatti. Abbiamo, quindi, costruito delle azioni capaci di far toccare con mano che le cose che dicevamo erano possibili. Questo ha determinato il fatto che Goel non ha portato avanti solo progetti sociali; abbiamo, infatti, lavorato con i minori a rischio, con le persone migranti, con le persone affette da malattia mentale ma, accanto alla nostra attività tipicamente sociale, abbiamo per esempio messo in campo un tour operator specializzato in turismo responsabile, “I viaggi di Goel”, come anche “Goel bio”, che ha costruito un modello agricolo alternativo basato sull’etica, coinvolgendo imprenditori e imprenditrici che si erano ribellati alla ‘ndrangheta. Marchio dei prodotti agroalimentari del nostro gruppo cooperativo e di Comunità Progetto Sud, nella cui filiera etica di coltivazione biologica offre lavoro a persone svantaggiate. Questa scelta non è stata casuale perché, dentro l’idea di dimostrare che l’etica non è solo giusta ma anche efficace, quale migliore categoria di persone poteva essere presa se non quella che ha avuto il coraggio di dire no alla ‘ndrangheta, di ribellarsi. Abbiamo detto: “Se riusciamo a dimostrare che non sono solo eticamente sostenibili e vincenti, potremmo provare che fare la cosa giusta paga, conviene».

Portate anche altri esempi di come l’etica possa trovare un’applicazione molto concreta.

«Si chiama 'Locride” l’ostello della Gioventù di turismo responsabile, bene confiscato che nel 2005 ci è stato assegnato e che noi abbiamo trasformato in una delle strutture ricettive più ecologiche che esistono in Calabria. Oggi è un modello di riferimento della sostenibilità ambientale e sociale. Innovazioni, quelle che introduciamo, che contrastano pesantemente con la situazione e i problemi del territorio, ma lo facciamo apposta proprio per segnare la differenza tra un progetto di Calabria e la mancanza di un progetto di Calabria. A gennaio 2023 abbiamo ospitato 16 medici cubani giunti in Calabria per supportare il personale sanitario dell’Ospedale di Locri. Cangiari, invece, è il brand di moda etica e sociale nato dalla mission di responsabilità sociale del Consorzio che stiamo rilanciando perché con pandemia ha vissuto momenti di difficoltà. Rimane un’esperienza di riferimento all’interno della moda etica non solo in Italia ma anche a livello internazionale. Praticamente abbiamo recuperato un modo creativo di recuperare la tradizione millenaria della tessitura a mano che nasce nella Magna Grecia, quindi nostro patrimonio. Stiamo preparando per l’autunno un importantissimo rilancio».

Un lavoro, il vostro, che tocca e incide in diverse aree della regione.

«Goel opera in tre province, prevalentemente in quella di Reggio Calabria e più precisamente nella locride, nella Piana di Gioia Tauro dove abbiamo il gruppo più numeroso, ma cominciamo a incidere anche in provincia di Catanzaro e a Vibo Valentia. Accanto a tutto questo è in atto un processo federativo con Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme che sta mettendo insieme questi due gruppi e che ci porterà piano piano a essere insieme a tappeto su tutto il territorio regionale, immaginando di costruire insieme un futuro di biodiversità per la Calabria».

Sfide importanti, sino a oggi tutte vinte?

«Ritengo di si e la prova è che non solo Goel sta crescendo – sono una cinquantina le realtà che oggi ne fanno parte e che danno lavoro a 350 persone – ma parallelamente siamo riusciti a proporre le “feste della ripartenza” con quelle aziende e persone che lottano la ‘ndrangheta, conquistando una libertà assolutamente inedita in Calabria. Da circa 5 anni, infatti, non subiamo danneggiamenti seri dalla ‘ndrangheta perché ha capito che più ci colpiva più ci rafforzava. Questo è un segnale di libertà che non ha precedenti nella nostra regione».

Si può parlare di ricetta o di modello da esportare?

«Di ricette vincenti ne abbiamo tre: la prima è grande capacità di attenzione del territorio che chiamiamo “ascolto non pregiudiziale” che ci vede ascoltare tutti, buoni e cattivi, vittime e carnefici. Importante per poi passare al secondo punto di forza che non è quello di cercare di vincere ma di convincere: convincere nella duplice accezione del termine sia di convincere come processo di persuasione ma anche nell’etimologia latina del “cum vincere”, del vincere insiene. Sta scritto nel manifesto di Goel e ci ha portato a un approccio in cui il cambiamento che proponiamo cerchiamo di fare in modo che convenga a tutti, anche a quelli che apparentemente sembrano i cattivi ma che alla fine sono anche loro vittime delle organizzazioni in cui sono entrate a fare parte. Terzo punto di questa ricetta – conclude Vincenzo Linarello – è avere la capacità di essere innovativi: noi la chiamiamo “follia creativa” ed è la capacità di non utilizzare gli stessi approcci, le stesse metodologie che non hanno funzionato, ciò che non ha funzionato e non funzionerà. Sembra banale ma l’idea è quella di provare a esplorare strade nuove, avendo la forza di rischiare perché a volte dai fallimenti si impara tanto».