Non profit

Iperconnessi e sostenibili: il volto dei giovani europei

“DiSI Young – La sostenibilità digitale per i giovani" è il titolo della ricerca presentata da EY Foundation Onlus per festeggiare il decimo anniversario di attività. Un lavoro svolto con Fondazione per la Sostenibilità Digitale e presentato a Roma ieri. Lo studio indaga il ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità nella percezione dei giovani della Generazione Z (tra i 16 e i 24 anni) di alcune nazioni europee (Italia, Spagna, Polonia, Germania e Francia)

di Barbara Polidori

In un’era permeata dal web, il Digital Divide, l’arretratezza o la scarsità di risorse che permette alle persone di accedere al web, è una moderna forma di disuguaglianza. Secondo il Quinto Rapporto Auditel-Censis, gli italiani possiedono circa 48 milioni di smartphone, ma l’uso che ne fanno cambia da generazione a generazione.

Il digitale può colmare molte arretratezze socioculturali che frenano anche l’ascesa di quella che nel 2016 l’Economist definì la “Generation Uphill”, riferendosi ai nati tra il 1982 e il 2005: la generazione più brillante della storia, in salita grazie alla tecnologia che usano per comunicare, cercare informazioni e fare acquisti. Com’è possibile che una generazione iperconnessa, dipendente dalle tecnologie, sia allo stesso modo tanto sensibile all’ambiente?

L’Italia è il Paese in cui si riscontra il maggior numero di sostenibili digitali (37%), giovani che utilizzano gli strumenti digitali e che, allo stesso tempo, adottano atteggiamenti e comportamenti orientati alla sostenibilità. È da qui che parte l’analisi DiSI Young – La sostenibilità digitale per i giovani, presentata da EY Foundation Onlus e Fondazione per la Sostenibilità Digitale il 6 marzo all’Ara Pacis di Roma, in occasione dell’anniversario di 10 anni della fondazione. Lo studio DiSI Young indaga il ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità nella percezione dei giovani della Generazione Z (tra i 16 e i 24 anni) di alcune nazioni europee (Italia, Spagna, Polonia, Germania e Francia).

«Abbiamo creato una fondazione che potesse offrire ai giovani che affrontano problemi culturali, economici e familiari pari possibilità di accedere al computer e al digitale», racconta Riccardo Paternò, presidente di EY Foundation onlus. «La nostra azienda vanta tantissimi giovani, che proprio attraverso il web convogliano altri giovani da coinvolgere nelle attività della fondazione. Riteniamo che le tematiche interconnesse del digitale e della sostenibilità vadano affrontate sin dalla scuola e, proprio perché teniamo molto all’orientamento dei giovani verso il mondo del lavoro, mettiamo in campo numerose iniziative su questi temi: in EY Foundation Onlus oggi contiamo circa 4mila volontari che collaborano a sostegno di organizzazioni a impatto sociale, che lavorano per l’ambiente, a sostegno delle generazioni più giovani, realizzando progetti nelle scuole e nelle università», aggiunge Tiziana Dell’Orto, segretaria generale di EY Foundation Onlus.

Le donne italiane le più sensibili a innovazione e sostenibilità

I dati che emergono dall’indice DiSI Young, un’estensione dedicata ai giovani del Digital Sustainability Index (DiSI), misurano il livello di comprensione delle nuove generazioni italiane sul ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità.

La ricerca è stata realizzata attraverso la somministrazione di 800 interviste nel novembre 2022, con metodologia Computer Aided Interviewing – Cawi a campioni rappresentativi delle popolazioni indagate di età comprese tra i 16 e i 24 anni. In particolare le interviste, realizzate da Istituto Piepoli, coinvolgono giovani italiani, francesi, tedeschi, spagnoli e polacchi, chiedendo loro in che modo si approccino agli strumenti digitali e quale concezione abbiano della sostenibilità.

«Il nostro obiettivo più alto, partendo dai risultati, non è tanto parlare di digitale sostenibile, perché è scontato che debba esserlo. Dobbiamo capire come impattare il meno possibile sull’ambiente con il digitale, che non solo dev’essere sostenibile, ma funzionale alla sostenibilità ambientale», spiega Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.

Tra i giovani intervistati, le donne italiane sono sicuramente quelle più sensibili alla sostenibilità digitale, con il 29% di sostenibili digitali, un dato più alto sia rispetto ai connazionali maschi, sia rispetto al genere femminile degli altri Paesi oggetto di analisi. Seguono Spagna (34%), Polonia (26%), Germania (18%) e Francia (14%).

Secondo l’indagine, poi, l’Italia è in testa alla classifica delle nazioni in cui la sensibilità giovanile verso la sostenibilità digitale è più alta (37%), seguita da Spagna (34%), Polonia (26%), Germania (18%) e Francia (14%), con una quota di donne più alta che in altri Paesi. L’85% dei giovani italiani considera la tecnologia digitale uno strumento utile per migliorare la società e per il 69% è uno strumento utile alla salvaguardia dell'ambiente. Il 71% dei giovani italiani intervistati considera il cambiamento climatico uno dei principali problemi dei quali bisogna occuparsi immediatamente, in linea con Spagna (69%) e Francia (62%). Percentuali simili emergono verso il tema della lotta all’inquinamento.

La sostenibilità digitale incoraggia la transizione ecologica

Anche il tempo di fruizione del web è molto diverso da generazione in generazione ed è normale che anche la percezione dei rischi e la loro rappresentazione sia molto diversa. Per l’Istat i Millennial utilizzano regolarmente il web per l’86,1%, al 93,1% se parliamo di accademici. Mentre la Generazione Z, conosciuta anche come “generazione delle reti”, è online abitualmente al 73,6%, 86,4% se per studio. Al contrario i Baby boomers, i nati tra il 1946 e 1965, utilizzano quotidianamente Internet, al 51,9%.

Nonostante la fruizione abituale del web da parte dei giovani, il DiSI Young racconta un’Italia in cui quasi 1 intervistato italiano su 5 (16%) pensa che i social non siano un ambiente sicuro per i giovani e il 60% che il cyberbullismo sia la principale problematica derivante da una società iper-connessa.

«I giovani sono confusi, perché coscienti di quanto sia bella la tecnologia, ma la maggior parte crede anche che sia grande fonte di disuguaglianza», aggiunge Epifani, «dobbiamo pensare anche alla costruzione che stiamo facendo della sostenibilità nell’immaginario giovanile, oggi 1 giovane su 2 in Italia sostiene che l’ambiente sia una priorità presunta dalla società, a cui si possa pensare anche dopo».

«Nell’analisi DiSI Young leggiamo tracce comuni tra i vari Paesi», sostiene Massimo Antonelli, Ceo di EY in Italia e coo di EY Europe West. «Pensando alle nuove generazioni è necessario investire su educazione e inclusione, partendo da un piano di educazione digitale nazionale, come sostiene almeno il 60% dei rispondenti al DiSI Young. E anche su questo i giovani ci danno una lezione interessante: perché se da una parte si aspettano che istituzioni e aziende facciano la propria parte, dall’altra sono disposti a mettersi in gioco come non mai e a riconoscere la propria responsabilità e il proprio impatto nel costruire una società più digitalizzata e più sostenibile».

Dall’analisi emerge infatti un altro segnale allarmante, connesso all’educazione: i giovani italiani fanno più fatica ad avere accesso a informazioni sulla sostenibilità; il 27% dichiara, infatti, di conoscere poco o per nulla il concetto di sostenibilità rispetto al 32% di Germania o al 62% di Francia, tanto che, in Italia come in tutti gli altri 4 Paesi, oltre 7 intervistati su 10 si dichiarano pronti ad approfondire tale concetto.

E in tal senso, viene in soccorso il digitale: per l’85% dei rispondenti italiani, la tecnologia digitale è uno strumento utile per migliorare la società, ma anche utile per la sostenibilità economica (74%), con percentuali simili in Spagna ma leggermente inferiori negli altri Paesi. Inoltre, il 69% dei giovani italiani considera la tecnologia digitale uno strumento utile alla salvaguardia dell'ambiente.

«La sensibilità dei giovani sulla sostenibilità digitale aumenta sicuramente se sono in possesso di titoli di studio», prosegue Dell’Orto. «Un altro dato che emerge dalla ricerca è la mancanza di donne nelle materie Stem, in particolare nell’informatica, quindi il lavoro della Fondazione EY è avvicinare quanti più giovani a queste materie, lo facciamo soprattutto con una serie di workshop riguardanti la sostenibilità, perché crediamo che la consapevolezza e la competenza sia sul digitale sia sulla sostenibilità siano pillar strategici che debbano essere inseriti nell’educazione dei giovani, in modo tale che l’utilizzo corretto del digitale diventi anche per loro fonte di benessere», conclude.


Il digitale, tra rischi e opportunità

Dall’analisi si evidenzia inoltre che i giovani sono bel consapevoli delle opportunità del digitale, ma anche dei rischi: per il 52% degli italiani la tecnologia è un’opportunità sì ma con qualche rischio, mentre per il 5% degli italiani è ancora una minaccia, in linea con il punto di vista dei giovani degli altri Paesi esaminati. Il dato sale leggermente soltanto nel caso degli intervistati francesi (12%).

Per quanto riguarda i social network, la ricerca ha evidenziato come quasi un intervistato italiano su 5 (16%) pensa che i social non siano un ambiente sicuro per i giovani. Questa visione è condivisa però in misura maggiore – da circa un intervistato su tre – in Paesi come Germania (34%) e Francia (32%). Oggi i social network (Facebook, Google, TikTok, SnapChat) hanno troppo potere sui giovani, influenzando i comportamenti delle persone (per il 72% dei giovani italiani, e con percentuali più alte in Francia (82%), Spagna (80%), Polonia (75%) e leggermente più bassa in Germania (69%). Ma non sono solo i social network i servizi digitali più utilizzati, infatti, alla domanda “quali fra questi ritieni siano i servizi digitali più validi per la crescita personale di un/una giovane?” il 47% degli italiani risponde che predilige i podcast, seguito da youtube (43%), realtà di formazione online (36%), social di creazione contenuti quali TikTok, Instagram e SnapChat (31%), Forum e realtà di dialogo (31%), slittano alle ultime posizioni Twitter e Facebook (rispettivamente al 14% e 12%).

La sensibilità giovanile verso il cambiamento climatico

L’ambiente è considerato un tema centrale nei giovani di tutti i Paesi analizzati: il 71% dei giovani italiani intervistati considera il cambiamento climatico uno dei principali problemi dei quali bisogna occuparsi immediatamente. Tale dato è pressoché in linea con quelli di Spagna (69%) e Francia (62%), ma diminuisce in Polonia (56%) e Germania (42%). Oltre al cambiamento climatico, anche l’inquinamento è considerato uno dei principali problemi da affrontare per il 67% degli italiani, il 63% degli spagnoli, il 58% dei francesi, il 54% dei polacchi e il 47% dei giovani tedeschi.

«Dobbiamo imparare a comunicare coi giovani entrando nelle loro corde, educandoli su cosa sia realmente la sostenibilità», interviene in corso d’evento Laura Brambilla di Legambiente Onlus, «per esempio spiegando loro che ognuno di noi nei propri cassetti ha miniere di Rae che scegliamo di conservare, come nei telefonini vecchi che non smaltiamo».

E proprio per la salvaguardia dell’ambiente, oggi i giovani hanno stravolto i loro modelli di consumo e la cultura sulla base dei loro valori, infatti, sei intervistati su 10 concordano sull'importanza della sostenibilità ambientale nelle preferenze di acquisto in ognuno dei Paesi esaminati – eccezion fatta per i polacchi, che concordano in misura minore con l'affermazione (50%) – tuttavia non sono disposti a spendere di più. Dato simile sull’importanza della sostenibilità anche quando si viaggia, il 55% degli italiani quando viaggia preferisce scegliere una struttura green anche se costa di più.

Cosa chiedono i giovani oggi

I giovani di oggi chiedono in primis a se stessi di fare di più, ma anche ai cittadini e alla società. Infatti, nel DiSI, nonostante un giovane italiano su 3 (under 20) si dichiara costantemente connesso ai social, tuttavia, alla domanda “cosa pensi a riguardo?” il 65% risponde «bisognerebbe insegnare ad usarli proficuamente».

È importante che tutti gli attori in campo agiscano in sinergia per una società più digitale ma anche più sostenibile. Infatti, alla domanda “secondo te, di chi è la responsabilità nella scarsa adozione delle tecnologie per la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità economica e sociale?” Il 57% degli italiani risponde che la responsabilità è delle istituzioni, per il 25% è dei cittadini, per il 18% delle aziende. In particolare, un giovane italiano su quattro (25%) ritiene che sia dei cittadini la responsabilità della scarsa adozione delle tecnologie per la salvaguardia dell'ambiente e la sostenibilità economica e sociale. Tale dato cresce di almeno nove punti percentuali in ognuno degli altri Paesi considerati, fino ad arrivare al 48% registrato in Francia. In tal senso, il Paese può sicuramente dare un forte contributo: per i giovani di oggi i Paesi devono puntare sì alla crescita economica ma con un consumo equilibrato delle risorse naturali (42% degli italiani).

La foto in apertura è di Daria Nepriakhina 🇺🇦 per Unsplash

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.