Economia

Sammontana, il “barattolino” pensa al futuro

Dalla responsabilità verso ambiente e comunità all’impegno verso le nuove generazioni: questo il senso della trasformazione dell’azienda produttrice di gelati e dolci in società Benefit. VITA ha incontrato il management della famiglia Bagnoli, fondatrice e proprietaria del Gruppo interamente italiano

di Nicola Varcasia

L’azienda in questione è «italiana al cubo». Nella proprietà anzitutto, ma anche nella scelta delle materie prime, nei luoghi della produzione e nel mercato di riferimento in cui vengono distribuiti i suoi prodotti. Con questo orgoglio (che non ha nulla a che vedere con il sovranismo) l’ha raccontata il suo management, composto da vari esponenti della seconda e oggi anche terza generazione della famiglia Bagnoli che la gestisce fin dalla nascita, avvenuta oltre 70 anni fa a Empoli su iniziativa del fondatore Romeo e proseguita dal figlio Renzo, assieme a validi professionisti esterni. Con lo stesso orgoglio, Leonardo Bagnoli, l’amministratore delegato, ha annunciato che Sammontana Italia – questo il nome completo del gruppo dolciario noto per i marchi Tre Marie, Il Pasticcere e, appunto Sammontana – diventa società benefit, «incorporando nel proprio Statuto l’impegno per il raggiungimento di una finalità di beneficio comune» e per condividere in modo trasparente e continuativo l’impatto positivo della propria attività.

È una trasformazione che nelle intenzioni della proprietà intende esplicitare un modo di essere e di operare che caratterizza l’azienda fin dall’inizio. Lo ha spiegato con grande passione e un’altrettanta mole di informazioni proprio Leonardo Bagnoli (secondo, da destra, nella foto di apertura) nel corso di un evento per la stampa a cui VITA ha partecipato. Si tratta dunque di un passaggio importante nella storia evolutiva dell’azienda: «Siamo un’impresa di famiglia fondata da tre fratelli per amore verso i propri figli e, allora come oggi, il nostro obiettivo è che questo sentimento possa essere sempre la leva che ci spinge ad agire per assicurare un futuro di benessere sostenibile come beneficio comune, per i nostri figli, per le persone, per le comunità».


Nel processo che ha portato all’acquisizione dello status di società Benefit, Sammontana è stata accompagnata da Nativa, Regenerative design company che si è posta il compito di accelerare la transizione delle aziende da modelli «estrattivi» verso modelli «rigenerativi», ossia impostazioni che consentono alle aziende stesse di guardare perfino «oltre la sostenibilità» normalmente intesa e concepirsi come delle entità economiche che «producono più valore di quel che prendono». Nel concreto, questi impegni ridefiniscono gli standard con cui l’azienda opera riguardo la creazione di prodotti alimentari di qualità, il contributo alla crescita della comunità in cui opera, l’adozione di modelli di produzione e commercio responsabili e la promozione della rete con i propri partner per un’evoluzione in chiave sostenibile, il tutto per realizzare quel modello di impresa verso un’economia a zero emissioni e, appunto, rigenerativa.

I risultati in termini di impatto ambientale, sociale ed economico saranno rappresentati nel primo bilancio di sostenibilità, che l’azienda pubblicherà a breve. Nell’incontro ne sono state date varie anticipazioni: «I momenti che abbiamo sperimentato negli ultimi anni hanno fatto emergere in maniera chiara come l’obiettivo della transizione ecologica e l’impegno trasparente a favore di una maggiore sostenibilità di processi e prodotti debbano rimanere capisaldi per lo sviluppo delle imprese e per incrementare la resilienza del settore di fronte alle sfide che verranno e in questa direzione, abbiamo continuato ad impegnarci e consolidare la nostra strategia sui tre pilastri», ha commentato in proposito Carlo Felice Chizzolini, direttore industriale e ambiente di Sammontana.

L’impresa sta dunque lavorando per ridurre gli sprechi partendo dai processi interni, ad esempio con l’ottimizzazione delle scorte in magazzino e la «gestione circolare degli sfridi di produzione» riutilizzando, ad esempio, il 90% delle rimanenze di pasticceria e recuperando 140 tonnellate di impasti, grazie a una rivisitazione delle ricette.

Un secondo punto riguarda la sostenibilità crescente della filiera che, in collaborazione con i principali partner, ha portato alla creazione di un Codice di condotta per la catena di fornitura la cui applicazione viene monitorata attraverso un’attività ispettiva periodica. Nel 2022, inoltre, Sammontana ha ottenuto la certificazione Iscc Plus per la farina utilizzata nella realizzazione dei prodotti di pasticceria appartenente a una filiera del grano sostenibile. Un terzo aspetto affronta il tema della riduzione della CO2 e gli interventi di efficientamento energetico, con iniziative per la riduzione dell’impronta carbonica generata dalle proprie attività, come l’utilizzo di impianti di tri-generazione negli stabilimenti di Vinci e Verona, l’acquisto di energia elettrica rinnovabile a garanzia di origine (7GwH nel 2022) e la riduzione degli sprechi. Grazie a questi interventi, Sammontana Italia ha ridotto le emissioni di CO2 eq di circa il 10% tra il 2021 e il 2022.

A proposito di collaborazione con i propri partner, prosegue l’adesione di Sammontana al progetto Lidi Green, avviato nel 2018. L’iniziativa sensibilizza sull’importanza del consumo consapevole di gelato a impatto ambientale compensato e tocca oggi oltre 200 lidi in tutta Italia selezionati sulla base di un questionario che valuta le performance di sostenibilità dei partner, tra cui anche gli impatti sociali. Nel 2022, il progetto si è arricchito di nuovo valore grazie alla collaborazione con Revet, attraverso cui sono stati progettati dei kit di arredi da bar realizzati con plastica riciclata, da post consumo domestico, proveniente da 200 comuni toscani.

Ultimo ma non ultimo, il contributo alle nuove generazioni: Sammontana è diventata socio fondatore di Ico hub, incubatore di start-up nato dall’associazione Cleo per supportare la crescita in chiave innovativa del territorio toscano. Ma le iniziative di collaborazione con la comunità e il territorio non si esauriscono a questo. VITA continuerà a parlarne, così come dell'interessante fenomeno delle società Benefit.

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