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Riforme e sport sociale, semplicità cercasi

Per Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, le regole in arrivo «siano un'opportunità che gli organismi territoriali sappiano cogliere»

di Redazione

La riforma del Terzo Settore come testo guida che sia in grado di accompagnare il testo della riforma dello sport di base, attesa ad un importante passaggio normativo il prossimo primo luglio. La consapevolezza che i due settori sono più che legati e che il coordinamento tra le due riforme è una necessità prima che un'opportunità: la maggioranza delle associazioni sportive dilettantesche infatti ha scelto la forma dell'associazione di promozione sociale, e quindi oltre centomila realtà sono quindi potenzialmente in grado di diventare soggetti del terzo settore. Sono questi alcuni dei temi di cui si è discusso questa mattina a Roma a “Riforma dello Sport e del Terzo settore: novità e criticità alla vigilia dell’entrata in vigore del D.lgs. 36/2021", incontro organizzato al CONI. Una contiguità, quella del terzo settore con lo sport dilettantistico, certificata anche dallo stesso testo del codice, che in una delle sue 26 attività di interesse generale, previste dall'articolo 5, colloca l'organizzazione di attività sportive a valore sociale.

Sostenibilità e inclusione

Quindi l'incontro? Nasce dalla necessità di far sì le norme del nuovo regolamento siano più possibili chiare, riducendo al massimo l'oscurità, sostenibili (che accompagnino cioè il cambiamento di questo mondo) e che perseguano l'obiettivo di fare di questi strumenti della vita del paese un elemento che migliori il benessere delle persone, l'inclusione dei soggetti più fragili e che sia generatore di valore comune.

Lavoro e semplificazione

Dunque, la riforma dello sport. Che sarà prima di tutto una riforma del lavoro sportivo, che andrà a toccare da vicino le associazioni sportive che diventeranno veri e propri datori di lavoro, potendo assumere. Uno dei nodi centrale è la burocrazia con la quale le realtà associative dovranno fare i conti quotidianamente e che spesso rappresenta un ostacolo per le attività. La semplificazione è importante, anche alla luce del fatto che chi lavora nel campo dello sport, del sociale e della promozione sportiva sono volontari, che ci credono e hanno passione. Un tema, quello dello sport di base, «che interessa almeno 14 milioni di italiani» sottolinea in apertura Giovanni Malagò, presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, ribandendo l'importanza delle società sportive dilettantistiche e delle associazioni sportive dilettantistiche. «Senza di loro non usciamo di casa, non ci iscriviamo a nessuna gara». Ad entrare nel dettaglio di quella si propone come una nuova governance dello sport, declinata secondo i principi di semplificazione e chiarezza, è Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico.


«Tante associazioni e società sportive dilettantistiche – spiega – hanno scelto di essere "aps" perché svolgono un'attività che ha un'utilità sociale, con finalità che rientrano a pieno titolo e diritto nel terzo settore». Per Pancalli «la riforma dello sport, nel suo incrocio con la riforma del terzo settore» fa appello alla «chiarezza» soprattutto su aspetti «giuslavoristici e di natura fiscale».

Un terzo del no profit italiano

Tiziano Pesce, in rappresentanza del Forum del Terzo Settore, rimarca la necessità di porre sotto attenzione «il tema del lavoro sportivo, le giuste tutele dell'associazionismo sportivo, la previdenza». Per Pesce l'associazionismo sportivo, «oltre 100 mila organizzazioni, un terzo del no profit italiano», si interroga sulle prossime scadenze in vista del prossimo primo luglio. «Una riforma epocale».

La foto in apertura è di leah hetteberg su Unsplash. Le altre immagini sono di Alessio Nisi

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