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Brunelli: «Afghanistan, l’emergenza cronica di un Paese distrutto»
20 milioni di persone vivono nell’insicurezza alimentare e quasi 7 milioni sono sull'orlo della fame. Si stima che un milione di bambini morirà entro il 2022 se non riceverà cure immediate. Quella afghana è una delle crisi più longeve della storia. I talebani al governo, il terremoto, la crisi alimentare, la siccità. «è un Paese che vive nell’emergenza ed è totalmente isolato», dice Matteo Brunelli, vice direttore Regione Afghanistan per l’organizzazione umanitaria Intersos
di Anna Spena
È trascorso poco meno di un anno da quando i talebani sono arrivati a Kabul, ma nelle aree remote e periferiche del Paese non avevano mai smesso di governare. La capitale, o la vita nella capitale, non era lo specchio della situazione reale dell'Afghanistan. Una crisi c'era già prima dello scorso 15 agosto, con 20 milioni di persone che affrontavano livelli acuti di insicurezza alimentare e quasi 7 milioni sull'orlo della fame. I bambini sono particolarmente vulnerabili e sono tra coloro che ne risentono maggiormente. Quest’anno si prevede che 3,2 milioni di bambini soffrano di malnutrizione acuta e si stima che un milione di loro morirà se non riceverà cure immediate. Il conflitto, l'arrivo ufficiale dei talebani al potere, hanno aumentato la crisi, il terremoto dello scorso 21 giugno, che ha colpito i distretti di Gayan e Barmal, nella provincia di Paktika, è stato forse il colpo di grazia.
«La stima dei morti è di circa 770 persone, almeno 150 sono minori. 1500 i feriti, tra cui 600 bambini», dice Matteo Brunelli, vice direttore Regione Afghanistan, per l’organizzazione umanitaria Intersos che ora si trova nel Paese. L’organizzazione è presente nelle province di Kabul, Kandahar e Zabul. Intersos in coordinamento con l'Organizzazione Mondiale della Sanità e con le autorità nazionali e locali è pronta ad inviare sul campo due chirurghi, un anestesista e due infermieri per fornire cure traumatologiche di emergenza.
«Prima del terremoto», dice Brunelli, «già 24,4 milioni di persone, più della metà della popolazione totale, avevano bisogno di assistenza umanitaria». I bisogni sono incalcolabili: «Oltre al terremoto», spiega Brunelli, «la zona, negli scorsi giorni, è stata colpita da violenti temporali che hanno reso ancora più complicata la risposta. C’è bisogno di strutture abitative temporanee, di accesso all’acqua potabile. In queste condizioni il rischio di epidemie di colera è particolarmente elevato».
Intersos chiede che vengano erogati urgentemente finanziamenti internazionali per consentire alla comunità umanitaria di aumentare rapidamente la sua risposta. «Dei 4.4 miliardi di dollari necessari per soddisfare i bisogni della popolazione», spiega Brunelli, «sono stati finanziati solo 2,2 miliardi di dollari. È una cifra comunque alta, una buona risposta rispetto ad altre crisi, ma ancora insufficiente per l’Afghanistan».
I prezzi sono aumentati del 40% dallo scorso agosto, la moneta ha drasticamente perso valore rispetto al dollaro. «Deve essere affrontata con urgenza la crisi di liquidità per consentire alle persone di rimettersi in piedi. A volte impieghiamo sei mesi per importare medicinali e questo impatta sulla capacità di garantire aiuto complessivo. L’Afghanistan è un Paese isolato, con lo spazio aereo chiuso, e con trafile burocratiche complesse. È stato escluso dai sistemi bancari e i fondi della banca centrale afghana sono congelati all’estero. L’assistenza umanitaria non può sostituire un'economia funzionante. Le organizzazioni provano a far fronte ai bisogni, ma non basta».
Per sbloccare una serie di meccanismi e togliere il Paese da questo isolamento che ha ripercussioni drammatiche bisogna dialogare anche con il governo talebano. «Bisogna facilitare l’intervento umanitario non solo per quanto concerne le emergenze, ma anche per altri eventuali programmi a più ampio respiro e a medio, lungo termine».
Credit Foto Alessio Romenzi per Intersos
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